Dante e l’Europa

Proseguono a Lugano gli appuntamenti danteschi della Società Dante Alighieri: appuntamento domani sera, giovedì 9 maggio nell’Aula Magna del Liceo Lugano 1 (Viale Carlo Cattaneo 4), ore 18.00, in collaborazione con l’Istituto di Studi Italiani, per la conferenza del prof. Corrado Bologna Dante e l’Europa.

Dante parla ancora all’Italia, all’Europa del nostro tempo, anche nel cuore della più cupa tragedia. L’Inferno novecentesco, terribilmente reale, assume la forma dei campi di concentramento, nei quali si entra lasciando ogni speranza. Se una possibilità di salvezza esiste ancora, passa per la difesa della dignità dell’uomo.

Nel lager nazista di Auschwitz, popolato solo dalla morte e dall’orrore, Primo Levi scava a fatica nella memoria, per i suoi compagni di sventura, il canto di Ulisse: “appunto perché il Lager è una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare”. Risuona nella sua l’altissima voce dantesca di Ulisse (“fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e conoscenza”), come qualche anno prima, in un gulag staliniano in Siberia, era echeggiata nella poesia di Osip Mandel’štam, interprete acuto della Commedia. La riscoperta di quel libro dell’universo è dovuta, ai primi del secolo, a un altro grande poeta, l’americano Ezra Pound, che ebbe una posizione politica tragicamente opposta, ma il cui progetto più alto, nei Cantos, fu di “riscrivere” il Paradiso. Il suo amico Thomas Stearns Eliot, dedicandogli The Waste Land, nel 1922, gli riservò l’appellativo di “miglior fabbro”: lo stesso che Dante aveva scelto per il trovatore provenzale Arnaut Daniel. Una secolare fiaccola di parole luminose passa di mano in mano, di poeta in poeta, per illuminare ancora i nostri giorni.

Il professor Corrado Bologna ha insegnato nelle Università di Ginevra, di Chieti, di Roma La Sapienza. È attualmente Ordinario di Filologia romanza presso l’Università di Roma Tre.
Studioso della prima lirica trobadorica, dell’influenza che essa ha esercitato sulla poesia anticoitaliana e in lingua d´oil, e delle sue relazioni con la letteratura latina e mediolatina, si è inoltre occupato del ruolo svolto dalla cultura degli Ordini mendicanti nella formazione della cultura laica in età comunale e della predicazione medioevale. Studioso della prosa italiana fra Due e del Trecento, nonché di vari aspetti dell’opera di Cavalcanti, di Dante, di Petrarca, dell’Ariosto, di Guicciardini, di Manzoni e di Gadda. Ha curato le raccolte di saggi di Karl Kerényi, Nel labirinto (1983), e l’edizione italiana dell’opera di Jean Starobinski, Ritratto dell’artista da saltimbanco (1984). Ha riproposto, con due saggi introduttivi, i volumi: Vita di Don Chisciotte e Sancio Panza, di Miguel de Unamuno (2005), L’armonia del mondo, di Leo Spitzer (2006), e Il libro dell’inquietudine, di Fernando Pessoa (2012).

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