Fernando Bordoni a Villa dei Cedri, una retrospettiva

A Villa dei Cedri dal 22 settembre 2018 al 3 febbraio 2019 è in mostra la prima retrospettiva dedicata all’artista ticinese Fernando Bordoni (*1937) in un contesto museale. Fernando Bordoni. Tracce dell'(in)visibile ripercorre un frammento della storia dell’arte del secondo Novecento. Il percorso espositivo, costruito in sequenza cronologica, è costituito dall’importante fondo di oltre 130 opere conservato presso il Museo Villa dei Cedri e comprende la recente generosa donazione da parte dello stesso artista. La particolarità di questo fondo è quella di consentire non solo uno sguardo approfondito sulla sua produzione artistica, dagli anni milanesi alle opere più recenti, ma anche di offrire un accesso privilegiato al processo creativo e alle riflessioni dell’artista.

La mostra è arricchita da una decina di prestiti provenienti da privati e istituzioni ticinesi, che completano la visione del percorso artistico di Fernando Bordoni e creano contemporaneamente un interessante dialogo tra pittura e opera su carta.

Fernando Bordoni

Dopo una breve fase informale, riconducibile alla sua formazione all’Accademia di Brera e alla frequentazione dell’ambiente milanese all’inizio degli anni Sessanta, una serie di viaggi in Europa, in particolare a Londra, avvicinano Fernando Bordoni alla Pop Art, movimento del quale sarà uno dei primi artisti svizzeri ad esplorare le possibilità compositive ed espressive. Se negli anni successivi all’Accademia di Brera, l’artista realizza disegni legati all’ambiente milanese, dominato dalla seconda metà degli anni Cinquanta dal clima espressivo dell’informale, numerose opere dimostrano già allora il suo interesse per la scena internazionale, in particolare anglosassone. Ne sono un esempio rappresentativo le opere Da Bacon (1961), Studio da Henry Moore (1962) o Omaggio a Gor (1961) e Studio (1961), due omaggi all’artista di origine armena naturalizzato americano Arshile Gorky.

All’inizio degli anni Settanta, grazie ad alcuni esperimenti eseguiti con pneumatici inchiostrati, Bordoni si orienta progressivamente verso un’astrazione geometrica d’impronta lirica assolutamente originale, declinata in dipinti acrilici, acquarelli, pastelli, tempere e matite colorate. Il reticolo, nato dall’osservazione degli pneumatici, diventerà un incipit imprescindibile di tutte le sue opere future.

Le prime “pneuimmagini” dipinte da Bordoni sono tutte monocromatiche, quasi dei trompe- loeil con cui l’artista imita un’immaginaria stampa ad inchiostro dei copertoni. Accanto allo studio geometrico dei profili, diventa centrale anche la ricerca che l’artista intraprende sulla gradualità dei toni. Il chiaroscuro viene sostituito negli anni Settanta da colori particolarmente intensi, a volte fosforescenti, che rievocano chiaramente l’esperienza pop.

A partire dalla metà degli anni Ottanta, Bordoni sviluppa i suoi segni, sempre eseguiti a mano libera, verso un maggior linearismo, trasformandoli ad un certo punto in originali alfabeti. Lavora alla serie degli alfabeti per molti anni, non senza seguire parallelamente anche altre ricerche. Negli anni Novanta, in una serie di opere con colori più cupi che ricorda in parte la Optical Art, il reticolo sembra annullarsi nella densità e regolarità di tratteggi policromi paralleli, generando una nuova spazialità.

Nel Duemila, gli alfabeti si fanno decisamente più fantastici. Qui l’artista si ispira al recente linguaggio digitale dell’informatica, ma attinge nel contempo da lezioni antecedenti, come i lavori di Paul Klee e dei surrealisti astratti.

Negli ultimi anni, Bordoni abbandona progressivamente gli alfabeti. Rinuncia ai segni che rimandano al linguaggio, per tornare alla forma geometrica semplice e riallacciare con le iniziali strutture reticolate del copertone, dalle quali ha esordito la sua ricerca astratta. Nella serie giorno e notte degli anni Duemila, la parte scura procede verso una riduzione elementare dei segni, che trova continuazione nelle ultime composizioni, dove il colore assume un’importanza maggiore. Rinunciando a quel che poteva esser diventato una sua zona di compfort, l’artista non esita ancora oggi a rimettersi in gioco: nelle opere più recenti il reticolo scompare a favore dell’intera superficie della tela, che diventa il nuovo spazio su cui intervenire.

L’equilibrio delle forme geometriche di Fernando Bordoni non è meccanico, ma risponde all’intersezione sapiente tra lirica e razionalità. La sua astrazione è poetica e sensibile, talvolta musicale e, soprattutto, costituisce un esempio di grande autonomia creativa.

Fernando Bordoni e il Museo Villa dei Cedri
La durevole complicità tra il Museo Villa dei Cedri e Fernando Bordoni risale al1997, momento in cui l’artista devolve una prima donazione di carte e dipinti a Museo Villa dei Cedri. Il fondo – valorizzato durante gli anni da puntuali acquisizioni e ulteriori lasciti in seguito a varie mostre collettive tra cui Paro/e e figure (2011) – accresce sensibilmente nel 2015 grazie alla generosa donazione di Bordoni di circa cento lavori, prevalentemente su carta.

Per informazioni: museo@villacedri.ch; www.museovillacedri.ch

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