Italia, la festa della Liberazione è “virtuale”
Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare. (Liliana Segre)
Per la prima volta l’Italia si ritrova a festeggiare l’anniversario della Liberazione (25 aprile 1945) in quarantena. L’emergenza Covid-19 ha portato molti italiani, e non solo, a celebrare diverse festività in casa viste le direttive imposte in merito alla pandemia del momento; e per la Penisola anche la festa della Liberazione non è da meno.
È il 25 aprile 1945 quando il dominio nazifascista crolla definitivamente: Mussolini viene catturato dai partigiani (e in seguito fucilato il 28 aprile) e inizia il declino delle forze tedesche in Italia (la resa il 29 aprile). Con la liberazione del nord Italia, si modificano tutti gli equilibri politici e l’entrata in scena delle forze che si sono sviluppate nella lotta partigiana (vento del nord) porta – nel giugno dello stesso anno – alla costituzione di un nuovo governo con la partecipazione di tutti i partiti, presieduto da uno dei più importanti esponenti della Resistenza e del Partito d’Azione: Ferruccio Parri.
Oggi, sembra quasi surreale che una data così simbolica venga trascorsa chiusi tra le mura di casa o al massimo nel proprio giardino e/o balcone; eppure, per gli italiani sarà proprio così: per la prima volta, la festa della Liberazione è totalmente privata e virtuale. Niente grigliate con amici e parenti, niente scampagnate, niente gite al lago, in montagna o al mare. Si dovrebbe però, cogliere l’occasione per riflettere realmente sull’importanza di questa data: Cosa ha significato? Quali sacrifici sono stati fatti? Chi li ha fatti? E per cosa, ma soprattutto per chi? Comprendere a fondo che la libertà è stata conquistata.
Diverse persone attraverso i propri canali social non ha nascosto il proprio sconforto nel non poter circolare liberamente a causa delle recenti misure precauzionali: «Mi mancano le mie passeggiate» scrive qualcuno, «Rispetto le direttive di quarantena, ma confesso che mi manca essere libero di uscire» scrive qualcun altro. Frasi capibili e per nulla condannabili, però questa quarantena può anche essere un’occasione per imparare a essere migliori, a non dare per scontato piccole e grandi cose, a valorizzare il passato e a non dimenticarlo; perché il sapere è un’arma.
Pietro Calamandrei, politico italiano, una volta disse che “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”.
Maria Elisa Altese