Appunti viennesi
Non bisogna aspettarsi da Vienna il genere di bellezza che offrono
Parigi o Roma; e più di ogni altro luogo d’Austria, è necessario vederla
nella profondità della storia, come una città piena di fantasmi cupi o
brillanti. (Philippe Jaccottet)
Vienna non è solo una città, è un’atmosfera e ogni dettaglio, di qualsiasi genere esso sia, sembra caricarsi di storie e personaggi che qui hanno vissuto, che di qui sono passati, che hanno lasciato tracce, pazzi e geniali, sregolati e calcolatori, sfrenatamente ambiziosi ma anche intelligentemente colti, mecenati e cospiratori, con la dinastia coacervo di folli, violenti, grandiosi…
In treno
Penso questo mentre il treno mi porta. Un tizio si stupisce e mi chiede se ho paura di volare. “Le donne non amano i treni”. Rispondo che non sono un cliché. E poi non è una questione di sesso, ma di carattere. Un diretto per Budapest e naturalmente ho un intoppo: alla frontiera fanno scendere tutti perché il nostro treno tornerà a Zurigo. Per continuare il viaggio ne arriverà un altro annunciato con 35 minuti di ritardo che poi diventeranno 50. Mi consolo pensando ai bivacchi negli aeroporti, agli ingorghi autostradali. E poi, vuoi mettere, arrivare attraversando questa verde Austria? Prati, boschi, montagne che circondano a volte paesini o sperduti grappoli di casette da fiaba, o chiesette con i loro pinnacoli, sentieri e fiumi, più o meno vasti, che sfociano nel mito. Scorre una tranquillità rarefatta. E già ci si avvicina con l’architettura rustica o imponente che si affaccia sulla ferrovia, quella ferrovia che ha contribuito a unire l’impero di un tempo. Le strade si scorgono sullo sfondo così si ha l’impressione di un mondo ancora agreste, stile “Tutti insieme appassionatamente”: eh, sì, c’è anche il tour sui luoghi del film. E volete mettere arrivare godendosi un tramonto anche se un po’ imbronciato?
Pulizia e sicurezza
Ritorno dopo anni. La nuova stazione, tanto decantata, non m’impressiona, amo le stazioni che narrano un passato più che questi mirabolanti e virtuosistici prodotti dell’ingegneria tecnica. È solo molto grande ma ben organizzata.
Per quel che valgono le classifiche, non ci si stupisce del primo posto in rapporto alla qualità di vita, politica a parte, le persone appaiono rilassate, anche il traffico è ai margini. Un sabato passeggio per le vie del Ring pulitissime (persino i mozziconi di sigaretta si contano sulle dita di una mano, da far invidia ad una svizzera, un robusto sacco, attaccato alle carrozzelle, raccoglie gli escrementi dei cavalli). Strade deserte e mi domando: dove sono finiti tutti? Naturalmente attorno al Duomo e nella zona del Graben, solo qui, nell’assiepamento generale di locali e turisti (a maggio ancora contenuti), si ha l’idea di folla. Ma ovunque si respira sicurezza, i viennesi oggi lasciano alla fantasia la passione inquietante per il crimine. Al Prater potrete trovare un dettagliato e macabro museo sull’argomento.
Il memoriale
Tra memoriali, colonne, targhe che rievocano un tragico o splendente passato, Vienna non è una città che dimentica. Nel 2000 la scultrice inglese Rachel Whiteread ha realizzato (si trova in Judenplatz) un monumento alle 65000 vittime austriache della Shoah, una ‘biblioteca senza nome’, simboleggiata da libri di cui si vede solo il dorso a formare un sinistro bunker. Geniale. Molto più efficace dei cumuli di massi di Morzinplatz.
Le chiese
Ci sono chiese ammantate d’oro, ma la mia preferenza va alla più antica della capitale a due passi, tra l’altro, dal mio alloggio, con la sua severa ma anche rasserenante sobrietà romanica, quella di San Ruperto, datata 740. Qui sarà particolarmente suggestiva “La lunga notte delle chiese” che si svolgerà il 24 maggio con concerti e celebrazioni fino all’alba.
Una sorpresa medievale
Vienna è una delle città più visitate, ma poi si finisce sempre negli stessi posti, perdendosi occasioni di scoperte, ad esempio una rara immersione nel Medioevo la si può vivere passando per Tuchlauben. Si deve suonare al numero 19, apriranno, si saliranno le scale, si entrerà in un appartamento-museo, si pagherà un biglietto ma si sarà circondati da affreschi, soffusi di grazia antica, rimandano delicate immagini di dame e cavalieri che danzano e amoreggiano, giocano con le stagioni, ispirati alla fìgura del menestrello Neidhart (1180-1240). Sono stati scoperti durante dei lavori, come spesso avviene in questi casi, nel 1979.
Le case dei musicisti
Siamo nella quintessenza della musica, un viaggio di questo tipo può iniziare dalla casa di Mozart, l’unica sopravvissuta tra le tante abitate nel periodo viennese e non preoccupatevi se non ci sono mobili originali, dico questo perché un turista, dopo aver consultato il suo cellulare, ha deciso che non valesse la visita! In realtà la documentazione autografa, la dovizia di informazioni espresse in forma vivace (uno dei pochi casi dove l’audioguida è utile), ripagano in abbondanza, facendo partecipe il visitatore della quotidianità, dell’arte e degli interrogativi che ancora circondano questa figura, dai legami con la massoneria alla malattia, al gioco d’azzardo. Una biografia arricchita da filmati delle rappresentazioni operistiche (anche dall’Opernhaus di Zurigo), da tabelle, pupazzetti, diorami, uno stupefacente ologramma, persino un Canaletto.
