Addio al giornalista controcorrente Giampaolo Pansa
Il giornalista, saggista e commentatore Giampaolo Pansa è morto a Roma, all’età di 84 anni. Scrupoloso osservatore, ha indagato con onestà la società e la politica italiana, sottolineando i vizi della classe dirigente, e proponendo, talvolta, un punto di vista controcorrente, specie nelle polemiche storiografiche legate alla Resistenza.
Il suo saggio più discusso è Il sangue dei vinti (2003), dove riportava alla luce i crimini dei partigiani compiuti dopo il 1945. Dedicò numerosi saggi alle vicende storiche del periodo della guerra di liberazione; tra questi si ricorda Viva l’Italia libera (1963), L’esercito di Salò (1969), La grande bugia (2006), I vinti non dimenticano (2010), La guerra sporca dei partigiani e dei fascisti (2012), Bella ciao. Controstoria della Resistenza e Eia eia alalà. Controstoria del fascismo (2014). Provocatore fino all’ultimo, nel 2019 ha pubblicato un suo autoritratto intitolato Quel fascista di Pansa e un pamphlet su Salvini, Ritratto irriverente di un seduttore autoritario.
Lo scorso settembre era tornato a scrivere per il Corriere della Sera, di cui è stato inviato speciale dal 1973 al 1977, con la rubrica “Ritorno in Solferino”. La sua firma negli ultimi mesi, a partire da agosto 2019, è apparsa anche sul giornale online The Post Internazionale. Nella sua vita ha collaborato con vari quotidiani italiani: vicedirettore della Repubblica dal 1978 al 1991, nel 1991 è divenuto codirettore del settimanale L’Espresso. Ha poi scritto per Il Riformista, Libero e La Verità.