Gli “opposti” del teatro delle Radici

È stata la stessa Cristina Castrillo ad aprire oggi gli Incontri legati al 31° Laboratorio Internazionale che come ogni anno si svolgono in agosto ma, nonostante il periodo, ben frequentati da amici, allievi, fedeli del Teatro delle Radici. Il filo conduttore di questa edizione è Gli opposti e il titolo della conferenza-performance-dimostrazione era Il silenzio e la parola che in realtà vivono di una relazione piuttosto simbiotica, anche quando c’è l’uno senza l’altra o viceversa, però sempre in cerca di un equilibrio, come Cristina ha espresso in brevi sequenze.

È la medesima cosa, che si nutre reciprocamente; il corpo in teatro non deve essere illustrativo di azioni quotidiane, rappresentative, ma è uno strumento simbolico, creatore d’immagini che si muovono in maniera associativa, da comprendere non razionalizzando, ma attraverso l’emozione, il sentire che producono; così la parola non racconta, non spiega, ma va dritta al cuore, poeticamente. Questo è il meccanismo alla base della ricerca teatrale. Il corpo fisico come misura di scrittura, così come lo è la parola. Il gesto e l’espressione verbale denotano il ritmo e il significato.

Un naso rosso e una pistola per entrare in un assoluto del tragicomico. Sembra un gioco, nell’eterna, comica, goffaggine clownesca, ma non lo è. Il rimando autobiografico è svelato da una valigia aperta e da fiori che vengono incendiati. Dolore, violenza, strappo, dalla terra, dagli affetti. La tematica fondante dell’attrice-regista-pedagoga.

Per questo ogni gesto e anche la parola che può accompagnarlo o no, il silenzio eloquente o verbale, al di là della pretesa ossimorica, hanno sempre un valore emblematico. La ricerca può anche svolgersi nella direzione di vedere fino a che punto la scrittura fisica è sufficiente a se stessa. Con parole o no, in questione è sempre una presenza che rinvia ad un racconto di memoria. È un linguaggio, come uno spartito, come la musica, fatto di forza e fragilità, altri due opposti coesistenti. Gli opposti hanno sempre bisogno l’uno dell’altro per completarsi. Castrillo indica la strada.

Gli Incontri, aperti al pubblico gratuitamente, continuano domani, sabato, sempre alle ore 18.30, ma l’appuntamento questa volta è allo spazio La Comacina, con l’installazione (fino al 29 agosto, dalle 17 alle 19) degli Spazi invisibili… Perché la vita è un dono. Un progetto artistico-culturale con giovani rifugiati di sesso maschile provenienti dall’Afghanistan, la maggior parte dei quali ha lasciato la propria terra non accompagnati, mentre erano ancora minorenni. Da più di tre anni vivono a Solingen, a Wuppertal e dintorni. L’installazione presenta immagini, audio, paesaggi sonori, striscioni, foto e opere visive come un’indagine artistica sul destino dei giovani. È un tentativo di trovare un modo nuovo e unico di comunicare con il nuovo mondo esterno.

Manuela Camponovo

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