Il ciclo non è il biciclo

Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza (Manzoni – 5 maggio)

Da sinistra: Olivier Machet, Gildas de Nercy e Nicolas Schrameck

La finanza non è la fisica o la chimica, per le quali si può misurare il tempo restante per la fine di un esperimento. Qui, per misurare se siamo alla fine di un ciclo economico che dura da tanto tempo, occorrono altri elementi umani, legati alla razionalità delle scelte, non meno che alle emozioni. Proprio per questo il rischio non è pienamente misurabile e occorre stare attenti ai falsi segnali. Così ha commentato Gildas de Nercy, presidente del direttorio di Ellipsis AM, intervenuto al Gran Café al Porto di Lugano con i colleghi Nicolas Schrameck, portfolio manager ed Olivier Machet, Country manager. Ovviamente vi è uno scarto tra gli allarmi periodicamente lanciati dai media e la realtà economica che rimane globalmente favorevole e positiva. Bisogna dunque distinguere tra la schiuma che sollevano le onde del mare verso riva e il movimento reale degli oceani e dell’acqua sottostante, commenta ancora Gildas de Nercy. Comunque sia, il ciclo economico non percorre oggi un movimento usuale, ma attraversa una fase di mutazione e digestione prolungata verso la normalizzazione dei tassi dopo il lungo periodo mai sperimentato prima di Quantitative Easing: il cammino resta ancora relativamente lungo. Teoricamente, il contesto economico nelle “previsioni del tempo” per vedere se occorre prendere l’ombrello uscendo di casa, dice che almeno in Europa occorrono ancora 12-18 mesi per il rialzo dei tassi nel Vecchio Continente. Ma non va dimenticato il fattore fondamentale umano. Il vero rischio reale è oggi connesso a decisioni politiche legate, per esempio, al fattore Trump, che esaspera il rischio di guerre commerciali e di protezionismo, nonché di incremento del debito USA e altri fattori non secondari come Brexit, che oggi appare sottostimato, o l’Italia. In quest’ultimo caso, il pericolo di un’uscita dall’euro per la vicina Penisola appare in realtà sovrastimato, in quanto non esiste in proposito l’alternativa di un referendum al riguardo, a meno di difficili modifiche costituzionali. Certo è però che l’aumento dell’incertezza politica determina un rallentamento dell’attività economica in vari Paesi nel contesto di una crescita al di sotto del suo potenziale e implica un ampiamento della volatilità dei mercati azionari e obbligazionari, sulle divise e sugli spread. In questo clima le obbligazioni convertibili (con la loro doppia faccia come Giano, il dio bifronte degli inizi che può guardare all’interno e all’esterno) con il lato azionario e quello obbligazionario quale scelta possibile, rappresentano una soluzione valida per gli investitori. Tra l’altro Ellipsis, attiva in questo settore da 15 anni, con un patrimonio investito di 2,3 miliardi di euro e gestito da 9 fund managers, rappresenta una degli attori principali in Europa. In un contesto poco trasparente come quello attuale perché legato all’ambiguità delle scelte umane per le decisioni politiche e alle incertezze dei rischi tecnici delle miriadi di società attive su settori diverse, ma uniche per risultati, storia, prospettive, peso delle legislazioni relative e assolute, non basta la diversificazione: occorre una politica attiva e puntuale, non lasciata dunque alla passività degli indici che evidenziano solo una media povera di idee e scelte. Dunque con le convertibili, l’asimmetria dei valori azionari e obbligazionari si fonda in un unicum nascente che viene declinato a seconda delle effettive opportunità dei mercati.

 

Corrado Bianchi Porro

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