E per completare, andate alla Casa della Musica, dove veramente tutto suona, pure ogni gradino, bianco e nero come i tasti di un pianoforte… quando si dice una scala musicale…
E poi, sala dopo sala, piano per piano, ambientazioni scenografiche per narrare la storia dei Wiener e dei grandi compositori, mentre nella Sonosfera (bambini e adulti-bambini) ognuno potrà mettere alla prova l’udito, far suonare strumenti o il proprio corpo, comporre musica con un dado virtuale o addirittura dirigere il Concerto di Capodanno… Provare per credere…
E se i musicofili non ne hanno abbastanza possono continuare il tour con la casa abitata da Beethoven (questi musicisti erano piuttosto irrequieti, lui ha traslocato un’ottantina di volte nei 35 anni viennesi, Mozart una dozzina di volte negli undici anni trascorsi in questa città). Da notare una maschera del viso in vita che ce ne restituisce le fattezze come una fotografia, oltre a tanta documentazione. Qui compose alcune sinfonie, ma una cosa è chiara: senza finanziatori e mecenati questi compositori non si sarebbero potuti guadagnare fama e riconoscimenti. Un omaggio a loro in ritratti e lettere. E ciò che risalta è Vienna come polo di attrazione internazionale: prima o poi arrivavano tutti qui…
Quindi potete fare anche un salto da Schubert, nella casa in cui nacque, ci sono documenti legati alla famiglia e potete ascoltare anche delle registrazioni, ma sotto questo tetto egli non compose proprio nulla, visto che all’età di cinque anni traslocò. In un altro quartiere troverete anche l’abitazione dove trascorse gli ultimi 40 giorni di vita.
E Strauss, il più popolare musicista legato a Vienna, quello del Danubio che poi tanto blu non è? Tranquilli, non manca neppure la sua di casa nella quale visse alcuni anni. C’è pure quella di Haydn. Un’autentica ossessione per le case dei compositori. Per fortuna non sono sopravvissute tutte!
Attraverso la letteratura e il cinema
Ma per conoscere veramente Vienna, oltre che dalla musica, occorre passare dagli scrittori, da coloro che l’hanno narrata o che l’hanno respirata… ed ecco quindi la necessità di recarsi al Museo della letteratura, un incredibile accumulo di materiali di ogni genere, disposti anche in maniera dinamica e accattivante. Un archivio vivente. Senza contare la mostra sulla Vienna scenario di gialli, spie, intrighi, quella delle periferie o del Prater, Vienna turbata, misteriosa, enigmatica, problematica, luogo da cui fuggire oppure in cui rifugiarsi.
Un itinerario per ciascuno
Ognuno può costruirsi l’itinerario che crede, in un posto così culturalmente vasto. Non va molto bene agli appassionati di scienza: il museo di Freud è chiuso per restauri, vicino sono state allestite alcune stanze con oggetti, fotografie, pannelli e i mobili della “sala d’attesa”, mentre il famoso lettino si trova a Londra, però ci sono la valigetta icona e lo specchio simbolo. Chiuso anche lo Josephinum, con tutto il suo armamentario anatomico, medico e patologico.
Gli amanti dell’etnologia invece possono visitare il Museum für Volkskunde che, in un’accozzaglia espositiva di tipo ottocentesco, allinea il solito repertorio di strumenti da lavoro, arredamenti d’ambientazione domestica, oggetti rituali, il tutto declinato all’austriaca; colpiscono le finestrelle-video con veduta sul mare e un bastimento che va… e carino il giardinetto per una rifocillante pausa.
Poi c’è il percorso di storia e memoria del mondo ebraico. Musei a parte (ne riparleremo) merita di essere visto il tempietto, distrutto dai nazisti e ricostruito con il suo tetto in vetro, Bethaus.
L’università
Ho le mie strategie di visita: domenica il quartiere universitario, più tranquillo nel giorno festivo, ho potuto anche entrare all’Università per una veloce occhiata al bel colonnato che circonda il piccolo campus, statue e busti degli insegnanti che la resero famosa. Tutti uomini, le donne in ogni caso ebbero accesso agli atenei solo nel 1897, credo che fece di meglio persino la retrogada Svizzera.
Il Prater
Ieri il Prater, di mattina presto, sotto la pioggia, ha un suo fascino malinconico un parco dei divertimenti deserto, chiusi molti punti di ristoro. Non ho mai osato, roba da turisti!, ma questa volta un giro sulla ruota lo faccio con un piccolo gruppo di tedesche ridanciane. E spio il panorama dai finestrini punteggiati di gocce. Poi il tempo si rasserena, e allora passeggiare nei prati e nei boschi diventa piacevole. Un salto anche al museo delle porcellane, sono abituata ad esposizioni del genere più consistenti, qui pochi esemplari, però ben organizzati cronologicamente dal 1700 in poi, ma sembra che ci sia dietro soprattutto l’interesse commerciale a vendere oggetti carissimi.
1. Continua