A Echi danteschi sulle rive del Mar Nero
Il lettore è uno che si è volontariamente esiliato per concentrare tutta la propria attenzione e il proprio desiderio sulla sapienza, che diventa così la casa sospirata. (Ivan Illich)
Voci dall’esilio
Sulle rive del Mar Nero si incrociano i destini di due figure emblematiche per comprendere la Commedia dantesca. Osip Mandel’štam, ebreo nativo di Varsavia e ramingo per le terre sovietiche, scrive la sua Conversazione su Dante (1933) in Crimea. Un saggio esile nella sua forma, ma denso di contenuti, che rivitalizza il divino poema, presentandosi come un genuino anticommento al lavorio di generazioni di scolastici, filologi e pseudobiografi. Ovidio, poeta romano esiliato a Tomi (oggi Costanza) da Augusto, autore caro sia a Dante, che incontrerà idealmente nel Limbo, sia a Mandel’štam, che come già il Sommo poeta vedrà in lui il modello letterario ed esistenziale dell’esule.
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