FIT – Un’altra danza sul tema del tempo e di una fine che non può aver mai fine

Dopo quello della Sproccati, nell’ambito del FIT, un altro spettacolo di danza è stato proposto ieri sera (Palco del LAC) e guarda caso anche questo si riallaccia alla tematica del tempo e della morte ma con un’articolazione e una profondità più sviluppate ed intense. Prendendo ispirazione dal beckettiano Finale di partita, Tabea Martin (anche ideatrice) e Simona Bertozzi, nella produzione italo-svizzera This is my last dance, lanciano l’ironica provocazione. Siamo dunque alla fine di qualcosa, della vita, dell’arte, del mondo, da una parte non ci sarebbero più volontà e possibilità di muoversi, dall’altra non ci si può fermare, occorre continuare, come dichiarano nei brevi testi espressi a voce le due interpreti. Come nel personaggio di Beckett, si vorrebbe andare ma si resta ineluttabilmente legati, si provano i gesti e i movimenti in una libertà assoluta che vuole prescindere dai canoni imposti anche dalla società pubblicitaria e massmediatica, dalle pressioni della spettacolarizzazione (una dichiarazione di intenti è presentata da Tabea nella sua bizzarra lista di quello che non vuole più fare per adulare la richiesta di eccentricità dei modelli correnti).

E allora semplicemente muoversi in solitaria per poi interagire, ciascuna nelle capacità e nei tentativi di andare oltre, e infine sostenersi, farsi coraggio e consolarsi a vicenda, perché non è da soli che se ne esce, in questa danza dell’esistenza che non si può continuare ma bisogna continuare, costi quello che costi. Si apprezzano il messaggio e la decisa padronanza dei corpi posseduta dalle danzatrici che, anche in scena, sono semplicemente Tabea e Simona.

Manuela Camponovo

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