Firenze, il via al restauro della Pietà di Michelangelo

Il Museo dell’Opera del Duomo di Firenze si trasforma in cantiere aperto, e lo fa sotto gli occhi di visitatori e dei turisti, perché parte il restauro della Pietà di Michelangelo: l’opera che lui stesso tentò di distruggere.

Pietà Bandini.

Michelangelo Buonarroti ha iniziato a scolpire l’opera nel 1547, ormai ultrasettantenne, si tratta quindi di una delle sue ultime sculture; oggi, il restauro della Pietà è affidata alle cure di Paola Rosa (già esperta di opere michelangiolesche) e della sua equipe.
«In passato la Pietà è stata oggetto soprattutto manutenzioni ma sono sempre state considerate operazioni di routine – spiega Rosa – L’attuale restauro riguarda l’aspetto estetico, mediante una cauta ripulitura». L’approccio sarà minimo: sarà rispettoso della visione ormai consolidata di una superficie visibilmente ambrata della Pietà, un cambiamento cromatico dovuto probabilmente a un intervento ottocentesco per realizzare un calco. L’obiettivo è quindi quello di migliorare la lettura del capolavoro.

L’opera è carica di vissuto e sofferenza (a differenza di quella giovanile vaticana e la successiva Rondanini): il corpo del Cristo è sorretto non solo da Maria ma anche da Maddalena e dall’anziano Nicodemo, a cui Buonarroti dà il proprio volto. Il capolavoro era destinato a un altare di una chiesa romana, ai cui piedi l’artista avrebbe voluto essere sepolto, ma l’opera ha avuto storia fatta di ripensamenti; difatti, Michelangelo non solo non la finì, ma in un momento di sconforto tentò di distruggerla e alla fine ne fece dono al suo servitore Antonio da Casteldurante. Quest’ultimo, dopo averla fatta restaurare da Calcagni, la vendette per 200 scudi al banchiere Francesco Bandini, famiglia da cui la Pietà prende anche il nome per distinguersi. Di mano in mano la scultura arriverà poi a Firenze nel 1674, dopo essere stata acquistata da Cosimo III dei Medici, granduca di Toscana, per finire prima nei sotterranei della Basilica di San Lorenzo poi in Cattedrale e infine nel 1981 nel Museo dell’Opera del Duomo: un trasloco per non arrecare disturbo al culto data la grande affluenza di visitatori e per ragioni di sicurezza.

Il termine del restauro della Pietà, finanziato dalla Fondazione Friends of Florence, è previsto entro l’estate 2020.

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