Il Museo Vincenzo Vela celebra il Dantedì

Il Museo Vincenzo Vela di Ligornetto, in occasione del Dantedì, propone un originale omaggio al Sommo Poeta, svelando alcuni dettagli poco noti dello scultore ticinese ammiratore di Dante; un legame testimoniato dalle sculture che Vela lui dedica e dalla comunanza di ideali che li univa, seppur a distanza di secoli. Inoltre, giovedì 25 marzo, gli interessati avranno la possibilità di recarsi al Museo Vincenzo Vela, davanti all’antica entrata di Villa Vela, per fare o farsi dono di un ritratto, o selfie che sia, con il Sommo Poeta…

 

Vela e Dante a Padova

© Museo Vincenzo Vela – Ligornetto.

Il 7 aprile 1864 il comune di Padova, in occasione dell’approssimarsi della ricorrenza del secentesimo anniversario della nascita di Dante, diede mandato affinché si realizzassero due statue monumentali raffiguranti Dante e Giotto. La scelta sulla mano cui affidare lo scalpello cadde su Vincenzo Vela, scelta probabilmente non casuale visto che, accanto a una fama ormai consolidata, il Sommo Poeta era già stato ripetutamente effigiato dallo scultore ticinese: il busto per il Circolo degli artisti di Torino (1857) è considerato il prototipo di una numerosa serie di repliche in marmo, bronzo e gesso destinate a committenze pubbliche e private.

Per la realizzazione del “Dante” per Padova, come per altre opere, la fotografia costituì per Vela un valido supporto di studio. In un primo tempo le sculture di Dante e Giotto avrebbero dovuto essere collocate all’imboccatura di un ponte del Prato della Valle. Le vedute della piazza cittadina, in cui si trovavano già diverse sculture, servirono a Vela per farsi un’idea del contesto in cui sarebbero state collocate le opere. Su insistenza di Vela, i marmi furono posti sotto il porticato della Loggia Amulea. Inaugurato il 14 maggio 1865, il “Dante” di Padova, in dolorosa meditazione sui destini della Patria, non solo esprime questi sentimenti, ma incarna anche il principale assunto della poetica veliana, quel realismo che fa dell’effigiato sì un simbolo, ma un simbolo che ha un posto reale nella storia e che parla al presente. La committenza aveva però richiesto a Vela una modifica. Nella prima versione, infatti, il poeta reggeva, tra l’indice e il medio della mano sinistra una penna, che non appare più nel modello in gesso e nel marmo del Museo Vincenzo Vela. Si potrebbe dunque ipotizzare che Vela, in seguito alla rinuncia del committente, avesse deciso in un secondo momento di collocare il marmo ormai realizzato a decorazione dell’ingresso della propria Villa Vela.

 

Vela e Dante a Lugano

© Museo Vincenzo Vela – Ligornetto.

Tra i molti destinatari del busto di Dante, si ricorda anche quello che lo stesso Vincenzo Vela fece alla Città di Lugano per ringraziare la municipalità di avergli conferito la cittadinanza onoraria luganese, come spiega un trafiletto della Gazzetta Ticinese (a. LXXIX, n. 163, 11 luglio 1879): «Questa mattina il distinto nostro concittadino sig. Vincenzo Vela faceva una gratissima sorpresa alla nostra città, regalandole il busto del sommo poeta italiano Dante Alighieri. Esso reca la seguente dedica: “Il cittadino onorario Vincenzo Vela, riconoscente, offre al Municipio di Lugano – 1879”. L’opera del valente artista, lavoro squisitissimo in marmo, trovasi esposta nella sala municipale, ove resterà per sempre in memoria del costante affetto professato alla nostra città dall’illustre Cittadino».

 

Vela e Dante a Riva del Garda

Va ricordato inoltre che, nel 1864, l’amico poeta Andrea Maffei si adoperò (purtroppo invano) per l’assegnazione a Vela della realizzazione di un monumento dantesco nella città di Riva del Garda, un progetto dal forte valore politico considerato che nelle terre allora ancora sottomesse all’Austria la ricorrenza dantesca intendeva esplicitare chiari significati indipendentistici e nazionalistici. È palese il sostegno di Vela, anche in prima persona, agli ideali risorgimentali, ragione per la quale non poteva sicuramente sentirsi estraneo a sentimenti patriottici ispirati alle antiche glorie dell’Italia; ma non solo: la vicenda stessa di Dante Alighieri, la sua appassionata sete di verità e giustizia, la sua limpida coscienza politica, l’amore per la Patria come pure un certo anticlericalismo, scorrevano anche nelle vene di Vela, «informato a principii liberali», anzitutto cittadino prima ancora che artista, pronto a prendere «parte per quel popolo che cerca la sua indipendenza dallo straniero, e che tenta di avanzare nella via della libertà e del progresso…».

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