Richard Wright: otto storie di razzismo

Otto storie di otto uomini, neri in una società che i neri non accetta, scritti da Richard Wright, diventato celebre con il romanzo breve Ragazzo negro, Black Boy, escono ora in italiano, tradotti da Emanuele Giammarco.

Tra le storie di ‘ordinario’ razzismo c’è quella di Richard, che passa da un lavoro all’altro con l’enorme indifferenza che i neri hanno rispetto alla loro vita, quando anche i sogni gli sembrano impossibili, e poi quella de L’uomo che andò a Chicago, racconto nel quale l’autore affronta esplicitamente la questione razziale e lo fa con un punto di vista di straordinaria complessità. ”La separazione tra bianchi e neri – scrive Wright – per me era un fatto assodato; era l’effetto che faceva sul carattere delle persone a provocarmi costernazione e scoraggiamento. Non sentivo di costituire una minaccia per nessuno eppure appena diventato abbastanza grande da poter pensare, avevo imparato che il mio carattere, le mie aspirazioni, erano state già svalutate da tempo”. E poi: ”Con il tempo cominciai a forgiare nei recessi della mia mente un meccanismo che reprimesse tutti i sogni e i desideri che le strade di Chicago, i giornali, i film evocavano in me”.

Sebbene lo sfondo del libro sia quello dell”America delle leggi razziali, Wright non sembra interessato alle leggi, quanto la purezza dei rapporti umani: ragazzi adolescenti che cercano la loro strada anche con la forza e l’incoscienza, uomini che sono disposti anche a vestirsi da donna per trovare un lavoro, e poi uomini prigionieri dell’alcol e delle proprie ombre, uomini condizionati dalle loro idee, santoni, contadini, marinai.

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