Forum sul Turismo

Solo ai villeggianti Iddio ha dato la facoltà d’intendere le bellezze della natura, la restante umanità invece, per quanto riguarda queste bellezze, ristagna nella più profonda ignoranza. (Anton Cechov)

Stazione di Lugano. © Archivio Storico della Città di Lugano

Ho scelto di mettere in esergo questa citazione, perché, alla fine, grazie a delle osservazioni venute dalla platea, a questo Forum si è riflettuto anche sull’argomento che Cechov, da par suo, ha trattato con leggerezza ironica, cioè sul fatto che spesso chi vive in un posto non ne gode fino in fondo e sente sempre il bisogno di andare lontano e magari non conosce l’arte e la cultura che ci possono essere a due passi da casa. È un tema che nella mia rubrica ho spesso trattato.

Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo dall’inizio. L’Ente Turistico del Luganese ha voluto celebrare il significativo anniversario dei 130 anni, passato attraverso diversi nomi e riorganizzazioni, realizzando nel giorno della sua assemblea ordinaria anche un incontro-dibattito, appunto il Forum sul Turismo, che si è svolto ieri pomeriggio all’Hotel Splendide Royal, dal 1888 un simbolo storico della Lugano inserita in quel Grand Tour per viaggiatori di lusso, sviluppato a partire dall’800.

Nello spazio che precede la nuova sala conferenze con le sedie bianche vagamente in stile “vecchia america”, è stata allestita una esposizione, purtroppo formata da didascalie e immagini (fotografie e manifesti) solo in proiezione digitale, in collaborazione con l’Archivio storico della Città di Lugano, ma si potevano visionare anche documenti filmati dalle teche RSI, a testimonianza delle tappe e dell’evoluzione del turismo locale, sia strutturale, sia sociale.

La storia del turismo luganese

Lugano, Via Nassa. © Archivio Storico della Città di Lugano

Dopo le rituali introduzioni del presidente dell’Ente Bruno Lepori e dell’attuale direttore dell’albergo, Giuseppe Rossi, la ricercatrice Lisa Ferretti ha esposto una relazione sulla storia turistica di Lugano, da quando già a metà ‘800 si trovava in posizione centrale rispetto alla meta ambita dei tre laghi prealpini, Ceresio tra Verbano e Lario. Si sa poi quale impulso abbia dato l’apertura della galleria ferroviaria del San Gottardo nel 1882. Sorgono eleganti alberghi soprattutto nella zona del lungolago, adatti ad attirare una clientela internazionale e svizzera, così come la creazione di alcuni eventi patriottici, tipo il Tiro federale.

Nel 1888 si costituisce la Pro Lugano, con lo scopo di migliorare anche le infrastrutture e le condizioni igieniche, dando vita ad opere pubbliche, acquedotto, illuminazione, oltre che di promozione turistica. Si creò il primo bagno pubblico galleggiante.

In seguito Lugano ebbe quattro funicolari, San Salvatore e Brè a scopi più turistici, mentre di pratico collegamento alto-basso, quella della stazione e gli Angioli. Da non dimenticare la navigazione lacustre molto richiesta dagli ospiti tramite il battello a vapore. Nel 1891 aprì il primo Ufficio informazioni per turisti, uno strumento di potente promozione. Coinvolgendo i comuni limitrofi, nel 1899 al termine “Pro Lugano” si aggiunse “e dintorni”. Tutto questo impulso creativo s’arrestò bruscamente con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, quando gli alberghi accolsero sfollati e rifugiati. Dagli 80.000 del 1913 i turisti passarono ai 25.000 del 1917.

