Chiassoletteraria, tra scoperte e impegno politico

Il pomeriggio di ieri, in uno Spazio Officina gremito, è iniziato con un tema che entra in pieno in quel Mondo Nuovo che Chiassoletteraria si è data: Futurabilità (dal titolo del suo libro) con Franco “Bifo” Berardi, (prolifico saggista, filosofo, militante, fondatore di Radio Alice, stessa veemenza utopistica  e impegno dei tempi storici)  che, sollecitato dall’economista Christian Marazzi, ha spiegato il senso del futuro per lui, nell’ambito della  trilogia possibile-i, potere, potenza, poiché nella situazione attuale, “intollerabile”, precaria, l’intelligenza si è separata dalla coscienza e dalla conoscenza. L’uomo si trova ingabbiato dal potere del sistema e per uscire da questa prigione, per far emergere la potenza che traduce le possibilità, occorre, per lui, partire dal basso, da una solidarietà collettiva che oggi manca. A fronte della disumanizzazione a cui ha portato il capitalismo, egli ha chiamato in causa la poesia, insomma, la creatività che porta la capacità di riappropriarsi del proprio vissuto, occuparsi del sé, piuttosto che occupare la vita, l’essere non l’avere, la liberazione dalla “superstizione del lavoro”, dall’obbligo del desiderio e di possedere.  Insomma nulla di nuovo. Senonché questo movimento di riscatto non è affidato alla democrazia, a cui non crede, ma ad un comunismo che questa volta, rispetto ai fallimenti passati, non scaturisca dalla sfera politica ma dalla infinita ricchezza umana, questo per lui dovrebbe essere la realizzazione del secondo avvento… detto molto schematicamente, visto l’affastellamento complesso di concetti nel suo vertiginoso e appassionato discorso, contrassegnato da diversi momenti d’applauso.

Davanti a pubblico un po’ sfoltito, è seguito il primo incontro con la Giovane letteratura svizzera che, in collaborazione con Viceversa Letteratura, ha ospitato la basilese Gianna Molinari e dalla Ginevrina Aude Seigne, ciascuna con un romanzo da presentare e da cui sono stati letti alcuni brani. Hier ist noch alles möglich, esordio narrativo di Molinari, narra di una donna ingaggiata come guardia notturna in una fabbrica, i cui elementi d’incognita e possibilità, appunto, sono dati da un lupo che si aggirerebbe nei dintorni e dalla scoperta precedente di un uomo, un rifugiato, caduto da un aereo. Mentre Une toile large comme le monde, terzo romanzo di Seigne, preceduto da un’accurata documentazione, trasporta nel mondo tecnologico dell’informatica, fatta di cavi che passano sotto gli oceani ma anche di una possibile anche se improbabile panne mondiale. L’emigrazione per l’una, l’ecologia per l’altra, sono i temi che interessano le autrici. Storie che si muovono tra idee e concretezza, fisicità e immaterialità per guardare al futuro che si porta comunque dietro il peso di un passato a cui non è più possibile tornare.

Antoine Volodine.

La sala è tornata di nuovo ad affollarsi per il singolare personaggio Antoine Volodine, intervistato da Alessandro Zaccuri.  Origini russe (di cui si ritrovano tracce ben presenti nei suoi libri), scrive in francese, fondatore del “post esotismo”, confederazione di autori che però corrispondono ad altrettanti suoi eteronimi, cosa che complica la vita degli editori… Afferma assolutamente che la sua non è né fantascienza né avanguardia. Con una scrittura limpida, narra situazioni fittizie che però rinviano ad eventi conosciuti, guerre, guerre civili, rivoluzioni,  genocidi, totalitarismi, un passato, quello degli orrori del ‘900, riproposto con un filtro onirico … Ed un futuro, un “dopo” del “dopo”, arrivando anche alla fine dell’umanità, che però ha una memoria molto antica, che si rifà anche ai culti dello sciamanesimo, al tibetano libro dei morti che, dopo l’estinzione, apre ancora un universo di viaggio, di percorso tra incubi e sogni, fino alla rinascita in un  altro spazio. Politica e amore sono ancora al centro delle sue opere. Amore perché il protagonista è sempre in cerca della sua anima gemella, scomparsa e inaccessibile… Ma la fedeltà a questa ricerca è uno dei motivi portanti.

