Il (salutare) contagio della cultura

Palcoscenico di un teatro

Foto: Alice Yamamura / Unsplash.com

Come ci si contagia? Quali sono le situazioni più a rischio? Molti hanno vissuto un’estate da cicale oppure da passeggeri del Titanic. “Ne siamo fuori…”! E via, allegramente. Ancora in ottobre vedevo gente ammassata, tutta rigorosamente senza mascherina, attorno ai tavolini dei rituali aperitivi luganesi. Dopo le ultime restrizioni, i ragazzini incoscienti: “poco male, faremo festa in casa…”. Tanto chi controlla? E anche alle fermate dei mezzi pubblici non tutti si coprono naso e bocca (alcuni pensano ancora che comunque la mascherina vada solo sulla bocca), multe non ne vengono fatte ma neppure i controlli della prima ora. Qualcuno mi chiede: “non hai paura di andare a teatro?”. No, anzi, oggi come oggi, è uno dei luoghi più sicuri che esista. Qui, hanno preso fin da subito la questione seriamente. Il tracciamento è sempre stato un’evidenza, dal momento che la maggior parte degli spettacoli viene prenotata e naturalmente dando le proprie generalità. Ora si è introdotta la biglietteria esclusivamente online. Ci si disinfetta le mani e si pratica il distanziamento. Al LAC, in entrata, viene addirittura misurata la temperatura. Per tutto questo non si capisce il perché del limite di cinquanta posti, sempre meglio che chiudere come in Italia, ma è un peso che grava ancora di più su un settore già messo duramente alla prova nei mesi precedenti. Ed è una misura piuttosto insensata. L’affluenza degli spettatori deve essere misurata sulla capienza della sala, assicurata una volta per tutte la ragionevole e fissata distanza tra le persone. Ancora, chi opera nell’ambito artistico dimostra flessibilità e rapida reattività, ma vorrei sapere quante persone si contagiano frequentando cinema e teatri, piuttosto che i centri commerciali. Non per questo si vuole tracciare una discriminazione. L’economia è importante, ma proprio per tale motivo la cultura va tutelata nel migliore dei modi. E poi c’è anche da sottolineare un altro aspetto, con tutte le cautele possibili: la cultura è un viatico indispensabile di crescita dell’individuo e del cittadino, non solo, ma chi è abituato a frequentarla, spesso ha atteggiamenti più consapevoli e responsabili anche nella vita quotidiana. Dunque dovrebbe essere l’ultima a venire penalizzata.

Manuela Camponovo

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