Per favorire la ripresa, nel primo Dopoguerra, avvenne la fusione tra “Pro Lugano e dintorni” con l’“Associazione per la reclame collettiva”, quindi dal 1921 si diffusero prospetti, puntando sul clima mediterraneo, su manifestazioni e tutta una serie di attività possibili, si istituì anche una tassa di soggiorno. Dal 1924 la ripresa con più di centomila presenze era raggiunta. Nel 1928 venne inaugurato il Lido di Lugano che accoglieva sia eventi sportivi sia musicali. Lugano poteva contare sul turismo della salute con il Kurhaus di Cademario che offriva terapie come i bagni di sole o più specifico per le malattie polmonari, con il Sanatorio di Agra. Per vent’anni dal ’33 al ’53 si svolse la Fiera svizzera di Lugano, la manifestazione economica più importante del Ticino, attrattiva come, su un versante più folcloristico, la Festa della vendemmia.

Un’altra guerra, la Seconda Mondiale, fermò di nuovo questo fermento. Ancora una volta gli alberghi ospitarono truppe e profughi. Nel dopoguerra il turismo cambiò in qualità e anche nella distribuzione stagionale, divenne più popolare, concentrandosi in primavera ed estate, meno stranieri e più svizzeri, grazie anche all’autostrada. Cambiava anche il paesaggio negativamente per l’espansione edilizia, siamo in pieno boom economico. Si deve porre riparo anche all’inquinamento lacustre. Tra gli anni ’50 e ’75, nel bene e nel male, il turismo nel Ticino ebbe un’espansione superiore alla media svizzera, diventando uno dei rami più importanti dell’economia locale. Nel 1972, con la nuova legge, la Pro Lugano divenne “Ente Turistico di Lugano e dintorni”. Negli anni successivi si volle rilanciare il turismo a livello culturale, superando i cliché banalizzanti e stereotipati, stile boccalini e mandolini. Il celebre manifesto di Orio Galli fu l’artefice dello slogan “Terra d’artisti”, Villa Favorita era una punta di diamante in ambito espositivo. Ma anche dopo la sua chiusura, ci fu l’attrattiva di importanti mostre a Villa Malpensata, con record di visitatori. E si arriva ai nostri giorni, con la creazione del Polo culturale, il LAC, eventi estivi come il Longlake. E, infine, con l’ultima legge sul turismo del 2015, sarà promosso un nuovo concetto che porterà alla denominazione di “Lugano Region”, cercando la valorizzazione del territorio nel suo insieme. Un’altra rivoluzione, in attesa della galleria del Monte Ceneri, è apportata da AlpTransit. Nel frattempo il turismo, i turisti sono ancora cambiati: adesso gli stranieri provengono da Cina, Corea, Golfo Persico.

La tavola rotonda

Una dettagliata relazione storica che ha fornito le basi per la successiva tavola rotonda che ha visto a confronto due politici (Christian Vitta, Consigliere di Stato e Roberto Badaracco, Municipale di Lugano) e due accademici (Lorenzo Cantoni esperto di tecnologie digitali e Claudio Visentin, specialista di turismo), stimolati dalle domande del moderatore, il giornalista Alfonso Tuor.

Il turismo è uno dei tre assi strategici sui quali intende muoversi il Cantone. A giorni, ha osservato Vitta, infatti il Parlamento sarà chiamato a decidere sul credito di quaranta milioni (accanto al turismo, per imprese e zone periferiche), un sostegno agli operatori del settore. Il turismo produce occupazione (22.000 posti di lavoro) e costituisce il 10% del prodotto interno lordo.

Lungolago di Lugano. © Archivio Storico della Città di Lugano

Su un turismo di settore, in cui crede molto, vuole puntare la città di Lugano, come quello congressuale, nel quale s’inserisce il progetto del Campo Marzio, quindi un turismo d’affari accanto a quello classico (per cui comunque Lugano fa anche tanto), ma il primo crea un indotto di 400-500 franchi al giorno e un movimento nel corso dell’anno. Naturalmente resta l’incognita aeroporto, fondamentale per un discorso del genere.

