Al Longlake la poesia di Margherita Coldesina
“Un vento nuovo nella poesia ticinese; una poesia disinibita, lontana dall’accademismo e dalle forme ricevute”. È con queste parole che Gilberto Isella presenta al pubblico del Longlake Margherita Coldesina e la sua produzione poetica, di cui il pubblico ha potuto gustare alcuni estratti letti dalla bella voce della stessa poetessa.
Margherita, secondo Isella, ha preso una “via sua”; dire che è lontana dall’accademismo, tuttavia, non significa dire che lo stile delle sue poesia sia consegnato al caso: le poesie di Margherita, anzi, sono molto curate nella forma. Giochi di parole e invenzioni di immagini nuove inseriscono inoltre la sua produzione poetica nell’orizzonte della poesia europea e delle attuali tendenze.
Ma, avverte Isella, “quello di Margherita è un gioco serio”. C’è infatti un’amarezza che lavora nei precordi del testo poetico, di cui forse l’immagine più lampante è quel “male alle ossa”, di cui la poetessa parla spesso. “Le ossa sono una metafora della profondità ma sono anche ciò che strutturalmente tiene il tutto unito”, spiega Isella. Una profondità che sa esprimersi anche con la brevitas del taglio aforistico. “Rispetto al taglio narrativo delle sue altre poesie, gli aforismi di Margherita conducono a esiti linguistici diversi ma altrettanto suggestivi”. Ne è un esempio:
Senza tetto, ma se hai il cielo?
Ogni parola di Margherita è un invito: “affidati alla parola; anche se dura, non ottimistica è quella che ti salverà”. Così spesso la sua poesia è resistenza, un non voler cedere alla disperazione, “recinzione”, “argine”. Come quando ci parla della guerra, ma una guerra interiorizzata, oppure della disperazione stessa, che la poetessa scandisce: non si parla di persona “disperata”, ma “disper-rata”. “È una cesura, quella di questa parola, che toglie la censura. C’è un lapsus, uno scatto dell’inconscio che ci difende. La seconda parte della parola, rata, allude infatti al raptus, alla fuga veloce. La fuga dalla disperazione. Così Margherita mette del sorprendente in ciò che è famigliare, l’heimlich, direbbe Freud, nell’unheimlich. La legge della contraddizione non esiste in poesia”.
Ma siccome siamo di fronte anche ad una poesia che riproduce anche la ricerca di identità, il momento forse più toccante è quando Margherita affida alla parola poetica anche i propri sogni, come quello di avere prima o poi un bambino. E i versi con cui lo dice commuovono profondamente il pubblico ed esprimono con una rara delicatezza il senso di essere madre: “Olivia, ti regalo la mia data di nascita, mi sposto io”.
Laura Quadri