Intervista con un accompagnatore turistico

Una delle realtà anche economiche, oltre che esistenziali, più colpite dagli effetti della pandemia è il turismo. E allora abbiamo intervistato una persona che per professione vive di questo, Gianluca Niero, veneto, autore del libro Un uomo in partenza. Memorie di un accompagnatore turistico (Linea Edizioni, Padova), per capire, a livello privato e lavorativo, quali siano oggi le sue impressioni e aspettative. Tra l’altro la sua “stagione” inizia a Pasqua, portando in giro per l’Italia inglesi e francesi. Mentre d’estate è sul treno Zarengold che viaggia tra Mosca e Pechino e viceversa.

Gianluca Niero di fronte al monumento che celebra l’arrivo della Transiberiana a Vladivostok.

Come vive un accompagnatore turistico questa situazione?

Fin dall’inizio ho avuto una sorta di rivelazione e ho messo una croce sul 2020, in questo c’è una parte di razionalità e anche, certo, di pessimismo, ma credo di aver visto bene, quindi non mi faccio illusioni e con la mente mi proietto direttamente al 2021. Del resto è dal 1990 che pratico questo mestiere, trent’anni, e un’eccezione di questo tipo si può anche accettare.

Come trascorre le giornate?

Il problema non è adesso. Adesso, in questo periodo, sto ancora facendo la vita che avrei fatto senza questa pandemia. Il problema verrà dopo perché mancherà il lavoro, in un doppio senso, perché mi dispiacerà non farlo, andare a spasso ed essere pure pagato non lo considero neanche un vero lavoro, e mancheranno i soldi. Essendo poi un free-lance non potrò contare neppure su alcuna copertura.

Però, come tutti, è costretto a delle limitazioni…

Certo. Mi hanno chiuso la biblioteca e anche la piscina e questo mi dispiace parecchio. E ora non posso nemmeno più fare delle passeggiate, via via sempre più ridotte. Arrivati al momento odierno si ha il permesso di uscire solo restando nell’area di duecento metri dalla propria abitazione e naturalmente da soli.

E dopo? Dove le piacerebbe andare?

Pensando ai prossimi viaggi e vedendo documentari televisivi, già da qualche anno ho preso coscienza che non potrò visitare tutti i posti che vorrei, questo tipo di consapevolezza aiuta a non sentirsi troppo infelici. Mi manca il viaggiare? Si e no, riesco a farmene una ragione. È l’unica difesa che si può avere in questo momento. Quando tutto sarà finito, resteranno i desideri in sospeso, ma mi basterebbe poter fare quello che avevo programmato, un giro in bicicletta sul delta del Po o lungo il Piave.

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