In ambito turistico la parola chiave per Claudio Visentin è “cambiamento”, le mete, il modo di organizzarsi non dipendono più da noi, afferma, qualsiasi cosa facciamo: occorre essere “reattivi”, più che “propositivi”. I soggiorni sono più brevi, la vacanza non è più un rito collettivo, il turista è sempre più individualista, ama viaggiare anche da solo, nessuno può governare né le mete né le tipologie di viaggio…

Forse la digitalizzazione? Come ha spiegato Cantoni, incide nella preparazione del viaggio attraverso i filmati, le immagini che si possono trovare su internet relative alle varie possibili mete. E poi a livello pratico, nel suo uso, per prenotazioni di alberghi, ristoranti, trasporti. Gli operatori turistici non è che siano messi fuori gioco ma devono reagire a questa situazione. Una volta sul posto, la prima cosa che il cliente richiede è una buona rete, fino ad arrivare alla realtà aumentata che non sostituisce la visita ma l’arricchisce con tutta una serie d’informazioni. E poi al ritorno non è finita, perché c’è tutta la fase di condivisioni del viaggio, nei social, attraverso commenti e immagini. Il turismo non può fare a meno della tecnologia. E le emozioni? Il viaggio è legato ad esperienze, che siano di tipo sportivo, famigliare, religioso, che producono emozioni da condividere, successivamente, con i propri pari. La promozione turistica deve allargare le esperienze a tutti i livelli sensoriali, si pensa ad eventi legati al gusto, ai prodotti locali ad esempio.

La rapidità può favorire un turismo di giornata. Può essere il caso di AlpTransit, più in fretta si arriva, più in fretta si riparte. In effetti è questo il trend: cosa fare per trattenere il turista? Accanto al ticket molto gradito per usare i mezzi pubblici, offrirgli qualche attrazione nella regione, pacchetti che riguardino tutto il Cantone, e anche offerte che vadano incontro ai giovani (così Vitta).

Quali vantaggi turistici può dare Lugano e dintorni, magari anche rispetto a Como (una rivalità su cui si è discusso)? Sicurezza, bellezze e una natura abbastanza integra, è il momento di puntare su un turismo verde, sui prodotti tipici che occorre saper proporre (Badaracco).

Riallacciandosi al discorso e ai continui cambiamenti (il nostro territorio, dopo attentati all’estero, era considerato una meta che dava sicurezza, ma il tempo è passato anche per questo), Visentin vede un’articolazione tra i due poli città e montagne-valli, se c’è la visita di giornata, occorre far ritornare il turista mostrandogli la ricchezza del luogo. I pacchetti ormai non funzionano più perché ogni turista compone il suo, e allora bisogna dargli diverse possibilità.

Il Ticino Ticket per Vitta è stato prezioso anche per la mole di dati che ha portato riguardo alle preferenze dei turisti, occorre mantenerlo ma accanto proporre una scontistica di eventi con i quali il turista può costruire il proprio pacchetto, ribadisce. Un altro aspetto che potrebbe essere gradito anche al viaggiatore che si ferma negli alberghi di lusso è quello di proporgli, in contrasto con le sue abitudini di vita, la semplicità, un’esperienza a contatto con la natura, assistendo alla produzione del vino, ad esempio.

Naturalmente non poteva passare sotto silenzio il ruolo trainante del LAC, soprattutto nella parte museale che è quella più visitata da un pubblico non indigeno (proveniente da fuori Ticino per il 70%), ma Badaracco ha rilevato l’importanza che per il turismo possono avere anche gli eventi sportivi, un Palazzetto dello sport sarà a beneficio di tutti.

Quello comunque che emerge è anche la necessità di mettersi in rete, al di fuori del virtuale, cioè di promuovere tutto il territorio nella sua globalità cantonale, esaltando le specificità di ognuno, seguendo anche i nuovi indirizzi, come ad esempio l’ospitalità diffusa, se ben gestita funziona e risponde anche a quella necessità di sentirsi all’estero un po’ come a casa propria. Vedremo. Rimane un un’unica certezza: la difficoltà per gli operatori turistici a star dietro alle mode, alle diversificazioni degli interessi dei viaggiatori e agli improvvisi, a volte inspiegabili, mutamenti nei gusti, nelle destinazioni, nelle modalità del viaggiare.

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