BienNoLo Border: strada e arte si incontrano
In occasione della BienNoLo Border, è in programma a Milano fino a domani, domenica 26 maggio, una serie di manifesti d’artista. Grazie alla collaborazione di Paolo Nava Studio, stamperia d’arte, i muri esterni dell’Ex Laboratorio Panettoni Cova (via Popoli Uniti, 11) a Milano, diventano un display espositivo.
I manifesti sono affissi come nella normale pratica cartellonistica: uno sostitusce l’altro, raccontandoci dell’incontro fra la strada e l’arte. Undici artisti di diversa generazione sono stati invitati a partecipare partendo dall’idea di confine, nel suo significato più semplice, una linea che al tempo stesso separa e unisce, si pone lo sguardo su diverse questioni: politiche e di genere attraverso la sostituzione dell’identità delle più immortali icone del cinema, i confini e il “peso dell’esistenza”, la chiusura e l’esplorazione tagliente dello stereotipo della femminilità nel mondo della comunicazione, così come la volontà di riscattare gli “ultimi” della società, sono i temi toccati in affissioni declinate attraverso immagini di natura grafica o fotografica.
Le stampe create in occasione di BienNoLo sono realizzate in offset, al torchio, e in digitale, a seconda della tipologia di immagine di partenza.
Opere e artisti:
Ivo Bonacorsi, A scatola chiusa compro solo Manzoni, (1992).
Il manifesto di Bonacorsi è tratto dalla quarta di copertina della rivista «Infarto» (a scatola chiusa), progetto collettivo che nei primi anni ’90 aveva visto la partecipazione di Paolo Rumi, Pasquale Alferi Emi Ligabue, Miro Zagnoli, Freak Antoni, Vittoria Chierici. Il tema è quello di una critica tagliente al mercato dell’arte e al suo sistema, alla riduzione verso il puro mercimonio dell’intelletto, e allo stesso tempo una denuncia verso un sistema di produzione che garantisce successo e visibilità alle “brillantinate” di ogni tipo.
Biancovalente, Cosa Manca – C’è troppa solitudine, (2014).
Parte del progetto “Cosa Manca”, l’immagine di Bianco-Valente è stata scattata nel giugno 2014 durante un periodo di residenza a Roccagloriosa, nel Cilento. “In una prima fase abbiamo chiesto a diversi abitanti del paese “Cosa manca?” Le persone, in più occasioni, prima di rispondere, ci hanno chiesto se, ci riferivamo al singolo oppure alla comunità”, raccontano gli artisti che hanno scritto le risposte su lenzuola o tovaglie smesse raccolte tra gli stessi cittadini. Le risposte sono state poi esposte ai balconi di Roccagloriosa in ordine sparso, “Così da intrecciare in maniera non controllabile i punti di vista sui desideri e le necessità della comunità”.
Monica Carocci, Senza titolo, (2018)
Invitata da Rossana Ciocca a scattare fotografie intorno all’area della stazione centrale di Milano, dopo un viaggio in Uganda, Monica Carocci si sofferma su un momento in cui una barriera umana divide la piazza Duca d’Aosta dall’ingresso dell’area ferroviaria.
Kensuke Koike, Single image processing – Ninette, (2017)
Attraverso un semplice gesto di ribaltamento operato tagliando e invertendo le parti di un corpo stampato su una vecchia cartolina, Kensuke Koike mette in evidenza una nuova dimensione; la straniante divisione tra interno/esterno, singolo/doppio, fa pari con la capacità dell’artista di “pensare le cose al rovescio“.
Fabrizio Bellomo, Italia, Forza, (2005)
È una fotografia del 2005 scattata a Bari, che ritrae un uomo seduto su un carretto zeppo di verdura trainato da un cavallo. Alle sue spalle, su uno sfondo perfettamente a fuoco, un cartello di propaganda politica di un partito italiano che da tanti anni promette norme liberali e progresso. L’antitesi tra realtà e promesse elettorali è evidente; da un lato la storia di un abbandono all’Italia, specialmente del sud, costretta ad una serie di condizioni di arretratezza, dall’altro la litania di un miglioramento delle condizioni sociali ed economiche che non trova riscontri all’atto pratico.
