Da Medea a Maria: riflessioni sul Christus Patiens al Sacro Monte
Si è svolta ieri sera la conferenza Da Medea a Maria nell’ambito della decima edizione del Festival di teatro Tra Sacro e Sacro Monte diretto dal regista teatrale Andrea Chiodi. Ospiti per l’occasione l’attrice Elisabetta Pozzi, reduce dal successo della Lisistrata al Teatro Greco di Siracusa e il Professore di Letteratura greca all’Università di Trento Giorgio Ieranò, autore della traduzione del testo del Christus Patiens, la sacra rappresentazione di San Gregorio di Nazianzo, messa in scena giovedì scorso, sempre nella meravigliosa cornice del Sacro Monte.
La conferenza ha riscosso grande successo: lo spazio riservato agli spettatori era completamente gremito; calorosi e molto prolungati sono stati inoltre gli applausi a fine serata.
Profondamente entusiasta la risposta del pubblico all’interpretazione di Elisabetta Pozzi. La lettura intensissima e vibrantissima di un volto notissimo del teatro, estero e italiano (ha vinto quattro premi Ubu, il premio Eleonora Duse e il David di Donatello come miglior attrice non protagonista nel 1992 per il film Maledetto il giorno che ti ho incontrato di Carlo Verdone) ha reso perfettamente giustizia ai versi delle tragedie greche e a quelli del Christus Patiens.
La figura del Nazianzeno e l’opera sono state introdotte dagli approfondimenti storico-filologici del Professor Ieranò in dialogo con gli altri due protagonisti della serata: Elisabetta Pozzi e Andrea Chiodi, Direttore del Festival nonché regista della messa in scena del Christus Patiens di giovedì scorso.
Nel ritratto di San Gregorio, che il Professor Ieranò ha restituito al pubblico ieri sera, è emersa una figura di santo inquieta e tormentata; il ritratto è diventato occasione per la lettura di una sua poesia: non solo fine teologo dunque, ma anche poeta. I versi di San Gregorio, questo il pensiero dei tre protagonisti, sembrano un antecedente delle riflessioni di Sant’Agostino, di Petrarca e anche, sottolinea Chiodi, un po’ del drammaturgo contemporaneo Giovanni Testori.
Uomo coltissimo San Gregorio, scrisse il Christus Patiens come ideale risposta all’imperatore Giuliano l’Apostata: al divieto ai cristiani di insegnare la cultura classica, San Gregorio rispose con quest’opera in cui sono evidenti i modelli della tragedia greca che conosceva perfettamente. È soprattutto nella figura di Maria che ciò diventa evidente; nella descrizione della purezza della Madonna riecheggiano infatti le parole di Clitemnestra (e qui si può comprendere perfettamente la perplessità del Cardinal Bellarmino di attribuire l’opera ad un Padre della Chiesa come San Gregorio): «Io sono rimasta pura, non conosco i discorsi melliflui degli uomini». Nell’invettiva pronunciata dalla Madonna contro Giuda, si avverte poi una durezza disarmante del tutto inaspettata; questo perché il modello è l’invettiva di Medea abbandonata da Giasone nella Medea di Euripide.
Una serata, quella di ieri, sicuramente davvero molto intensa e ricca di spunti di riflessione conclusasi con un pensiero di Andrea Chiodi: San Gregorio, attraverso la ripresa dei modelli classici, sembra voler comunicare al pubblico che nessuno al mondo può essere felice senza attraversare la “Passione”.
Francesca Rossetti