Eurasia, il futuro delle università

Abele è fratello a Caino. Ma il seno succhiato è lo stesso (Gerard Manley Hopkins)

I cinesi, commenta Alberto Krali, Docente dell’Università Cattolica di Milano, sono oggi alla ricerca di partner europei specie nel  campo universitario. Ad esempio è stato siglato un rapporto preferenziale con la Germania (tipico il caso del Beijing Humboldt Forum che si svolge ogni anno per affinare gli strumenti più adeguati di cooperazione industriale a cui partecipano  le case automobilistiche tedesche e le ditte  dell’export nell’area del Pacifico).  Qualcosa del genere si cerca di replicare con l’Italia con gli istituti di ricerca e universitari, uno dei quali è appunto coordinato da Alberto Krali tramite l’Università Cattolica e l’Istituto italo tedesco. Si prevede uno scambio di docenti e di allievi tra le università, conseguendo alla fine dell’iter  una laurea con titoli di studio riconosciuti sia livello cinese  che europeo. Il tutto si concretizza a Villa Vigoni  al  Centro Italo-Tedesco per l’eccellenza europea sul lago di Como. “Oggi la Cina non è più un’entità di un altro mondo – commenta  – ma un attore sempre più integrato a livello globale nei flussi di mobilità degli studenti stranieri. Cultura, formazione e conoscenza in Cina sono i principali strumenti per un ascensore sociale e ciò spiega il favore con cui si promuovono tali interrelazioni foriere di importanti sviluppi economici”.  La Cina grazie alla sua progressiva apertura e internazionalizzazione, sta diventando una meta sempre più interessante per i ricercatori attirati  da Pechino e Shanghai, città dinamiche e centri di attrazione di talenti provenienti da tutto il mondo (ad Abu Dhabi il cinese è già una lingua obbligatoria nelle scuole), ma anche delle molte aree in grande sviluppo. Il punto da chiarire, commenta Alberto Krali, è definire il quadro e il significato della via della seta. Oggi si parla soprattutto del problema del conflitto commerciale tra USA e Cina in parte naturalmente legato alla tutela dei brevetti industriali  e dei marchi ma che ha ricadute simili per le ditte europee. Per i cinesi, ribadisce Alberto Krali, è diventata  strategica una politica di alleanza con l’Europa. Eurasia è infatti  la nuova parola l’ordine per  lo sviluppo culturale e commerciale  del Celeste Impero. D’altra parte, questi legami fanno da contraltare a quelli che gli Stati Uniti hanno concluso con Messico e Canada. È nel vostro interesse la nostra politica, dicono a Pechino, perché così voi europei  potete avere maggior forza contrattuale  nei confronti degli americani. Inoltre, quando si è legati a doppio filo con una potenza, non è che sempre possibile allentare i vincoli  a cuor leggero.  Questo permette anche agli europei di ottenere  condizioni più favorevoli. Per esempio sul tema dei brevetti, con la Germania è stato adottato un criterio vantaggioso. Se fino a ieri gli investitori esteri non potevano avere la maggioranza in un’azienda cinese, ora invece è possibile passare al di là di questa soglia di salvaguardia. Per esempio la BMW aveva una joint venture con una ditta cinese e ha recentemente  portato la sua partecipazione al 75%.

Corrado Bianchi Porro

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