Il teatro, la danza e il difficile dialogo con il Cantone

Purtroppo si è rivelato un dialogo azzoppato l’incontro di giovedì 29 novembre, a Lugano in una gremita Biblioteca, tra le autorità cantonali preposte alla cultura e gli artisti da palcoscenico. Molte evidentemente le attese. Il primo di una serie di appuntamenti annuali, come è stato dichiarato, era l’occasione per fornire i dati dell’indagine condotta dall’Osservatorio culturale del Canton Ticino su teatro e danza, partita nel 2016 che è anche l’anno di riferimento. Rientra nelle attività statistiche avviate, sul modello di quelle della Confederazione, con la ricerca attorno ai musei. La prossima sarà sulla lettura.

Dopo le introduzioni di Manuele Bertoli e Raffaella Castagnola, Roland Hochstrasser, con l’aiuto di mappe e grafici, si è soffermato sul precedente censimento culturale, che prendeva in esame gli eventi (8485 nel 2017, concentrati soprattutto in aree urbane e, in particolare, nel Sottoceneri), le strutture, il consumo che è influenzato dalle tendenze digitali, quindi flessioni nelle biblioteche, nei concerti o nell’acquisto di musica (ma aumentano le persone che la producono).

Con il collaboratore scientifico Danilo Bruno, si è poi entrati nel merito delle attività in campo teatrale e coreografico. Per ottenere uno specchio della situazione sono stati inviati questionari capillari nel richiedere informazioni dettagliate sull’attività di compagnie e artisti, dalle produzioni all’organizzazione di corsi o festival, prove, tournée, personale tecnico e amministrativo, costi, tipo di contributi, l’autopromozione, il collegamento con altre reti o associazioni, arrivando a sollecitare opinioni su punti di forza o negativi della realtà artistica, per avere anche qualche aspetto qualitativo. 1406 sono gli operatori individuati, il 67% ha risposto, un altro 7% in modo parziale. Il 48% è attivo nel teatro, cospicuo il numero di nuove produzioni nel 2016, ma i 2/3 dichiarano meno di 2000 spettatori. In positivo c’è l’offerta variegata, secondo i soggetti inquisiti, e tra i punti deboli, guarda caso, la mancanza di dialogo con le autorità (che pare sia andato peggiorando) e questioni legate alle sovvenzioni.

Dopo tutto questo, c’era da aspettarsi l’apertura di un dibattito, dal pubblico sono state avanzate alcune domande, ad esempio sui criteri del Cantone per stabilire la professionalità e la qualità dell’offerta da promuovere. Ma le risposte non sono state certo convincenti. Come si formulano i giudizi? Sono le Commissioni e Sottocommissioni che esprimono i pareri e sono insindacabili, così, Manuele Bertoli (aggiungiamo noi: il perché di certi tagli agli occhi degli artisti risultano incomprensibili, inutile chiedere spiegazioni). La discussione è stata frettolosamente troncata e se è questo il concetto di dialogo e di incontro… Non è che l’immagine sia stata molto efficace. Il tentativo di monitorare la situazione ha portato ad una conferma di quello che si sa e si ripete da anni. Resta solo da sperare che questa ricerca diventi realmente la base per una seria e strategica politica culturale.

Manuela Camponovo

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