Il legno storto della città

All’inizio fu il caos. Per prima la Terra generò, uguale a sé stessa, Urano, il cielo stellato che l’avvolgesse. (Esiodo)

Lanfranco Senn, Università Bocconi, Milano

Siamo con Lanfranco Senn (Università Bocconi) che è stato uno dei relatori al convegno sulla Città che si è svolto alla Regione Lombardia. Più che sul “cosa” sia la città, nella sua relazione ha affermato essere più importante il “chi”. La Città, precisa Lanfranco Senn, è sicuramente un ambiente edificato e gestito istituzionalmente da varie organizzazioni, ma il destinatario e beneficiario finale è il “cittadino”. Ho usato la parola “persona” perché il “cittadino” qualche volta rappresenta una specie di numero anonimo, mentre sappiamo che la persona e le persone che in una città convivono, interagiscono tra di loro e costituiscono gruppi, sono portatori di bisogni economici, relazionali, affettivi, ludici, culturali. Quindi la Città dev’essere la riposta alla molteplicità di questi bisogni. E il concetto di territorialità come lo consideri? Lo interpreto sapendo che oggi il mondo non può essere organizzato entro confini amministrativi. Queste relazioni e le attività di qualunque persona che vive in essa, travalicano sempre quotidianamente, anche più di una volta al giorno, i perimetri amministrativi. Il che vuole però riconoscere che la dimensione anche delle relazioni territoriali è assolutamente fondamentale. La Città intesa come ambito amministrativo, confini comunali e municipali, nella effettiva realtà finisce laddove finiscono le sue relazioni di mobilità, scambio di lavoro, visitatori, turisti, etc. Un’altra cosa molto bella nell’intervento di Senn riguarda l’accento posto sulle relazioni che si costruiscono giorno per giorno. Quindi non si è mai finito di costruirle nè di svilupparle. In effetti conferma Lanfranco Senn, le relazioni umane in generale, ma anche quelle professionali si costruiscono – non si stabiliscono – ma poi vanno curate. Se non le curi, anche con fatica, con la convinzione che la relazione è il fondamento della stabilità, del dialogo, dell’interazione, alla fine disperdi il patrimonio di capitale sociale che una città esprime. Facevo l’esempio, anche all’interno della relazione fondamentale della società che è la famiglia, come un rapporto tra un marito e la moglie dopo 50 anni di matrimonio secondo quanto capita a me, deve essere rinnovato. Quindi la relazione deve essere curata, rinnovata, in parte modificata, in modo tale da poter essere tempestiva e stabilizzata nel tempo. Quindi non solo la crisi del settimo anno, ma rinnovata, ricreata per la durata di un cinquantennio. Allo stesso modo la città è fatta di uomini e gli uomini sono legni storti come disse Kant. Un bambino è forse un legno verde meno ingabbiato di un uomo, ma certo la complessità ha ingarbugliato i rapporti. Dobbiamo dunque intraprendere percorsi che consentano alle cellule sociali di adattarsi in un divenire continuo. In questo senso l’etica della città è l’etica delle persone che la compongono e dunque l’etica dei suoi cittadini. La città, per fare un esempio, è l’etica delle persone nella congestione del traffico. Se si parcheggia in seconda o terza fila, diventa più difficile per tutti districarsi. Di sicuro la capacità di ascolto e tutti i luoghi di dialogo sono bene accetti e vanno salvaguardati.

Corrado Bianchi Porro

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