La definizione con cui viene etichettato il suo genere inclassificabile, in realtà, è nata da una boutade pronunciata per disfarsi di un critico che gli chiedeva dove lui si situasse: “post esotismo-anarchico-fantastico”, da allora è diventato un modo pratico per spiegare quello che scrive ed entrare nell’ufficialità. L’aneddoto chiarisce il carattere di questa figura, come anche un suo titolo: Il post-esotismo in dieci lezioni, lezione undicesima, i paradossi lo contraddistinguono. Anche nell’uso della lingua francese che vuole utilizzare come fosse una lingua straniera, privata dei suoi riferimenti culturali, per questo è contento delle traduzioni dei suoi libri, perché l’internazionalismo vuole essere un’altra caratteristica del “post-esotismo”.

Basma Abdel Aziz.

Compatto pubblico per l’ultima ospite del pomeriggio di ieri, un pubblico che con i suoi applausi d’adesione ha voluto dimostrare solidarietà all’egiziana Basma Abdel Aziz, scrittrice, psichiatra, attivista per i diritti civili che ha presentato La fila, il suo esordio narrativo, rispondendo alle domande un po’ troppo insistenti, a volte pedanti, di Jùrg Bischoff, che voleva sapere nei dettagli l’influenza che hanno avuto le primavere arabe sulla sua scrittura e cosa pensa succederà, se la situazione migliorerà dopo il fallimento ecc…

La fila è nata un giorno proprio dall’osservazione di questa coda immobile, per ore, formata dalle stesse persone (come ha potuto constatare passando in tempi diversi), davanti ad una porta chiusa che per lei è diventata simbolo del potere. Il racconto si dipana attraverso le storie degli individui in attesa, ciascuno con una propria richiesta, petizione, da sottoporre all’autorità. Non è stato un passaggio forzato dalla saggistica alla finzione, perché il riferimento documentato va sempre alla realtà, a quello che veramente succede e che chiunque può sperimentare. La fila rappresenta il microcosmo di una società sottomessa ad un potere oscuro, opaco anche se in mezzo ad essa possono serpeggiare istinti di ribellione, il desiderio magari di buttare giù la porta… Aveva iniziato a scrivere questo romanzo, quando vedeva già che la rivoluzione sarebbe fallita. Nessuna premonizione, solo che c’era chi aveva paura del fondamentalismo religioso, chi aveva bisogno di un’autorità patriarcale che il potere militare poteva assicurare, perché è più facile chiedere che lottare.

Le è stato chiesto se non ha mai avuto paura (è stata più volte arrestata) ma con tutta calma ha affermato che non bisogna farsi paralizzare dalla paura, ma sfidarla, reagire. Continuerà a scrivere, nonostante le difficoltà e le censure, indipendentemente dal prezzo che dovrà pagare per farlo.

In quanto al futuro politico, lei vede che c’è una scintilla che potrebbe ancora riaccendersi nel suo paese che comunque è diventato un monito per altre nazioni, come Sudan o Algeria.

Ieri si sono concluse le performance-installazioni di Alan Alpenfelt e Francesca Sproccati, chiusi per 24 ore, dalle 17 di venerdì, dietro le vetrine di due negozi vuoti del corso San Gottardo (ma rientranti, di non facile visibilità). Mein Vater Erzählt Mir Jeden Sonntag Unsere Neun Planeten (che serve a ricordare ai bambini tedescofoni i nomi dei pianeti del nostro sistema solare) propone una simulazione di viaggio interstellare. Ciascuno infilato in tute spaziali, isolato per conto suo e con diversi approcci. Alpenfelt utilizza una stazione radio che mette in causa la pratica dell’ascolto (tramite concorso diversi artisti si sono messi a disposizione per la creazione di trasmissioni a tema). Non parla ma può interagire con eventuali visitatori, attraverso il gioco degli scacchi oppure con un puzzle. Sproccati, da parte sua, utilizza video di cellulari con volti di persone anziane, fa movimenti coreografici lenti e invita a ballare con lei. Non sappiamo ancora quanta consistenza di visitatori possano aver avuto queste installazioni, ma l’impressione è che sperimentazioni simili servano di più a chi le fa (cercare un’altra dimensione, sottratta alla spesso brutale quotidianità “terrestre”) che a chi, di passaggio, potrebbe momentaneamente usufruirne.

Si continua e si conclude oggi. Per il programma consultare: www.chiassoletteraria.ch

Manuela Camponovo

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