Arezzo, una Toscana che non ti aspetti

Veduta di Piazza Grande, la più famosa piazza di Arezzo.

Giovedì

Chiesa di San Michele.

Sì, non mi piace viaggiare in periodi troppo affollati, il clou penso lo si raggiungerà subito dopo Natale, ma già giovedì ho trovato ressa alla Centrale di Milano. E ho anche avuto un piccolo lapsus ferroviario, per fortuna senza gravi conseguenze. Dovevo prendere un treno per Firenze alle 9.10 e non sapevo che ce n’era uno prima alle 9 che è partito per Napoli con dieci minuti di ritardo. Anche il mio aveva la stessa destinazione. Nella confusione sono salita per scoprire che non avevo il posto e che non ci sarebbe stata una fermata a Firenze e neppure a Bologna. Avrei dovuto arrivare a Roma per poi tornare indietro? No, ogni tanto la fortuna aiuta i distratti, infatti, in via eccezionale ha fatto tappa a Rogoredo dove gli sbadati si sono tutti ritrovati (ero in smarrita compagnia) per prendere il treno giusto che è arrivato appena partito quello “sbagliato”. Dei diversivi ogni tanto ci vogliono.

Comunque non è che adesso mi sono messa a seguire la scia fiorentina delle masse turistiche. Giunta a Santa Maria Novella ho preso un regionale, semideserto per Arezzo. Nella stazione aretina, già che c’ero, ho comprato il biglietto di ritorno per Milano: «c’è un diretto, ma è lento. Parte alle 7.32 e arriva alle 12.15». Non ho fatto una piega: «Va bene questo». «Se la sente di fare tutte quelle ore senza scendere?», mi fa l’addetta ai biglietti. E io sorridevo tra me e volevo risponderle: «Guardi che ho fatto la Transiberiana senza tappe…». Una così sarebbe morta al mio posto. Non si vive di sole Frecce…

Arezzo l’ho ritrovata sonnacchiosa e piovosa, pochissima gente in giro. Per me vuol dire soprattutto Piero della Francesca, ma me lo riservo per il giorno dopo, intanto percorro tutta la via maestra, Corso Italia con i suoi storici palazzi, San Michele e la straordinaria architettura della Pieve di S. Maria con le arcate, le fila di loggette, la torre. All’interno, al posto del polittico di Lorenzetti in restauro, hanno messo una riproduzione fotografica! Alla fine della strada, sulla collina, si staglia il Duomo ma gli elementi più originali, in tanto neogotico, sono dentro, tra cui La Maddalena di Piero.

Ambiente della Casa Museo di Ivan Bruschi.

Intanto, dall’ultima volta che ci sono stata, è spuntato un nuovo museo, nella casa del collezionista e fondatore della famosa Fiera Antiquaria, Ivan Bruschi, su tre piani c’è un po’ di tutto con bizzarri accostamenti, dai lapidari a vetrinette che contengono oggetti di ogni tipo, reperti preistorici, vetri, alabastri, avori, gioielli, manufatti etnici, africani, orientali, precolombiani, oreficeria sacra, cofanetti, pugnali, piatti; poi mobili e quadri, ambienti, dal salotto alla biblioteca, allo studiolo. All’ultimo piano è allestita una di quelle esposizioni “da stanza”, attorno alla fantasiosa immaginazione del “Doganiere” e alle trasformazioni della sua Incantatrice di serpenti, Alberto Savinio, Gino Severini e René Magritte. È ormai scesa la sera e dalle terrazze della casa ho una vista altrettanto magica della Pieve con la sua sfilata di colonnine stagliate sulla facciata, il gioco di luci e ombre restituisce un naturale e oltremodo suggestivo effetto scenografico.

Ora la via si è animata per lo struscio serale tra luminarie e mercatini natalizi. E devo dire che la zona pedonale di Arezzo è veramente ampia. Bene, un buon punto a favore.

 

Venerdì

Brutta sorpresa al Museo Statale di Arte Medievale e Moderna, un cartello indica sul portone degli orari davvero assurdi, Arezzo non è poi un borgo di campagna anche se non è Firenze: aperto il martedì mattina e pomeriggio, mercoledì solo la mattina, il secondo e quarto sabato del mese (al mattino) e la prima domenica del mese (al pomeriggio)! Per me niente da fare dunque. Martedì lascerò Arezzo. Chiedo spiegazioni ad una funzionaria che sta uscendo dal portone e mi dice che il personale quando va in pensione non viene più sostituito, quelli che restano devono occuparsi, a turno, anche di San Francesco e del Museo archeologico. Insomma i turisti aumentano e gli orari si riducono. Inutile che Franceschini, il ministro italiano preposto, affermi che desidera convogliare visitatori anche nei luoghi meno frequentati, perché non esistono solo gli Uffizi (v. rubrica della scorsa settimana).

La leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca, particolare.

Mi consolo certamente con la chiesa di San Francesco (a pagamento: 15 euro, inclusi Casa Vasari e Museo Archeologico), al suo interno splendidi affreschi, compresi quelli di Piero della Francesca. La leggenda della Vera Croce (restaurata di recente) è la Sistina di Arezzo, ma oggi non c’è nessuno! La sorvegliante spiega che la scorsa settimana c’era gente, che vengono anche le scolaresche, difficile capire le logiche degli afflussi. Transenne e obbligo di prenotazione rivelano che è un luogo molto visitato. Io intanto mi godo il giro in solitaria, nessuno fa storie anche se non ho alcuna prenotazione.

Sotto la chiesa, nell’anno del Turismo lento, è stata allestita una esposizione di fotografie che ritraggono immagini antiche e moderne di Arezzo e del suo territorio.

