Il turista di domani

Stiamo avvicinandoci all’estate e le domande più ricorrenti sono: potremo viaggiare, dove andremo e a quali condizioni? Sul Magazine e in questa rubrica ho portato alcune riflessioni anche avvalendomi del parere di esperti, adesso propongo altri spunti riferendomi in particolare alla relazione che Emma Taveri ha tenuto nell’ambito del webinar promosso da Elia Frapolli (v. Magazine del 2 maggio).

Molti operatori turistici non sono rimasti del tutto fermi ma hanno cercato di organizzarsi al fine d’individuare tendenze e destinazioni, alla luce di quanto è successo. Perché una persona che ama viaggiare non vede l’ora di poterlo fare ancora. E questo è un dato di fatto. Da ogni catastrofe possono scaturire delle opportunità. Come dicono gli specialisti, la pandemia ha accelerato trend che erano già in atto. Occorre lungimiranza, consapevolezza, nuove campagne e coinvolgimento a tutto campo anche delle popolazioni locali. Come in ogni altro settore si punta più che mai sul digitale. Quindi siti che sappiano incentivare visite future avendo in primo piano la salute e la qualità delle mete, lasciando da parte prodotti che risultavano già “prima” obsoleti. Le parole d’ordine sono quindi aggiornare le strategie, prepararsi ai cambiamenti. Il 2020 sarà un anno di transizione; i più ottimisti pensano ad una ripresa improvvisa nel 2021.

Occorre analizzare l’evoluzione dei comportamenti alla luce di preoccupazioni urgenti, sanitarie, la ricerca di aria pulita; aumenteranno i prezzi per assicurazioni e sanificazioni; c’è la questione delle certificazioni che richiederanno alcuni paesi. Ci si muoverà in maniera più lenta, potrà mutare anche la stagionalità, ci saranno restrizioni d’ingresso, diverse fasi di ripresa, si preferirà il viaggio domestico, più in treno che in aereo, si avrà meno interesse per i luoghi affollati e quindi di più per l’ospitalità in alloggi piccoli tra la natura, dove si potrà stare isolati. Cambia persino il contenuto della valigia e ci si dovrà affidare molto di più alla prenotazione.

Gli agenti di viaggio dovranno capire le motivazioni, le scelte delle destinazioni come motivazione e sviluppare una grande creatività. Più slancio avranno esperienze particolari, di nicchia, luoghi per pensare e rigenerarsi, la qualità del cibo, la sostenibilità del viaggio in sintonia con l’ambiente. I target si sono moltiplicati, non più solo genericamente famiglie, giovani, anziani, single… Occorre stimolare alle cose più belle da fare e coinvolgere soprattutto una categoria molto interessante, quella dei millennials, una classe creativa, che proviene dalle grandi città, da una vita frenetica e ha voglia di sperimentare e di un viaggio cosiddetto trasformativo, legato alla natura, al benessere, alla sostenibilità. Persone disposte, per ottenere questo, a spendere di più e a prendersi cura del territorio. Si pensa anche a come incentivare un comportamento positivo del viaggiatore. Per non parlare di quelli che scelgono un viaggio per differenziarsi e per il modo in cui potranno apparire sui social media. Già, proprio così… Vanno alla grande anche giardini, paesaggi non banali, il designer delle strutture ricettive, l’agriturismo e location bizzarre, come quella che offre un Natale tutto l’anno, gli eremitaggi, dormire sugli alberi, in un’amaca, nel bosco o in una botte (non sto scherzando, fate un giro sul web).

Capire le motivazioni di un viaggio allora. Ragioni psicologiche: rilassarsi, rigenerarsi, riposarsi; Ragioni interpersonali: conoscere persone, rafforzare legami d’amicizia; Motivazioni di fuga: dal quotidiano; Motivazioni fisiologiche: ricerca di benessere psico-fisico; Ragioni ambientali: vedere posti incontaminati, respirare aria pulita; Motivazioni esplorative: soddisfare il bisogno di nuove esperienze; Ragioni di status: esibire possibilità economiche, uniformarsi; Motivazioni culturali: apprendere nuove cose, arricchirsi culturalmente.

Il mercato dei Millennials (nati tra gli anni 80 e 90) vale 200 miliardi di dollari e nel 2025 saranno i tre quarti della forza lavoro globale. Cercano servizi facili da trovare e prenotare; contenuti di qualità con linguaggio giovane, grafica accattivante sui propri canali preferiti; Il 97% posta un’esperienza positiva di viaggio sui social; il 57% ha deciso il suo prossimo viaggio sulla base di UGC (contenuti generati dagli utenti stessi nelle reti sociali, attraverso blog, forum, post…) ; Il 92 per cento si fida più degli earned media (il concetto si riallaccia al precedente, detto rozzamente: informazioni o pubblicità non a pagamento, come il flusso del passaparola) che di altro tipo di advertising; Il 90% vive in città, fa un lavoro creativo, da architetto, designer, manager. Attratto dal design e dalla cultura, dalla cura nei dettagli, dai viaggi trasformativi ed esperienze uniche, è uno dei segmenti più interessanti per l’industria del turismo nei prossimi dieci anni per capacità di spesa e attenzione alla qualità e alla ricercatezza. Secondo una ricerca di Skift, il 72% valuta importante l’esperienza dell’alloggio, il lifestyle e i valori del brand. Cercano nel viaggio il benessere, gli adulti dai millennials in su. E come detto spesso la loro scelta si basa su come potrebbe apparire nei social…

Nel frattempo, a qualsiasi categoria apparteniate, monitorate la situazione alle frontiere, se non volete finire in quarantena, armatevi di mascherine, disinfettanti e una buona dose di pazienza e… partite, se potete.

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