A Ch. Links: un editore militante tra est e ovest

Il 7 ottobre 1988 la dirigenza comunista festeggiò per l’ultima volta in modo consueto l’anniversario della fondazione della Repubblica democratica tedesca (DDR). Esattamente un anno più tardi la folla, assiepata davanti al Palast der Republik di Berlino-Est, scandì slogan contro il regime e un mese più tardi cadde il Muro. In vista del trentennale di quello storico evento inizia oggi la pubblicazione di contributi sugli anni 1989/1990, giustamente conosciuti con il nome di Wendezeit, il tempo della svolta. Un editore che fin dagli inizi della sua attività si occupa intensamente di quel periodo è Christoph Links. Lo abbiamo incontrato a Berlino.

Dr. Christoph Links (Fonte: Ch.Links Verlag)

Le pubblicazioni del Christoph-Links-Verlag sono imprescindibili per chi desidera affrontare in modo serio la storia della Repubblica democratica tedesca (DDR). Come si giunse alla fondazione di questa casa editrice addirittura prima della riunificazione tedesca e quale sviluppo conobbe nei primi anni?

Tre settimane dopo il crollo del muro di Berlino venne abolita nella DDR la censura di Stato e con essa la necessità di ottenere l’autorizzazione del Ministero della cultura per stampare e pubblicare un testo. La pubblicazione doveva inoltre avvenire tramite una delle 78 case editrici in possesso di una licenza statale – a titolo di confronto si pensi che, a quel momento, nella Repubblica federale (BRD) erano già attive quasi 4000 case editrici. Preparai quindi un progetto e il 1 dicembre 1989 inoltrai una domanda di concessione per una licenza di stampa. Mi fu risposto che dal 1 gennaio 1990 non sarebbe più stato necessario disporre di una tale licenza. Fu così che, il 5 gennaio 1990, nell’ufficio del notaio e con un capitale iniziale di 20’000 marchi della DDR, venne costituita la mia casa editrice.
Già nei primi mesi di quell’anno pubblicammo il primo volume, dedicato ai processi farsa staliniani nell’Europa orientale. Finalmente potevo occuparmi dei temi che, come giornalista emarginato dal potere politico, mi stavano particolarmente a cuore e che, fino alla fine della censura di regime, erano tabù: la corruzione e l’abuso d’ufficio nella DDR, la giustizia arbitraria, il duro regime al confine inter tedesco, ecc.
Ai primi libri sulla storia della DDR seguirono presto volumi che affrontavano con il dovuto rigore scientifico anche la riunificazione tedesca. Fin dal 1991/1992 risultò infatti evidente che il processo di riunificazione, sotto la guida del governo di Helmut Kohl, stava assumendo contorni fortemente neo-liberali. Non una politica economica guidata dallo Stato, bensì il mercato doveva regolare tutto in autonomia. La rapida privatizzazione del patrimonio statale della DDR ad opera della Treuhand – la fiduciaria statale creata ad hoc – portò a grandi sconvolgimenti sociali nell’est della Germania riunificata, i cui effetti negativi sono purtroppo ancor oggi – a trent’anni di distanza – ben visibili.
Con i nostri testi vogliamo contribuire ad un’analisi obiettiva e senza toni polemici del complesso processo storico-economico della riunificazione tedesca.

Una delle prime opere pubblicate dalla Sua casa editrice – e, a tutt’oggi, un’importante fonte di informazione per storici e giornalisti – è un “Who is Who?” della DDR. Cosa ci può dire di questa particolare pubblicazione?

La prima edizione dell’opera Wer ist wer in der DDR? venne pubblicata nel 1992 e nacque dal desiderio di ricostruire su basi scientifiche – facendo capo a documenti d’archivio – la biografia delle principali personalità del mondo politico, economico e militare della DDR fino agli anni 1989/1990. In seguito il cerchio delle biografie trattate si allargò notevolmente, comprendendo anche, ad esempio, scrittori, musicisti e sportivi. Nell’ultima edizione, pubblicata in due grossi volumi di complessivamente 1’400 pagine, si contano 4’000 biografie. Con il sostegno finanziario della fondazione SED-Aufarbeitung tutte queste informazioni sono state digitalizzate e messe a disposizione del pubblico gratuitamente su Internet.

