Il sorprendente “Don Pasquale” di Ticino Musica: quando la lirica incontra il riso

Il “Don Pasquale” di Gaetano Donizetti riproposto dai cantanti, direttori e strumentisti dell’Opera studio internazionale Silvio Varviso per il Festival Ticino Musica.

Uno spettacolo da lasciare senza fiato… proprio quello che non è mancato ai quattro attori-cantanti lirici protagonisti del Don Pasquale, evento inaugurale di Ticino Musica. Il Festival, nato nel 1978 ad Assisi da un sogno illuminato del suo fondatore, Janos Meszaros, e giunto quest’anno alla sua 23esima edizione sotto la guida del figlio, il fagottista Gabor Meszaros, offre un ricco e variegato programma che spazia dalla musica classica a quella contemporanea.

L’atteso concerto d’ouverture si è basato sull’opera buffa di Gaetano Donizetti, il Don Pasquale, messo in scena dal team di cantanti, direttori e strumentisti dell’Opera studio internazionale “Silvio Varviso”, coordinati da Umberto Finazzi per la parte musicale e da Stefanie C. Braun per il concetto scenico. Il capolavoro lirico del genio bergamasco, che ha visto la sua prima a Parigi nel 1843, è stato presentato al Conservatorio della Svizzera italiana di Lugano in una nuova e vincente veste. L’ensemble strumentale, composto da dieci elementi e diretto dall’abile Sándor Károlyi, non solo era sul palco, ma era parte attiva dello spettacolo; espediente, questo, che non solo rende protagonisti anche i musicisti – il cui ruolo, va da sé, è centrale ed arricchisce e completa la pièce – ma libera anche dalle rigide maglie l’opera lirica, di consueto percepita come un genere ostico, elitario e forse persino noioso. Tutto al contrario, il testo di Giovanni Ruffini è stato valorizzato dalle scelte sceniche e dalla grande competenza degli interpreti, che hanno saputo dare rinnovato brio all’opera di Donizetti, accentuandone i passi comici di cui era già ben ricco il testo originale.

La trama su cui si basa lo spettacolo è tanto semplice quanto geniale: il ricco e anziano Don Pasquale designa come suo erede il figlio Ernesto a patto che questi sposi una donna di suo gradimento; il giovane, innamorato della povera e graziosa Norina, non scende a compromessi, provocando così l’ira del padre che decide di diseredarlo e prender lui stesso moglie. Il consigliere fraudolento è il dr. Malatesta, il quale consiglia a Don Pasquale di maritarsi con Sofronia (e in realtà è la stessa Norina). Conquistato dalla timidezza della donna, il ricco protagonista è dapprima entusiasta, tuttavia, una volta firmato il (finto) contratto nuziale, vedrà ben presto trasformarsi la docile sposa in una capricciosa donna. Seguono varie disavventure (non da ultimo il malcelato tradimento di Norina-Sofronia ai danni del marito) che portano alla conclusione: venuto a conoscenza dell’inganno, Don Pasquale perdona tutti e benedice infine le nozze dei due innamorati.

L’orchestra, lo si accennava, è stata coinvolta nello spettacolo: vediamo così, il direttore d’orchestra, invitare dapprima l’arguta e ironica Norina (interpretata dal soprano Renatka Kucharova Ferikova) a provare il suo canto e, in un secondo momento, consegnare la lettera di Ernesto (impersonato dal tenore Felipe Créspedes Sánchez) che ignaro del piano, e credendo la fidanzata infedele, dichiara di voler fuggire (non da Roma, ma dal Ticino!), e sarà poi consolato dal trombettista Giuseppe Cima; e ancora, il direttore d’orchestra lo vedremo poi raccogliere gli occhiali di Don Pasquale (il basso baritono Ranyi Jiang), schiaffeggiato dall’impertinente sposina, che per far impazzire il marito, scialacqua tutto il suo denaro, raddoppiando lo stipendio all’orchestra, di fronte allo sguardo divertito del dr. Malatesta (il soprano Denis Denisov). Il fatto che i musicisti fossero parte dello spettacolo lo suggeriva già un dettaglio: i vestiti di questi – in camicia bianca, papillon e bretelle rosse – era ricordato dall’eguale divisa di Malatesta; inoltre, l’abbinamento cromatico era richiamato anche dagli altri protagonisti, eccezion fatta per il “vecchio” e scorbutico Don Pasquale.

Quest’ultimo, che come si è detto è stato interpretato da Ranyi Jiang, è stato più volte applaudito a scena aperta dagli spettatori, distinguendosi per le sue indiscutibili abilità vocali, ma anche interpretative: le buffe mimiche e le comiche movenze hanno massimamente divertito il pubblico. Numerosi sono stati i momenti in cui gli spettatori presenti alla prèmiere hanno manifestato il loro apprezzamento: quando Norina, impugnando il microfono, cerca di interpretare la parte della sofferente e docile sposa, o quando Ernesto mima i rigidi gesti del padre. Prettamente goliardico è stato però il siparietto comico in cui sono intervenuti tre buffi personaggi (Riccardo FiscatoFrancesco Manessi, Francisco Manuel Rico Ferrández), in occasione del “tradimento” della volubile sposina.

Vi invitiamo dunque a non perdervi questo spettacolo: sarà riproposto domani al Chiosetto di Sorengo, martedì 23 luglio nella Hall del LAC e mercoledì 24 alla Corte del municipio di Bellinzona.

Lucrezia Greppi

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