PiazzaParola: è la volta delle scrittrici svizzere e delle editrici
In questo quarto giorno PiazzaParola ha aperto lo sguardo alle scrittrici svizzere e sono l’argoviese Noëmi Lerch e la vallesana Noëlle Revaz. La prima, vincitrice del Premio Schiller Terranova 2017, si è esibita in una splendida ed emozionante perfomance con la violoncellista Sara Käser. L’atmosfera era così magicamente raccolta che chi era presenta nella hall del LAC deve aver pensato a qualcosa del tipo “Che cosa c’è di più bello di un sabato mattino passato tra parole e musica con splendida vista sul lago?”. Una formula questa che si è differenziata da quella delle tre serate concentrate su scambi e dialoghi tra scrittrici e moderatori portando un po’ di quell’atmosfera letteraria più informale ma molto profonda che per un attimo ci ha fatto credere di essere a Zurigo o a Berlino. Noëmi Lerch ha letto alcuni estratti dal suo libro “La contadina” sia in tedesco sia in italiano. Una performance straordinaria che è riuscita a portare il pubblico al cuore e soprattutto alle atmosfere della narrazione che, a prima vista, poteva sembrare allontanarsi dai temi ispirati negli scorsi giorni dal romanzo flaubertiano Madame Bovary, in realtà li abbiamo ritrovati. Ad ad esempio in questo attacco del prologo che apre il libro di Noëmi Lerch “Quando la contadina disse che voleva fare la contadina le risposero che è contro la legge, che la contadina esiste solo come moglie del contadino”.
Nel pomeriggio lo sguardo letterario sulla Svizzera e in particolare il gioco delle lingue ha preso forma nel dialogo in italiano e in francese tra la voce radiofonica di Rete Due Anna Pianezzola e la vincitrice del Premio Svizzero di letteratura 2015 Noëlle Revaz. Con lei, e non è un caso, si è tornati al contesto contadino che questa volta è servito a a definire la relazione violenta tra il contadino e sua moglie. Anna Pianezzola è riuscita a presentare al pubblico questa raffinata e al tempo stesso audace scrittrice che ha conquistato critica e pubblico con il suo romanzo d’esordio “Cuore di Bestia” ma ha a poi contininuato a pubblicare e a ricevere diversi altri premi importanti. In italiano, per Keller editore, è uscito anche “Tanti cari saluti”. A colpire è la lingua della Revaz, lei stessa dice di avere cercato a lungo un suo linguaggio, un modo di esprimersi nella scrittura totalmente personale e in “Cuore di bestia” ci è perfettamente riuscita.
Donne che leggono, che scrivono e pubblicano libri questo è il leitmotiv della manifestazione letteraria ispirata a Madame Bovary. E alle 17.30 è stata la volta di due straordinarie editrici italiane che della loro passione, mista a un sano pizzico di follia e di incoscenza, hanno fondato una casa editrice “Le donne sono pericolose per loro stesse, ancor di più se fanno le editrici”. Si tratta di Emilia Lodigiani, fondatrice di Iperborea nel 1987, e la slavista Daniela Di Sora, fondatrice di Voland nel 1995, moderate da Rossana Maspero, voce di Rete Uno e conduttrice della trasmissione Libriintasca. Iperborea e Voland sono due case editrici indipendenti importanti fondate in tempi in cui fare libri era più semplice ed era una questione di “alto artigianato”. Nel caso di Emilia Lodigiani tutto è iniziato a Parigi dove entra in contatto con alcune voci della letteratura nordica “Quando, una volta tornata in Italia, ho scoperto che questi autori nei quali avevo trovato tutto ciò che amavo e che rappresentavano per me una miniera in senso umano e letterario non erano tradotti, ho pensato che dovevo fare qualcosa per farli conoscere”. Daniela Di Sora racconta invece come tutto sia iniziato con il suo amore per la lingua russa e le letterature dell’est “in me ha iniziato a germogliare la follia. È ingannevolmente semplice fondare una casa editrice. Il problema è stare qui a raccontarlo 24 anni dopo”.
Dunque, commenta Rossana Maspero, per rimanere sul mercato e fare bene nel lungo termine ci vogliono passione e follia ma anche gusto e fiuto per i libri . E poi ci vuole coraggio “Quando chiesi di acquistare i diritti per il primo libro Amélie Nothomb che volevo tradurre , era il 95′, la casa editrice fu molto contenta ma mi disse anche che avrei dovuto prendere altri 4 titoli per una cifra equivalente di 10 milioni di lire. Era più di quel che avevo investito per fondare Voland. Ci ho pensato un attimo e poi li ho presi tutti”.
Un altro punto importante che è stato toccato è quello della fedeltà degli scrittori. Spesso gli editori indipendenti fanno da scouting, poi quando un autore raggiunge la notorietà facilmente transita verso altri più prosperosi lidi. Non è sempre così per fortuna, dicono Emilia Lodigiani e Daniela Di Sora che fa l’esempio di Amélie Nothomb “Ai giornalisti e agli altri editori dice ‘ora siete tutti bravi a cercarmi, dovevate essere bravi 24 anni fa come lo è stata Daniela Di Sora”.
Per la fondatrice di Iperborea è anche una questione di mentalitá e di cultura “gli scrittori nord europei, gli svedesi in particolare, hanno un grande senso di fedeltà e ce lo hanno sempre dimostrato”.
E se i grandi editori, gli editori mainstream fanno il botto con i bestseller, le case editrici indipendenti come Iperborea e Voland puntano sui longseller e investono sull’autore non su un singolo libro.
Bello è stato in conclusione il pensiero della fondatrice di Voland “le nostre esperienze sono qui a dire che si può provare a capirsi, ad aprirsi e non a chiudersi dentro le proprie frontiere: la letteratura è uno sguardo altrove. Mi piacerebbe che la gente comprendesse la bellezza letteraria dei Balcani”.
Al quale Emiliana Lodigiani aggiunge “abbiamo un amore per l’Europa e con il nostro lavoro favoriamo lo scambio tra nord e sud”.
Natascha Fioretti