Alla fine, le mascherine

Giapponesi con mascherine

Giapponesi con mascherine.

La prima volta che ho letto il decalogo delle dieci cose da fare/non fare è stata alla Centrale di Milano. Si sapeva quello che stava succedendo in Lombardia, ma i treni funzionavano, le frontiere erano aperte e io mi domandavo perché… Non c’erano raccomandazioni sulle mascherine e anche da noi, successivamente nel dilagare del virus, si diceva che servivano solo alle persone malate o a contatto con i malati. Medici e scienziati davano risposte contraddittorie, i governanti vaghe e imbarazzate. Alla tv si vedevano tutti gli orientali con le mascherine e quando gli esperti cinesi sono giunti in Europa la prima cosa che hanno fatto notare è che poca gente le metteva. Io invece mi domandavo perché c’erano in giro a Lugano così tante persone che le indossavano, se non servivano. Sono entrata in una farmacia per sentire un parere e la risposta è stata assolutamente paradossale: sì, servono a malati e persone a contatto con i malati, ma è una protezione in più, le dovrebbero avere tutti, solo che non ce ne sono abbastanza! “Le avete?” “Sì, noi le abbiamo”. Quella volta decisi di lasciarle a coloro che ne avessero avuto più bisogno. Poi, alla fine la verità è venuta fuori: sempre più scienziati hanno iniziato a raccomandarle e fra poco lo farà anche l’OMS, a quanto dicono. A livello governativo finalmente è stato ammesso: non lo si è detto chiaramente perché non ce ne sono abbastanza per tutti.

Oggi però sono passata davanti ad una farmacia sulla cui vetrina c’era il cartello: sono arrivate le mascherine e il disinfettante e così mi sono decisa anch’io. A casa la prova: ma perché hanno detto che bisogna saperle usare? Parlo di mascherine chirurgiche, anche una la cui manualità è pari a zero come me non deve fare un corso specializzato, mi sembra, due elastici per le orecchie, ben coperti naso e bocca, fin sotto il mento. Ho già caldo, come farò d’estate? (a essere pessimisti non si perde nulla…). Già che ci sono metto anche gli occhiali da sole e un cappello. Mi guardo allo specchio: mi manca solo una pistola o un’arma da taglio. Sono pronta per una rapina.

Manuela Camponovo

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