Divertimento e poesia con la strana coppia di un contadino e un piccolo clown

Nuovo appuntamento con la rassegna Senza confini oggi al Teatro Foce e complimenti a quelle famigliole che hanno deciso di non dedicare tutta la giornata allo shopping ma di portare i bambini a vedere Il Piccolo clown, spettacolo delizioso, senza parole, dallo spirito natalizio. Coppie strane e apparentemente male assortite le troviamo spesso nella letteratura o nel cinema. È lo stesso meccanismo che anima questa produzione Compagnia dei somari e Ariateatro. Nella vita di un contadino, tutto terra e faticosa concretezza, dedito ai lavori di campagna, un giorno piomba, caduto proprio da un trenino (che vediamo passare in un gioco d’ombra), un personaggio con il suo costumino e cappuccio da folletto rossi, allegro, giocoso, dispettoso e bisognoso di affetto. L’uomo cerca di scacciarlo in ogni modo e da qui una serie di gag d’ispirazione chapliniana (ma vari sono i rimandi, in quest’opera, da Pinocchio a Nemo): come il bambino che, mentre l’adulto lo cerca, si nasconde dietro la sua schiena. Diverte gli spettatori la rincorsa continua, fino a quando il piccolo clown riesce ad introdursi persino nell’umile dimora del contadino e a ottenere che lui esaudisca le sue più elementari esigenze, fame e sonno. Ama la musica, gli piace ballare e non sta fermo un momento. Il rude e severo uomo, prima, butta via la radio che produce musica assordante, poi prepara il pasto e alla fine si fa insegnare dal piccolo un gioco di percussioni a base di mani e bicchieri. Sono entrati nella sua esistenza solitaria e silenziosa il movimento, la danza, il senso del ritmo. E si fa rubare anche il letto, non riesce a svegliarlo al mattino, devono spegnere un principio d’incendio, troppo occupati a farsi dispetti reciproci…

A sua volta, il contadino si farà in qualche modo aiutare dal clown nei lavori che ora sono diventati un po’ meno noiosi, l’aratro, quasi un passatempo, le uova se vengono lanciate come palline… Una ventata d’allegria, che lascerà il segno, anche se, ripassando il trenino, il Piccolo Clown dovrà lasciare il suo amico. uno scambio di cappelli, sigilla il ricordo di questo fugace incontro durante il quale ciascuno ha imparato dalla diversità dell’altro. Una creazione ricca d’insegnamenti di Natascia Belsito e di Klaus e Nicolò Saccardo, quest’ultimi anche interpreti, nella vita, padre e figlio di sette anni. Divertimento e applausi.

Manuela Camponovo

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