La “Breve storia del segnalibro” del bibliofilo Massimo Gatta

È possibile scrivere la storia del segnalibro? il bibliofilo Massimo Gatta si è di recente cimentato in questa impresa. È fresco di stampa Breve storia del segnalibro, edito il 26 gennaio 2020 per Graphe.it edizioni, nella Collana Parva.

Cosa usate per tenere il segno, quando momentaneamente interrompete la lettura di un libro? Avete mai prestato davvero attenzione a quell’oggetto (biglietto del tram, fiore essiccato, laccetto di seta…) che vi permette di ritrovare il punto in cui vi eravate fermati? Fra il segnalibro d’emergenza (come la classica e vituperata “orecchia”) e quelli pregiati, pensati come elementi da collezione, passa un mondo che non merita soltanto curiosità classificatoria, ma una considerazione che non è troppo definire filosofica; proprio con questo termine, infatti, l’autore – esperto degli aspetti paratestuali del libro – descrive il segnalibro come «un elemento filosofico prima ancora che materiale». Oltre alla puntualità della prospettiva storica, un ricco apparato di note e una nutrita bibliografia rendono questo saggio limpido e prezioso, mai pedante e tra i rarissimi contributi dedicati all’argomento.

Massimo Gatta (Napoli, 1959) è bibliotecario dell’Università degli Studi del Molise e studioso di editoria del Novecento, tipografia privata e bibliografia. Ha collaborato al supplemento domenicale de Il Sole 24 Ore, scrive su numerosi periodici di settore e per l’editore Palladino ha diretto la Collana “DAT – Documenti d’Arte Tipografica”. È inoltre direttore editoriale della casa editrice Biblohaus, specializzata in bibliografia e bibliofilia, e autore di circa 500 pubblicazioni.

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