Deroga sui vaccini: dopo il sì americano, la Svizzera deve svegliarsi
In una svolta storica, gli Stati Uniti di Joe Biden hanno deciso ieri sera [5 maggio 2021, n.d.r.] di sostenere la proposta di deroga ai diritti di proprietà intellettuale per accelerare la produzione di vaccini contro il Covid-19. L’Unione Europea ha detto che prenderà la proposta in considerazione. La Svizzera sembra mantenere la sua opposizione.
“Sleepy Joe” ha colpito ancora. Prendendo tutti di sorpresa, l’amministrazione Biden-Harris ha annunciato ieri il sostegno alla sospensione dei diritti di proprietà intellettuale per i vaccini contro il Covid-19. Negoziati a tal fine sono in corso presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), ma finora gli Stati Uniti si erano opposti, così come l’Unione Europea, la Svizzera e i principali Paesi industrializzati. La proposta è stata lanciata da India e Sudafrica l’anno scorso e ha ricevuto il sostegno di circa 100 Paesi. Essa mira a facilitare e accelerare la produzione di vaccini e a renderli più accessibili ai Paesi poveri.
In una dichiarazione inviata ai media questa mattina [6 maggio 2021, n.d.r.], la rappresentante per il commercio degli Stati Uniti, Katherine Tai, ha giustificato la svolta di 180 gradi: «Questa è una crisi sanitaria globale, e le circostanze straordinarie della pandemia di Covid-19 richiedono misure straordinarie. L’amministrazione crede fermamente nei diritti di proprietà intellettuale, ma, nell’interesse di porre fine a questa pandemia, sosteniamo la rinuncia a questi diritti per i vaccini Covid-19. Parteciperemo attivamente ai negoziati dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) necessari per raggiungere questo obiettivo. Questi negoziati richiederanno tempo, data la natura consensuale di questa istituzione e la complessità delle questioni in gioco».
La rappresentante ha aggiunto che l’obiettivo dell’amministrazione è quello di fornire il maggior numero possibile di vaccini sicuri ed efficaci al maggior numero di persone, il più rapidamente possibile. Mentre la fornitura di vaccini per il popolo americano è assicurata, l’amministrazione afferma che continuerà a intensificare i suoi sforzi – in collaborazione con il settore privato e tutti i partner possibili – per espandere la produzione e la distribuzione di vaccini. L’amministrazione lavorerà anche per aumentare le materie prime necessarie per produrre questi vaccini.
La Svizzera rischia di essere sempre più isolata
Reagendo alla decisione degli Stati Uniti, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha detto di essere pronta a discuterne. Il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha salutato la decisione definendola storica.
La domanda ora è cosa farà la Svizzera. Sorda agli appelli di ONG come Alliance Sud e a una petizione firmata da quasi 1.300.000 persone in tutto il mondo, tra cui premi Nobel e scienziati, rimane inamovibile: «La Svizzera non sembra voler cambiare la sua politica, almeno per il momento», si rammarica Fabian Molina, membro della Commissione di politica estera del Consiglio nazionale. «Dopo l’annuncio della decisione degli Stati Uniti, ho chiesto alla Seco cosa intende fare, ma non ho ricevuto risposta. La Svizzera rischia di isolarsi sempre più a livello internazionale e di frenare l’accesso alla produzione di vaccini per i Paesi poveri, è uno scandalo!»
Per Alliance Sud, la Svizzera non può continuare a difendere gli interessi dell’industria farmaceutica che, inoltre, ha ampiamente beneficiato dei fondi pubblici per sviluppare i vaccini. Molti Paesi in via di sviluppo hanno vaccinato solo l’1% della loro popolazione, eppure l’accesso ai vaccini è un diritto alla salute. Rinunciare ai diritti di proprietà intellettuale non renderà magicamente i vaccini disponibili per tutti, ma sarà comunque di grande aiuto. Si tratta di una questione di salute pubblica che, inoltre, è nell’interesse di tutto il mondo poiché il virus non si ferma alle frontiere.
La Svizzera, che ospiterà l’Assemblea Mondiale della Sanità il 24 maggio e la Conferenza Ministeriale dell’OMC il 30 novembre a Ginevra, non può permettersi di essere la pecora nera della comunità internazionale. La Svizzera deve svegliarsi.
Isolda Agazzi – Alliance Sud