Francesco De Gregori & Orchestra: il sogno del Titanic a Lugano

E con l’orchestra che ci accompagna / con questi nuovi ritmi americani / saluteremo la Gran Bretagna col bicchiere tra le mani. / E con il ghiaccio dentro al bicchiere / faremo un brindisi tintinnante / a questo viaggio davvero mondiale, a questa luna gigante… (F. de Gregori, Titanic)

Sull’arrangiamento vivace dai flussi sudamericani di Titanic, composta nel lontano 1982, si è conclusa la scaletta ufficiale delle «Greatest Hits» di Francesco De Gregori, che ieri sera ha trasportato il pubblico accorso a Lugano in “un viaggio davvero mondiale”: nell’America di Pablo – che parte con la famigerata valigia di cartone, tenuta insieme da “solo un po’ d’amore” verso la famiglia e “solo un po’ di rancore” per la miseria a cui è condannato il proletariato (Pablo) – e di Bufalo Bill, che preferisce il sogno americano persino alla vita e alla morte (Bufalo Bill); alla volta di New York era diretto anche il Titanic (1912), su cui si imbarca l’umile passeggero di terza classe, che con il suo spirito e la sua fantasia supplisce agli agi destinati ai più abbienti (Titanic), ma anche il più disincantato fuochista, che per pochi dollari fatica nelle caldaie sotto il livello del mare (L’abbigliamento di un fuochista). Gli spettatori sono stati calati nell’Africa di Celestino (Vai in Africa, Celestino!) e nella Venezia del biennio repubblicano (1848-49) ribellatasi all’impero austriaco, dove “il sangue scorreva per terra / e i soldati sul campo di guerra / e tutto il popolo gridava pietà” (O Venezia che sei la più bella!); dalla Serenissima giungono anche bellissime donne per andare al ristorante del cuoco di Salò, che al termine del periodo fascista continua imperterrito la sua professione, perché “anche in mezzo a un naufragio si deve mangiare” ma che è anche testimone del suo tempo: “quante storie potrei raccontare… quindicenni sbranati dalle primavere… scarpe rotte che pure gli tocca di andare” (Il cuoco di Salò). Il viaggio ha portato anche nel Trentino Alto Adige, e precisamente nella “notte crucca e assassina” del colle di Tarces, teatro del BAS, organizzazione terrorista che voleva portare il Trentino all’indipendenza (1961), e degli scontri più duri della Prima Guerra Mondiale; la guerra è finita: “il nemico è scappato, è vinto, è battuto” ma a cosa è servito? “solo aghi di pino e silenzio e funghi”, buoni solamente a farci il sugo quando viene Natale… (Generale).

Il concerto, la cui “prima classe” non costava propriamente “mille lire”, e che il biglietto per la seconda e la terza classe ha provocato un poco di “dolore e spavento” ai portafogli dei fedeli fan di De Gregori, era davvero “senza prezzo”: siamo sicuri che il pubblico non si sia pentito di aver assistito dal vivo al concerto di uno dei migliori cantautori italiani, il cui tour, che lo porterà questa estate in tutta l’Italia, prevede l’accompagnamento della sua band, lo Gnu Quartet, e della Gaga Symphony Orchestra, composta da ben 40 elementi e diretta dall’abile Simone Tonini, che ha anche saputo divertire il pubblico “orchestrandolo”.

“De Gregori & Orchestra – Greatest Hits Live”, Lugano, Piazza della Riforma, 28 giugno 2019.

L’inedita veste dei brani (gli arrangiamenti sono di Stefano Cabrera), come aveva dichiarato lo stesso De Gregori, «produce dinamiche, timbriche, ed armonie che sono a volte nascoste nelle canzoni». La paura era quella di vedersi stravolgere brani che hanno fatto la storia, e che sono intimamente penetrati nell’anima di tutti; al contrario, l’accompagnamento dell’orchestra ha valorizzato, esaltato e reso anche più coinvolgenti le canzoni proposte.

Il concerto si è aperto con la canzone che più si prestava all’accompagnamento dell’orchestra, O Venezia che sei la più bella!, eseguita in sola musica, la cui melodia era già molto vicina alle arie del melodramma, essendo ricca di echi e suggestioni Verdiane. Si è poi proseguito con alcune delle canzoni più note – La storia siamo noi, La leva calcistica della classe ’68La valigia dell’attore (ispirata a Pirandello, ha commentato lo stesso cantautore) e Santa Lucia, a cui si sono aggiunte delle canzoni non previste, alla fine del concerto, come Rimmel e Can’t help falling in love di Elvis – ma quelle ad esaltare maggiormente il pubblico sono state le canzoni d’amore, mai scontate, di De Gregori (lo stesso ha commentato ironicamente che il pubblico presente a Piazza della Riforma era composto perlopiù da romantici).

Si è così ripercorsa la storia dei Due zingari, che “si tenevano negli occhi” e “aspettavano il sole / del giorno dopo / senza guardare niente”; Un guanto, quello perso da una pattinatrice, ed inseguito, perso e ritrovato da un gentiluomo, che se lo vede poi volare via, di fronte allo sguardo divertito di Psiche e Cupido (la canzone, ha sottolineato De Gregori, è stata ispirata a una serie di quadri del pittore surrealista Max Klinger, di cui lo omaggiò il grande Lucio Dalla); Sempre e per sempre, inno all’imperituro amore, che resiste al tempo e allo spazio: “sempre e per sempre / dalla stessa parte mi troverai” commenta il fedele innamorato; Alice, che celebra un amore meno romantico, quello della distratta protagonista, che non si rende conto della disperazione dello sposo che vorrebbe sposarsi per amore, e non per imposizione; La donna cannone, che abbandona il circo per inseguire un sogno, a costo di affrontarne le estreme conseguenze (“così la donna cannone, quell’enorme mistero volò….”), e che sarà sempre ricordata dal compagno: “senza dire parole nel mio cuore ti porterò…”; anche in Pezzi di vetro si parla di una donna forte, che ama ed è ricambiata da un giovane amore, ma che infine lascia per il suo e il di lui bene; e infine, Cardiologia, che racconta il cuore di chi sanguina di nascosto, e che è “mangiato”, perché l’amore “ha sempre fame”.

In alto i calici per De Gregori, che ha dominato il palco con la stessa energia degli esordi, e che è stato capace di affascinare, commuovere e divertire il pubblico. Un concerto da tutto al completo, e oltre; numerosi erano infatti gli spettatori di “quarta classe” che hanno ascoltato le splendide melodie dell’orchestra e l’impeccabile voce di De Gregori negli spazi prossimi a Piazza della Riforma, riservati al “pubblico pagante”: un grande inizio per il Longlake Festival.

Lucrezia Greppi

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