Come progettare lo spazio pubblico insieme ai cittadini
Il Workshop di progettazione urbana (WPU), che si terrà alla Filanda di Mendrisio fino al 12 ottobre, è un contributo significativo per sensibilizzare i cittadini circa l’importanza dello spazio pubblico e della sua qualità, per migliorare e recuperare, in una dimensione a misura d’uomo, la qualità di vita nei nostri agglomerati. Il tema di quest’anno: Riqualifica via Noseda. LaFilanda è la sede scelta proprio con l’obiettivo di facilitare l’incontro e il confronto, oltre che il coinvolgimento della cittadinanza. Contestualmente all’iniziativa e proprio per indurre una riflessione dell’opinione pubblica sull’area che sarà oggetto dell’esercizio progettuale, in cui sono impegnati alcuni studenti delle facoltà di architettura, è stata organizzata la realizzazione di un’opera site-specific affidata all’artista Alex Dorici (premio Bally 2015). Il WPU mira a far comprendere che, per migliorare la qualità delle nostre città, bisogna partire da una lettura paesaggistica delle stesse (che si spera aiuti a correggere i tecnicismi quantitativi in cui è degenerata molta urbanistica contemporanea).
A Licia Lamanuzzi che è l’organizzatrice dell’evento e la coordinatrice dell’atelier di progetto, abbiamo chiesto di cosa si tratta.
Come e perché è nata questa idea?
L’idea del WPU nasce dalla volontà di provare a mettersi in campo per contribuire in maniera propositiva al miglioramento della qualità generale dello spazio urbano, partendo da circoscritte occasioni d’intervento quali potrebbero essere le manutenzioni urbane funzionali alla messa in sicurezza di sezioni stradali o alla moderazione del traffico, nei centri abitati. Il WPU parte come risposta a quell’appello che, in uno dei suoi illuminanti “Diario dell’architetto”, l’arch. Paolo Fumagalli lanciava, in particolare ai giovani architetti, invitando l’intera categoria ad adoperarsi per porre rimedio a quell’assenza di qualità urbana che tutti siamo solo capaci di lamentare nei nostri agglomerati. Non è forse questa una di quelle forme in cui ridare spessore al valore civico (dove ritengo sia l’etica) del mestiere di architetto?
L’incontro è riservato solo agli addetti?
Direi proprio di no! Al contrario, l’iniziativa si rivolge alla cittadinanza, da un lato per ridurre la distanza tra la figura dell’architetto e quella dei finali utenti delle trasformazioni (l’architettura, per dirla con Portoghesi, deve «diventare un’arte collettiva, vicina alle persone che vivono e lavorano nelle città, nei luoghi»), dall’altro per provare a fare esercizio di quella riappropriazione di piazze, strade, luoghi della quotidianità, su cui tanto ci si interroga discutendo di qualità di vita delle nostre cittadine.
Siete alla quinta edizione: ci sono adesioni e risposte interessanti da parte del pubblico?
La condivisione dei principi che sorreggono e animano il WPU raccoglie sempre molte adesioni, basti pensare che le conferenze sono anch’esse una forma di sostegno all’iniziativa generosamente offerta dai molti colleghi coinvolti. Anche i partecipanti al laboratorio di progetto hanno sempre manifestato grande impegno per portare a termine il compito assegnato, pur se coscienti del fatto che, dati i ristrettissimi tempi messi a loro disposizione, le proposte elaborate non avrebbero potuto fornire risposte definitive ed esaustive dal punto di vista progettuale, ma certamente utili ad innescare un’attenzione proattiva sulla riqualifica dell’area.
Come viene recepita questa iniziativa dalla città?
Ho sempre colto grande attenzione ed interesse da chi, vinto dalla curiosità, si è soffermato intorno ai nostri tavoli di lavoro, lasciandosi coinvolgere dalle nostre riflessioni ed aiutandoci, attraverso racconti e considerazioni, a comprendere la loro storia, i loro costumi, la trasformazione dei luoghi che abitano, ma anche le loro aspettative per questi. Certo, quella del coinvolgimento della cittadinanza è un lavoro che richiede non solo molta sensibilità, ma anche molto tempo e competenza. Tanto da valere la considerazione sull’opportunità, magari per le prossime edizioni, di strutturare una nuova sezione del WPU, dal taglio sociologico, che lavori in modo più mirato sulla partecipazione della cittadinanza, risvegliandone l’affezione ai luoghi del proprio quotidiano per offrire il giusto supporto al laboratorio progettuale. In questa, come nelle scorse edizioni, per attivare la riflessione dell’opinione pubblica sull’area di progetto abbiamo allestito lnstallazioni site-specific. Nascono così Pesci Fuor d’acqua, Un museo instabile, L’orto per coltivare idee, Un museo cittadino in piazza, Cornici per inquadrare il paesaggio e quest’anno Installation rope 202 meters, opera affidata ad Alex Dorici.
Cosa è cambiato da quando avete iniziato ad oggi?
Forse sono solo cambiati i siti e magari la dimensione degli stessi, passando da piccole aree, quasi ritagli su cui allestire una nuova fermata bus come tema per realizzare uno spazio di incontro, a più ampi e complessi comparti urbani. È noto che più le cittadine sono grandi, più diventa difficile rapportarsi spontaneamente alla gente. Credo, alla luce delle esperienze fatte, che per crescere con la cittadinanza e motivarla, cioè entrare in relazione vera con essa, sia necessario circoscrivere gli ambiti. Per esempio, lavorare con le scolaresche o con le associazioni/gruppi di adulti permette di entrare più facilmente in sintonia con essi e così innescare una sorta di familiarità che dispone alla collaborazione. Nel caso di Mendrisio, per esempio, abbiamo richiesto alle Municipalità di lavorare presso gli spazi de LaFilanda, proprio per entrare più facilmente in relazione con i vari gruppi di lavoro, che abitualmente utilizzano quella struttura, ma ci siamo resi conto che difficilmente entrano in relazione gli uni con gli altri.
