Addio a Kirk Douglas, indimenticato Spartacus

Kirk Douglas in un'immagine del 1955

Kirk Douglas in un’immagine del 1955.

È stato probabilmente l’ultimo dei “duri” della Hollywood degli anni d’oro e la leggenda vuole che si sia spaventato una volta sola quando è stato colpito da un ictus all’inizio del 1996 e arrivò in ospedale “letteralmente terrorizzato”, come si affrettarono a raccontare i medici ai cronisti. Ma poi è arrivato alla meravigliosa età di 103 anni, ictus a parte Issur Danielovitch, vero nome di Kirk Douglas, icona di Hollywood e star di film classici come Spartacus.

Fisico roccioso, carattere spigoloso come ben sanno i registi che lo hanno diretto, Douglas ha affrontato con orgogliosa caparbietà la difficoltà che la vita gli ha posto davanti: dalla cronica povertà dell’infanzia ai rapporti difficile con il il padre che pure lo incoraggiò nella sua carriera, alla non facile gestione dei quattro figli maschi: oltre a Michael, anche Joel, Peter ed Eric dei quali fu padre-padrone egocentrico ed invadente. Ma il ruolo di “macho” non è stato l’unico che amava ricordare in una lunga ed articolata carriera..

Nato ad Amsterdam nello stato di New York il 9 dicembre 1916 da una famiglia di russi analfabeti (il padre, come ricorderà nella sua autobiografia era un “venditore di stracci”) si mantenne agli studi facendo il cameriere, poi il lottatore, poi finalmente il direttore dell’Accademia d’arte drammatica lo ammise gratuitamente per merito.

Il suo esordio nel cinema dopo l’apprendistato a Broadway si deve a Lauren Bacall. Fu infatti la moglie di Bogart a segnalarlo al produttore de Lo strano amore di Marta Ivers, che segnò l’inizio della sua carriera nel 1946. Proprio ai suoi primi film faceva riferimento per parlare della versatilità della sua carriera, accanto alla Stanwyck era stato infatti un procuratore alcolizzato in Letterá a tre mogli, poi nel 1949 sarà nel film che gli darà la popolarità e una candidatura all’Oscar (Il grande campione), nei panni di un pugile egoista. Intanto due anni prima sul set de Le vie della città aveva incontrato Burt Lancaster, l’amico di una vita con cui girerà altri sedici film fino a Due tipi incorreggibili.

Tutti film nei quali incarnava il classico duro. Protagonista di film iconici come Spartacus, Orizzonti di Gloria, Il bello e il brutto. Il giorno del suo compleanno da anni lo festeggiava donando agli altri: “Dare in beneficenza è un atto egoistico – diceva – perché mi fa stare bene”. Nel 2015 insieme alla moglie Anne Buydens – anche lei centenaria -, con la quale aveva condiviso la vita per oltre 60 anni, ha donato 15 milioni di dollari ad una clinica di Los Angeles per ex attori e lavoratori di Hollywood colpiti dal morbo di Alzheimer. Nominato all’Oscar tre volte, Douglas ha ricevuto l’onorificenza più prestigiosa dell’Academy: l’Oscar alla carriera nel 1996.

Dopo la morte del figlio Eric per overdose, altre tragedie colpirono l’attore negli anni Novanta: nel 1991 Douglas sopravvisse per miracolo ad un incidente di elicottero dove due dei suoi compagni di volo persero la vita. Nel 1996 un ictus gli tolse la parola. Ma tenace come sempre, con ore ed ore di terapie riabilitative, Kirk riprese almeno un po’ la capacità di comunicare fino a conquistare l’Oscar e superare il secolo. Di lui, tra gli ultimi rappresentanti della Hollywood degli anni d’oro, rimane il fisico atletico, lo sguardo azzurrissimo e un inconfondibile fossetta in mezzo al mento. La notizia della morte della leggenda del cinema è stata data da suo figlio, l’attore Michael Douglas, con un post su facebook: “È con grandissima tristezza che io ed i miei fratelli annunciamo che Kirk Douglas ci ha lasciati, all’età di 103 anni. Per il mondo era una leggenda, un attore dell’epoca d’oro del cinema che ha vissuto a lungo nei suoi anni d’argento, un attivista umanitario la cui dedizione alla giustizia ha indicato uno standard al quale tutti noi possiamo aspirare. Ma per noi era solo un papà”. (Red./ANSA).

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