John F. Kennedy, a 57 anni dalla morte è ancora amatissimo

Oggi, domenica 22 novembre, gli Stati Uniti sono in ginocchio, trovandosi ad affrontare una pandemia, il peso di una sempre più accentuata questione razziale, un sistema elettorale messo in discussione e una crisi politica e sociale non di poco conto. Insomma, l’America non risplende più così tanto vista da lontano, ma nemmeno da vicino. Osservando giorno per giorno le dinamiche e le faccende che animano questa recente elezione presidenziale non si può non volgere uno sguardo al passato, e proprio oggi è un uomo che spicca più di tutti: John Fitzgerald Kennedy.

John F. Kennedy (comunemente chiamato dagli americani JFK) perse la vita esattamente 57 anni fa: il 22 novembre del 1963. Quel giorno John e la moglie (Jacqueline Kennedy Onassis) erano in Texas, più precisamente a Dallas, le strade erano affollate di persone tutte radunate per poter salutare e vedere i Kennedy passare con l’auto presidenziale. Poi, intorno alle 12.30 la macchina si dirige a Dealey Plaza dove improvvisamente si sentono degli spari indirizzati proprio a lui, a JFK. Viene colpito al collo e alla testa e il suo corpo cade su quello della moglie. Immediatamente trasportato all’ospedale Parkland Memorial, ma per John non ci fu nulla da fare e alle ore 13.00 viene dichiarato ufficialmente morto. La sua morte provocò grande dolore non solo per molti cittadini americani ma anche per diversi cittadini del mondo, e non mancarono nemmeno i complottisti sui moventi dietro al suo assassinio. La situazione divenne ancora più misteriosa nel momento in cui il presunto assassino, Lee Harvey Oswald, fu ucciso a sua volta due giorni dopo (ancora prima di poter essere portato in tribunale con le accuse di omicidio). Le indagini sull’assassinio di Kennedy conclusero che Oswald aveva agito da solo senza complici, ma questo non convinse del tutto e portò molti a mettere in dubbio la conduzione delle indagini che, ancora oggi, sono oggetto di critiche e perplessità.

JFK TRA I PIÙ AMATI PRESIDENTI AMERICANI

John F. Kennedy è considerato da molti esperti del mondo politico e storico un buon presidente, ma di certo non il migliore degli ultimi decenni, perché, seppure molto amato dagli americani, le sue scelte durante la presidenza non sono state sempre tra le migliori. Ricordiamo: l’invasione della Baia dei Porci della Cuba comunista è stata solo una di una serie di tentativi falliti di annullare il regime di Fidel Castro; l’incontro fallimentare con Nikita Khrushchev durante la Guerra Fredda e l’avvio dell’intervento in Vietnam. Ma John fece anche cose positive, come l’abile gestione della crisi missilistica cubana nel 1962; ha lanciato una campagna per un progetto di legge sui diritti civili il cui scopo era quello di porre fine alla segregazione razziale; ha proposto un disegno di legge sul diritto di voto e programmi federali per fornire assistenza sanitaria agli anziani e ai poveri; seppure poche di queste proposte diventarono legge durante la sua presidenza (ma solo dopo), furono comunque dei passi verso la direzione giusta.
Ma nonostante i fallimenti, Kennedy è lodato dagli americani, considerato un leader carismatico e ricordato come simbolo di perseveranza e speranza. Ma cosa realmente ha reso questo uomo così immortale nella mente dei suoi connazionali?
Probabilmente il fatto che fosse il presidente più giovane mai eletto e il primo nato nel XX secolo, il quale ha avvicinato una nuova generazione al mondo politico; poi, il fatto che fosse molto abile davanti alle telecamere ha sicuramente aiutato, attraverso la televisione infatti JFK è entrato nelle case degli americani, con eleganza e sottigliezza attraverso quei discorsi – che diventeranno indimenticabili – chi si scorda il suo: “Non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”.
Simboleggiava la speranza di molti in un periodo storico dove l’America si sentiva persa e vedeva nel giovane presidente colui che avrebbe portato gli Stati Uniti verso nuovi successi e orizzonti. Anche per la comunità afroamericana era diventato un simbolo di speranza, qualcuno che richiamava all’uguaglianza e ai diritti umani (Il Civil Rights Act del 1964). Un uomo sicuramente ricco di idee e pieno di ideali, che però infastidiva anche molti, e proprio per questo tanti hanno pensato a un complotto quando venne assassinato. La versione ufficiale dell’omicidio viene ancora oggi messa in discussione: c’è chi avanza teorie sulla mafia, chi invece sui servizi segreti; insomma, tanti pensieri ma poche le prove concrete.
Una cosa è sicura: John F. Kennedy ha diffuso positivismo tra gli americani, anche a chi non ha votato per lui. Molti lo descrivevano come: “una ventata di aria fresca”, con lui molti americani erano tornati a credere nella propria Nazione, tanto che oggi davanti ai recenti avvenimenti post-elettorali, c’è chi sarcasticamente scrive: “Cercasi un John F. Kennedy disperatamente”.

MEA

La sequenza dell’attentato nel filmato di Abraham Zapruder

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