Ogni edificio religioso ha un presepe in questo periodo, ma particolarmente articolato è quello della Chiesa di Badia, meccanico e con proiezioni digitali che offrono scenari dall’alba al tramonto, temporale (con pioggia vera), nevicata, scorci lunari, con accompagnamento di registrazioni musicali, Beethoven, Vivaldi, il classico Astro del ciel, per terminare con l’Ave Maria. Il sacro si adegua ai tempi. Qui si trova anche un altare del Vasari.

Riproduzione della Chimera.

Faccio una sosta alla Buca di San Francesco, ambientazione storica, cibo genuinamente aretino, prezzi piuttosto popolari, e mi riservo per il pomeriggio il Museo Archeologico (per le problematiche già citate, in certi giorni ci si deve recare ad orari fissi: 9.30 o 11.30; 15 o 17; qui l’hanno risolta così, meglio che chiudere del tutto. Comunque al venerdì l’apertura è continuata dalle 14). Sorge vicino ai resti dell’anfiteatro e ha pregiati reperti frutto delle scoperte, degli scavi e del collezionismo, quest’ultimo a valenza tematica genera però un’esposizione un po’ confusa a livello cronologico. Tra pregiate ceramiche, statuette, monili, vetri, vasi rossi e neri… troviamo anche in riproduzione quella Chimera che è simbolo cittadino per gli Aretini, eroismo, sconfitta del mostro, trionfo del coraggio, e che Firenze non vuol mollare da quando ce l’ha portata Cosimo de’ Medici. L’auspicato ritorno resta veramente una chimera… Per i più piccoli accompagna la visita un gatto con i pannelli che trasformano in un gioco il percorso museale.

 

Sabato

S. Maria in Gradi, terracotta di Andrea della Robbia sopra un presepe.

Un’amica voleva andare a Montepulciano o Montalcino che non ha mai visto. Lunedì andremo a Cortona, dato che lasceremo la Toscana martedì, resta solo domenica per un altro borgo: «ah, la domenica, le dico subito, è una tragedia muoversi con l’autobus» mi dicono alla biglietteria. Da Arezzo ne partono pochissimi e solo il pomeriggio, con giornate così corte in questo periodo non vale la pena. Un’altra constatazione negativa nell’anno dichiarato in Italia del “Turismo lento”. Ma che mi meraviglio a fare? In questo Paese si va avanti a forza di paradossi.

La mattina visito la chiesa di Santa Maria in Gradi, arrivo proprio mentre sta aprendo, all’interno, sopra il presepe c’è una bellissima Madonna del soccorso, terracotta di Andrea della Robbia. Scendo una scaletta buia e, attraverso una grata, posso ammirare la cripta medievale, resto dell’edificio sul quale è stato costruito quello cinquecentesco. C’è acqua sul pavimento, deve piovere dal tetto ligneo… Evito commenti.

Proseguo nel mio itinerario per visitare la Casa del Vasari che ha lasciato tracce ovunque in Italia, ma qui c’è l’abitazione in cui sporadicamente soggiornava. Si può ammirare il piano nobile con gli ambienti affrescati e la quadreria con opere dello stesso Vasari e di artisti coevi. Fuori piove a dirotto e me la prendo con assoluta calma. Sono l’unica visitatrice e non è una novità. Camera della fama e delle Arti, Camera di Apollo e delle Muse, Cucina, Corridoio di Cerere, Camera di Abramo, Sala del Trionfo della Virtù.

Casa Vasari, Allegoria della Virtù che schiaccia l’Invidia e tira per i capelli la Fortuna.

Arrivo a San Domenico che contiene un crocefisso di Cimabue, sulla via del ritorno attraverso il prato assiepato di casette natalizie, passo davanti alla Fortezza Medicea.

Scendendo, m’imbatto nel MUMEC – Museo dei Mezzi di comunicazione, che esiste dal 2005 grazie al collezionista aretino Fausto Casi. Piccolo ma ben articolato nelle sue vetrine e piani che ci conducono attraverso la preistoria e la storia della riproduzione visiva e sonora, cinema e musica e la comunicazione a distanza, i meccanismi di scrittura e calcolo fino ad arrivare ai modelli “primitivi” di televisioni, computer, cellulari. In previsione c’è il progetto di un ampliamento per accogliere anche sperimentazioni didattiche e un centro documentazione. Come omaggio all’anno di Leonardo, fino al 15 gennaio è visibile una contenuta ma significativa mostra temporanea sulle ricerche, i lavori, gli strumenti scientifici del genio toscano.

Raggiungo finalmente il cuore pulsante di Arezzo Piazza Grande dove si svolge la famosa Giostra, il luogo più affollato e la cui fisionomia è sfigurata dai mercatini del periodo. M’infilo nel palazzo della Fraternita dei Laici trasformata in un museo. Nella torre campanaria si trova il meccanismo di un rarissimo orologio astronomico. Ambienti ricchi di quadri, alcuni con soffitti lignei o affrescati di notevole bellezza. Quando delle signore rinunciano alla visita per i 5 euro del biglietto, penso ad una statistica secondo cui più della metà degli italiani non ha mai visitato un museo in vita sua.

Cala la sera e l’animazione cresce per le strade principali di Arezzo, si fa fatica a farsi strada tra la folla, sulle facciate di Piazza Grande giochi di colori, luci, stelle. Ha smesso di piovere e non fa particolarmente freddo. I locali, pizzerie e bar sono presi d’assalto, finito lo shopping pre-natalizio. Domenica alla fine abbiamo deciso di fare una incursione ad Orvieto e lunedì a Cortona. Ve le racconterò la prossima settimana. Buon Natale!

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