Casa della Letteratura: “Alice Ceresa e l’ineguaglianza femminile”

Sabato 19 giugno alle ore 17, sui canali social della Casa della Letteratura per la Svizzera italiana (pagina Facebook canale YouTube) si terrà l’incontro gratuito Alice Ceresa e l’ineguaglianza femminile, a cura della Biblioteca Nazionale Svizzera, che quest’anno festeggia il suo 125esimo anniversario. A fare gli onori di casa, Annetta Ganzoni, conservatrice dell’Archivio Svizzero di Letteratura; Tatiana Crivelli, dal 2003 titolare della cattedra di letteratura italiana all’Università di Zurigo; Laura Fortini, professoressa di Letteratura italiana all’Università Roma Tre e membro della Società Italiana delle Letterate fin dalla sua Fondazione; Silvia Ricci Lempen, scrittrice, giornalista e femminista.

La scrittrice Alice Ceresa.

Alice Ceresa (Basilea 1923 – Roma 2001) è una figura unica e incontrastata nel panorama letterario sia svizzero che italiano. Il debutto è a Bellinzona, come giornalista culturale. Nel 1950 si trasferisce dalla Svizzera a Roma, dove vive lavorando come traduttrice e consulente letteraria per Longanesi. Il suo esordio letterario avviene con La figlia prodiga (La Tartaruga 1967, Premio Viareggio) e con questo primo libro Ceresa si affermò come autrice di riferimento del femminismo italiano, cosa affatto semplice in un periodo storico che richiedeva alla donna tutt’altro ruolo. Seguirono numerose altre pubblicazioni (tra le quali La morte del padre, 1979 e Bambine per Einaudi nel 1990) ma il leitmotiv di Ceresa resterà uno e uno soltanto, come da lei stessa affermato: «L’unico argomento che mi interessa nello scrivere è la questione femminile: ma non ho ancora capito se questo sia un bene o un male, poiché investe anche il mio rapporto contrastato con la letteratura». Nel 2007 Nottetempo ha ristampato Piccolo dizionario dell’inuguaglianza femminile: una quarantina di voci che procedono da “Anima” a “Vita”, rivelando le insidie nascoste nelle parole, non solo nei confronti della donna, ma anche di tutte le creature che il linguaggio tende a squalificare. Cosí si scopre che «L’anima è un organismo non soltanto invisibile, inodore, asonoro, impalpabile e insipido, ma anche razzista» e che «di femminile la Svizzera ha soltanto il nome». «Per me», scriveva Ceresa alla sua traduttrice francese, «l’inuguaglianza femminile è ancorata nell’intera visione del mondo; ergo, se io faccio un dizionario, devo fare il giro anzitutto delle radici di quest’albero dell’inuguaglianza. Conclusione: il piccolo dizionario io non lo scrivo per le donne; lo scrivo perché va scritto».

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