Compagnia Finzi Pasca, si riprova
Diversi gli elementi emersi ieri mattina durante l’incontro a Palazzo Civico di Lugano tra la Compagnia Finzi Pasca e il Municipio presente in corpore per discutere del futuro rapporto della Compagnia con la Città. Al centro della discussione il tentativo di continuare il cammino culturale intrapreso insieme. Un cammino che potrebbe voler significare un incremento dell’impegno finanziario pubblico: contributo annuo di 250mila franchi per gli anni 2018–2020 da parte della Città, 250mila, 225mila e 200mila da parte del Cantone e 150mila per tre anni da Pro Helvetia. Nessuno ha voluto entrare nel merito delle questioni che tanto avevano fatto tanto discutere l’autunno scorso, a cominciare dall’ufficio di rappresentanza all’interno del Lac rivendicato dalla compagnia.
Come riporta LaRegione, agli occhi del sindaco di Lugano Marco Borradori, «le condizioni e i presupposti per costruire una relazione su basi rinnovate sono date. Ovviamente, non ci sono ancora e bisognerà fare ancora alcuni passi. La compagnia ha ricevuto solo oggi il documento preparato dai vertici del Lac e posso dire che ci sono parecchi punti di apertura nei confronti della compagnia».
Dal canto suo, la Compagnia non ha nessuna intenzione di lasciare Lugano e il Lac, come invece sembrava aver detto in un primo momento. Lo ha confermato lo stesso regista Daniele Finzi Pasca in una dichiarazione d’amore verso la città: «Abbiamo fatto tanta fatica a tornare a casa. Siamo innamorati di questo posto. Siamo riusciti a convincere gli organizzatori delle Olimpiadi di Sochi di lasciarci preparare lo spettacolo a Lugano. Abbiamo convinto dei francofoni che la Fête des vignerons la potevano raccontare dei ticinesi. Quindi, l’idea non è quella di partire, bensì cercare lo spazio affinché qui si possa rimbalzare. Siamo anche nati per viaggiare. La prima cosa che abbiamo fatto 35 anni fa, con Maria, è stato di trovare soldi per affittare un camioncino: pensavamo che per fare teatro occorresse viaggiare. Crediamo però anche che trovare una casa, come abbiamo fatto, sia indispensabile».