Il pittore Fausto Tommasina alla Fondazione Mecrì

La mostra di Fausto Tommasina presso la Fondazione Museo Mecrì (Minusio, Via Mondacce 207), inaugurata il 4 ottobre 2020, è visitabile sino al 31 gennaio 2021 (da martedì a sabato, ore 14.00 e 17.00; domenica dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle ore 14.00 alle 17.00).  L’ingresso è gratuito.

Le sale museali ospitano un gruppo di opere inedite realizzate di recente mediante la tecnica del pastello dal pittore Fausto Tommasina (1961, Vira Gambarogno). Prosegue dunque l’indagine pittorica di Tommasina tra vedute di paesaggi, atmosfere notturne, nuvole, ritagli di cielo, alberi ed opere ispirate a lavori di grandi maestri del passato.

Fausto Tommasina, “Paesaggio con dune” d’après J. van Ruisdael, 2019.

Il pittore locarnese aveva già sperimentato e utilizzato il pastello in passato, ma mai ad oggi era stata dedicata una mostra con esclusivamente opere realizzate con la suddetta tecnica. Forse spinto e stimolato da una recente visita ad un’esposizione sul pittore siciliano Piero Guccione, Tommasina decide di aprire un nuovo capitolo della sua personale e intima ricerca.

Questi ultimi lavori di stampo naturalista si presentano per certi versi come una sorta di continuazione di quanto sviluppato in precedenza, ritornando anche su tematiche (come le nuvole ad esempio) già trattate negli olii, ma al contempo rivelano una volontà nuova nell’operare. Nuova non nel senso di innovativa, il suo approccio è infatti agli antipodi e, ad un primo sguardo, distante da quanto è considerato oggi “contemporaneo”. Effettivamente, nonostante l’avvento delle avanguardie prima e il mercato dell’arte poi, abbiano generato una grande varietà di intenti e espressioni artistiche dai risultati più disparati, è altresì vero che l’arte tendente al figurativo e al naturalismo sia stata messa al margine di un universo che predilige maggiormente forme di astrattismo votate al nuovo, al “mai fatto prima”. Nella “società liquida” attuale, soggetta ad un perpetuo cambiamento e mai sazia di ciò che è nuovo e innovativo, in cui anche il mondo dell’arte pare soccombere alla logica capitalista, si inserisce dunque, silenziosamente controcorrente, l’opera di Tommasina.

Nell’intimità del suo atelier di Locarno in una condizione di isolamento, in una calma apparente, il pittore dimostra un carattere forte nel perseguire la sua ricerca pittorica. Dall’assidua dedizione emerge un grande coraggio. Ed è infatti una scelta coraggiosa che sostiene l’intero suo lavoro; non solo perché oggi in pochi percorrono la strada del naturalismo pittorico, ma anche perché senza coraggio non si è in grado di affrontare e confrontarsi con alcuni tra i dipinti più importanti dei protagonisti che hanno segnato la storia dell’arte in occidente, il tutto senza peccare di presunzione ma con umiltà e rispetto. È bene chiarire, se già non lo fosse, che l’intento dell’artista non è puramente e strettamente legato alla fedele riproduzione delle opere a cui si ispira, ben maggiore importanza è occupata da una insistente indagine sull’essenza stessa della pittura.

Il pittore locarnese dimostra di aver compreso e saper utilizzare con grande maestria la tecnica, l’intelletto ma anche il sentimento per creare delle atmosfere che a un primo sguardo rivelano paesaggi analoghi al reale, ma che al contempo cercano di lo trascenderlo. Tommasina dipinge cieli stellati, paesaggi notturni e alberi. Soprattutto questi ultimi appaiono quasi come esseri numinosi, capaci di innescare un sentimento di stupore, di incanto che va oltre la mera rappresentazione naturalista. In questi alberi pare rinascere quell’antica e ancestrale devozione. L’opera di Tommasina non è però nemmeno da scambiare per una reminiscenza romantica in cui il paesaggio e la natura si fanno divine e terribili allo stesso tempo. Al centro del discorso, e prima ancora del soggetto rappresentato, per Tommasina sta la pittura. La pittura appunto come strumento conoscitivo del reale e del trascendente. L’opera di Fausto Tommasina scava nelle profondità del proprio essere, del proprio io, in una costante e inestinguibile ricerca intima e personale verso quell’irraggiungibile soffio vitale primordiale, e al contempo permette a chi guarda di distogliere lo sguardo dai lucidi schermi degli smartphone e rivolgerlo al cielo, alle stelle, alle nuvole, fino a scendere sugli alberi e sulla terra.

La mostra è accompagnata da un catalogo con testi della storica dell’arte Alessia Bottaro, Diego Stephani e Fausto Tommasina.

n/a