Jojo Rabbit, una satira anti-odio sul nazismo

Un film che racconta il nazismo e la Seconda guerra mondiale in modo nuovo, diverso, innovativo. Si intitola Jojo Rabbit il film del regista neozelandese Taika Waititi (What We Do In The Shadow), ed è il film d’apertura del 37° Torino Film Festival; ha inoltre vinto il premio del pubblico a Toronto (Canada), e arriverà nelle sale a gennaio 2020.
Questa commedia un po’ “dark” ha un intento morale ben preciso: «Non volevo fare un film zuccheroso sul nazismo, ma piuttosto una satira anti-odio» spiega il regista Waititi, che nel film interpreta lo Hitler.

Il film racconta la storia di Jojo (Roman Griffin Davis), un ragazzino di dieci anni nella Germania nazista ormai prossima alla sconfitta, un ragazzino irriducibilmente fedele al Führer, tanto da averlo come amico immaginario. Dopo un incidente durante l’addestramento il giovane, che sembra uscito da Moonrise Kingdom di Wes Anderson, scopre che la madre (Scarlett Johansson) offre rifugio ad una ragazza ebrea. È troppo per lui. Molte delle sue convinzioni cominciano a sfaldarsi, mentre è sempre più frequente in Jojo la domanda: cosa significa davvero essere nazisti? In fondo Jojo, questa una delle tesi del film, è solo un ragazzino che non sa neppure esattamente quello che pensa in un mondo più grande di lui. Per lui e il suo amico Yorki, ci sarà comunque ancora il tempo per la redenzione, mentre il vecchio sistema in cui sono cresciuti crolla sotto gli attacchi degli alleati.

Non è la prima volta che Hitler e il Nazismo vengono raccontate al cinema, ricordiamo il capolavoro il Grande dittatore di Chaplin o anche il premio Oscar La vita è bella di Benigni, poi ancora Bastardi senza gloria di Tarantino, e molti altri ancora. Insomma, una linea di film che hanno portato sul grande schermo il tema dell’odio e del razzismo. Nel caso dell’Hitler di Waititi la figura del dittatore ha una chiave molto macchiettistica, in fondo è solo la proiezione di un bambino.

In un’intervista a Toronto il regista Taika Waititi, sangue maori, russo ed ebraico, commenta: «Mi sembra oggi di rivivere gli anni Trenta, quando la gente mormorava per strada: “Hey, dopo la Prima Guerra Mondiale non commetteremo più gli stessi errori. Il mondo sarà un posto migliore”. Un’illusione. Sta succedendo di nuovo. L’ignoranza e l’arroganza sono un grosso difetto del genere umano. Azzerano la nostra memoria. Ecco perché è importante mettere in circolo esempi come Jojo. Dobbiamo trovare un modo nuovo di reagire e raccontare la storia con S maiuscola; ma soprattutto di farci ascoltare dalle giovani generazioni». Mentre a Torino il giovanissimo attore Griffin Davis – che interpreta Jojo – confessa: «Quando a scuola ci hanno fatto vedere La vita è bella di Benigni nessuno conosceva i lager, tranne un mio compagno che aveva letto Il bambino con il pigiama a righe». E continua «Il messaggio del film è che ognuno deve guardare la vita con i propri occhi. In questo caso il film insegna ai bambini, con umorismo, cos’è stata la Seconda guerra mondiale».

 

 

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