A Buon compleanno Michael Jackson

Voci nere scomparse. È toccato due settimane fa ad Aretha Franklin.  Fosse ancora vivo, ma è scomparso, Michael Jackson, ieri il 29 agosto, avrebbe festeggiato i sessant’anni di vita.

Tuttavia Michael Jackson, nell’infanzia già noto come componente del gruppo vocale familiare Jackson Five, difficilmente potrebbe essere rubricato come solo un cantante.La notorietà mondiale arrisa al suo album Thriller, in pieni anni Ottanta, è parsa originaria di quel  crocevia di linguaggi espressivi, vocali, coreutici e verbali, la  cui matrice – nei termini di una teoria dello spettacolo-va individuata nel musical, ma che più lontanamente risale alla tradizione africana, da cui l’afroamericano Jackson proveniva. In essa canto, suono, danza sono tutt’ uno,  come altrimenti anche in Michael Jackson. Agile, magro, veloce, sessualmente ambiguo, latore di una poetica della maschera, per  certi versi tragico, Jackson si è più o meno consapevolmente collegato a una tradizione di performers statunitensi che comprende i nomi notissimi e meno di Bill ‘Bojangles’ Robinson, di Fred Astaire (un suo dichiarato modello, mentre Astaire si riferiva a sua  volta a Robinson, inventore del tiptap) e altri, integrando le sue  competenze con cast eccellenti di strumentisti, produttori e arrangiatori, non ultimo il grande Quincy Jones (a sua volta fratello inter pares di importanti musicisti), giungendo ad una sintesi nera ed efficacissima del pop  che sconfina  col soul, col jazz, con la raffinatezza del sound elettronico di strumenti e devices.

Resta da ricordare che negli ultimi anni Jackson(e soci) aveva acquisito le edizioni musicali dei Beatles. Come dire, pensando in grande, che un nero può anche sovrintendere ai destini economici del maggior gruppo pop bianco europeo del secolo scorso.

Luca Cerchiari
(Università di Milano, IULM)

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