Da Praga – Silenzio (che manca) e riaperture a gradi

Il mercato del lavoro ceco sarà particolarmente segnato dagli effetti del Covid-19: nelle scorse settimane molte catene commerciali hanno assunto diverse migliaia di persone, molti delle quali erano state licenziate da bar e ristoranti oggi ancora sigillati. Si tratta di lavori cosiddetti precari: i contratti sono tutti a breve termine; il futuro è dunque aperto a nuovi licenziamenti. La certezza del posto fisso è paradossalmente diventata rara.

D’altra parte, non è chiaro quando riapriranno le frontiere: bar e ristoranti dovrebbero farlo prima della stagione estiva; le scuole a metà maggio (con buona pace di chi pensava di saltare gli esami). A premere per un’anticipazione della riapertura totale è evidentemente il settore alberghiero, gravemente colpito dal mancato afflusso turistico proveniente dall’estero.

Praga sta resuscitando, ma è come se fosse stata addormentata per anni: la chiusura delle attività aveva imposto un silenzio a cui non si era abituati. Conseguentemente, la percezione del silenzio cittadino in pieno giorno è cambiata. Da una parte, la pace per le orecchie; dall’altra, il disagio non solo di non potere uscire e godersi quell’“udibile nulla”, ma anche il pensiero verso chi lavora all’aperto ed è impedito in tale attività.

La riapertura graduale delle attività commerciali in Repubblica Ceca comporta inevitabilmente una sorta di nostalgia paradossale: dopo averlo maledetto implicitamente per sei settimane, ironicamente oggi – a fronte di martellate sui sampietrini, betoniere e gru in azione, urla degli operai edili e dei bambini con il gelato in mano, ragazzotti che sghignazzano – il silenzio cittadino a cui ci si era abituati è tornato ad essere merce rara.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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