Elena Bellantoni, The highlighter, (2018)
Sono una serie di manifesti realizzati da Elena Bellantoni durante l’esplosione dei casi di molestie (partite dal mondo del cinema hollywoodiano) che hanno portato alla creazione del fenomeno #metoo (2018). Estremamente grafiche, le immagini in bianco e nero contornate di giallo e rosa (i colori principali degli evidenziatori, appunto) i cartelloni di Bellantoni vogliono innescare una riflessione sul mercimonio del corpo femminile e fare leva sulla coscienza completamente anestetizzata rispetto al linguaggio allusivo e volgare utilizzato, dagli anni ’60 in poi, per la promozione di prodotti cosmetici, casalinghi e anche d’arredo.
Daniela Comani, Rocco e le sue sorelle, (2012-13)
La locandina di Rocco e le sue sorelle appartiene alla serie “Top 100 Films” che l’artista porta avanti dal 2008. Attraverso la rilettura di cento classici della storia del cinema estremamente familiari agli spettatori, Comani ribalta e mette in discussione la nostra percezione e memoria. Solo a una “seconda visione” diventa evidente che i 100 titoli sono stati tutti alterati cambiando l’assegnazione di genere degli eroi e delle eroine dei lungometraggi.
Francesca Marconi, Via Padova state of mind, (stampa da tessuto realizzata in occasione di BienNoLo)
L’identità multietnica di via Padova fino a poco tempo fa è stata connotata in maniera negativa, specialmente dopo alcuni fatti di cronaca amplificati dalla stampa che hanno contribuito ad allarmismo e fobie. Ma via Padova, da anni, è anche un vero e proprio laboratorio sociale nel quale sono nate associazioni e relazioni: Via Padova state of mind, realizzata in origine su una giacca dall’artista, è la visualizzazione della frontiera come luogo indispensabile per una crescita orizzontale, condivisa, realmente relazionale.
Cool Couple, Gesture of Love, (2018)
In un interno sovraesposto si nota solo la cornice di un quadretto alla parete e la sommità di un giovane cranio i cui capelli sono perfettamente pettinati. Il ragazzo senza volto alza il braccio, in segno di saluto romano. L’ombra sul muro mostra la mano distesa, alla mano è attaccato solo il dito medio, citando L.O.V.E. di Maurizio Cattelan: qual è il confine di un gesto d’amore? Quando il “credo” diventa violenza? Qual è il limite tra equivoco e provocazione?
Vedovamazzei, Bin Laden latest house, (2017)
Immersa in un paesaggio bucolico rassicurante e kitsch, dai colori vivaci, dipinta in modo accademico e con una grande firma sul fronte, ecco l’ultima dimora di Bin Laden. Vedovamazzei, con una profonda ironia critica ci mette di fronte il confine tra apparenza e realtà. Un universo domestico che muta, attraverso lo svelamento del titolo, in un inquietante quadretto che ricorda cronache di guerra, volti di feroci dittatori e terrore.
Paola Di Bello, Rischiano pene molto severe, (1998)
A chiudere BienNoLo Border è la fotografa milanese Paola Di Bello. Il passo successivo all’assoggettamento verso immagini di violenza, disperazione, disagio, è l’indifferenza per la realtà. Negli scatti della serie Rischiano pene molto severe (1998) Di Bello fotografa gli homeless che dormono agli angoli delle strade o nelle stazioni, ma ruota le immagini di 90° e le appende verticalmente. Il cambio di orientamento e lo squilibrio che si genera nell’osservazione, l’idea innaturale del “dormire in piedi”, ci permette di ri-vedere le cose comuni e quell’umanità abbandonata che diamo per scontate, o che rimuoviamo dal pensiero.
Didascalia immagine: The Cool Couple, Gesture of Love, 2018