Qual è il peso decisionale dei cittadini nella costruzione dello spazio pubblico?
Se pensiamo proprio al caso della piazza del Ponte di Mendrisio, il cui progetto, frutto di un concorso di architettura avvallato dalla decisione favorevole del CC, è poi stato sospeso da un referendum popolare, direi che il peso dei cittadini, se ben strutturati e coesi, è certamente molto importante. D’altro canto, la peculiarità della Confederazione è quella di fondarsi sulla democrazia diretta. È pur vero che perché questa non sia solo una definizione, ma un reale esercizio, è necessario che il cittadino sia realmente parte attiva della vita politica della cittadina. E ciò significa grande impegno e responsabilità, che non sempre si accorda con le mille attività a cui il vortice del nostro quotidiano ci sottopone. Ma credo che questo possa essere preso come invito a riflettere su come, per provare ad invertire la rotta ed assaporare con soddisfazione il (gusto) del sentirsi artefici del proprio destino, piuttosto che incastrati in un complicato ingranaggio in continuo movimento, sia necessario allenarsi a fare costantemente delle scelte, e quindi anche delle rinunce (per esempio, preferendo la determinazione dell’approfondimento alla molteplicità offerta dalla superficialità).
Cosa proponete nel programma?
Il programma degli eventi pubblici prevede una serie di brevi conferenze che, trasversalmente, affrontano il tema dello spazio pubblico. Anche qui l’obiettivo è quello di appassionare al tema dello spazio urbano il generico cittadino, attraverso occasioni di approfondimento che svelino quanto il progetto della città è non solo una questione seria, ma lo riguarda in prima persona ed in quanto tale egli stesso ha il dovere/diritto di informarsi: WPU, cerca semplicemente di offrire qualche strumento a ciò utile, così, volendo interessare un pubblico di non addetti ai lavori, invitiamo ad esporre il proprio punto di vista, non solo architetti, ma nelle varie edizioni si sono alternati paesaggisti, filosofi, geografi, artisti, ingegneri, urbanisti ed anche attori.
Cosa si fa concretamente durante il workshop?
Un gruppo di studenti elabora una proposta progettuale su un’area degradata o non definita della città, cogliendo input non solo dall’analisi del luogo e della sua stratigrafia storica, ma anche dai suggerimenti colti dal confronto con la cittadinanza incontrata sul posto o sollecitata con semplici domande.
La questione urbana è una questione politica. Come può interagire il cittadino per determinare le scelte legate all’urbanizzazione?
Il cittadino può da un lato chiedere, prospettare le proprie esigenze o aspettative purché condivisibili e dall’altro esprimersi nelle fasi in cui l’iter di analisi del progetto prevede le osservazioni/opposizioni dei/del cittadino. La nostra legislatura tutela il diritto di terzi ad esprimere opinione su qualunque processo di trasformazione del territorio. Strumenti che vanno utilizzati con cognizione di causa e con coscienza evitando di farne strumenti di inutili e improduttivi rallentamenti burocratici.
Al termine di questo incontro cosa ne fate del materiale scaturito dal workshop?
Giunti alla quinta edizione vorremmo farne una pubblicazione, da un lato per raccogliere con ordine il grande lavoro condotto in tutte le esperienze e dall’altro per provare a farne un bilancio affidandone la lettura critica a quegli ambiti istituzionali che immaginiamo possano trovare interesse nella promozione dell’iniziativa.
Come e perché l’opera di Alex Dorici interviene in questo discorso?
Alex Dorici si occupa di arte urbana utilizzando materiali poveri. Riteniamo che l’arte abbia in sé il compito di attivare delle sensibilità verso le tematiche che affronta.
Pensare ad un’installazione di arte urbana è stato come ricalcare la medesima finalità del WPU. Tra le iniziative che il WPU attiva per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’area, nel tentativo di attivare una riflessione partecipata sul comparto, l’allestimento di un’installazione pensata appositamente per il luogo su cui si esercitano futuri architetti, riveste un ruolo di primo piano. Essa, infatti, inserendosi nello spazio inevitabilmente lo trasforma o semplicemente lo rende visibile. È questo il valore dell’opera (Installation rope 202 meters – questo il nome dell’opera) che quest’anno abbiamo affidato ad un artista d’eccezione, Alex Dorici, che si sta facendo molta strada tra le emergenti proposte dello scenario artistico contemporaneo.
Ricordiamo tra le sue recenti opere le installazioni permanenti allestite nel sottopasso pedonale di Besso-Lugano NeuralRope#1. Inside an Artificial Brain o nella Torre del Capitano a Morcote. A Mendrisio, Alex Dorici interpreta la tensione tra i volumi di espansione della città e l’articolata cortina delle case che circoscrivono il ramo ovest del “magnifico borgo”. Il WPU si concluderà sabato mattina 12 ottobre, con la lettura critica delle proposte elaborate dai partecipanti al laboratorio di progetto, che sarà affidata agli architetti Francesco Buzzi e Stefano Moor.
Per informazioni: www.architettolamanuzzi.com | Info@architettolamanuzzi.com
Nicoletta Barazzoni