La Sua casa editrice collabora da anni con diverse istituzioni pubbliche, come per esempio la già citata fondazione SED-Aufarbeitung e la Bundeszentrale für politische Bildung, l’agenzia federale tedesca per la promozione dell’educazione civica. Quale ruolo rivestono questi progetti nel finanziamento delle vostre attività editoriali?

Attualmente realizziamo un terzo del nostro fatturato con progetti di cooperazione con istituti di ricerca, con musei e con fondazioni, nonché istituzioni pubbliche come quelle citate. Tuttavia, per poter sopravvivere economicamente, nel corso degli anni abbiamo notevolmente allargato lo spettro dei temi trattati. Oggi pubblichiamo parecchi titoli sulla storia tedesca e quella europea nel suo complesso. Particolare riguardo diamo attualmente alla storia del XX secolo – ad esempio con un recente volume dedicato al centenario della Rivoluzione russa del 1917. E la nostra casa editrice pubblica anche i risultati delle indagini del gruppo di ricercatori incaricato dal servizio d’informazione civile tedesco, il Bundesnachrichtendienst (BND), di esaminare criticamente la sua storia.

Nel 2019 inizierà una nuova fase per la ricerca storica sulla DDR, con il passaggio degli atti del Ministerium für Staatssicherheit (MfS), il servizio segreto tedesco orientale, dalla struttura ad hoc creata subito dopo la riunificazione (BStU) all’archivio federale. Questo passaggio ha suscitato parecchie critiche da parte degli attivisti per i diritti civili protagonisti della svolta democratica del 1989, che temono una limitazione dell’accesso agli atti del MfS. Qual è la Sua opinione in merito?

Gli attivisti per i diritti civili furono effettivamente a lungo contrari a questo passo, perché temevano una restrizione dell’accesso agli atti del MfS. L’archivio federale ha tradizionalmente un divieto di pubblicazione di trent’anni e gli attivisti volevano un rapido esame del periodo della dittatura comunista. Per un’operazione del genere l’istituzione della BStU è stata, a mio parere, la scelta migliore. Oggi, tuttavia, l’esame delle biografie per potenziali candidati ad uffici pubblici è concluso. Ora si tratta di agevolare la ricerca e assicurare l’accesso a storie private – tutte attività che l’archivio federale è in grado di svolgere in modo molto professionale. Noi lavoriamo da anni con l’archivio, con eccellenti risultati, e non ho motivo di pensare che una ripresa degli atti del MfS da parte di questa istituzione federale possa costituire un problema per l’accesso pubblico agli atti stessi.

Dopo aver gettato uno sguardo al passato, in conclusione vorremmo sapere qualcosa sul futuro. Come vede la Sua casa editrice nei prossimi anni?

È una domanda difficile, dato che l’anno prossimo andrò in pensione e nessun membro della mia famiglia è interessato a proseguire l’attività di editore. Per questo motivo sono attualmente alla ricerca di partner con i quali continuare questo progetto editoriale. Siamo una casa editrice specializzata in temi storici e politici – e così vogliamo rimanere. Non vogliamo espanderci nel settore della narrativa – altri editori lo fanno decisamente meglio di quanto potremmo fare noi – ma possiamo immaginarci di estendere lo spettro dei temi all’ambito della storia dell’arte, analizzando per esempio quali effetti ebbe la riunificazione su pittori e fotografi. Come vede, i temi non mancano e perciò vogliamo trovare un partner con cui svilupparli e assicurare la sopravvivenza della casa editrice sul lungo periodo.

Cleto Pescia

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