La “Dolce Vita”, un film girato… domani

“Se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse qualcosa potremmo capire”

«I film di Fellini non solo sviluppano temi di grande attualità; addirittura, li anticipano». Inizia così la magistrale interpretazione della Dolce Vita del critico cinematografico Maurizio Porro, regalata, venerdì sera, a un Cinema Otello pieno e appena riaperto – pur con il distanziamento sociale, almeno cento persone –, in occasione dell’iniziativa “Sognando con Fellini”, l’omaggio tutto locarnese che la Pasticceria Marnin, di Arno e Franca Antognini e il Cinema Otello di Ascona fanno al grande regista nell’anno centenario della sua nascita.  Presente con Porro sul palco Nadia Dresti, direttrice della Film Comission, Michela Ris, Capo Dicastero Finanze e Cultura Ascona, e Stéphane Marti, Presidente della Fondazione Fellini di Sion. Quest’ultimo, assieme a Porro, ha conosciuto di persona Fellini; insieme, lo ricordano come un uomo di grande spirito, poco incline, in vero, a parlare dei propri film.

«Non esistono –  sottolinea Porro – film che hanno diviso il pubblico tanto quanto la Dolce Vita. La storia del cinema, per me, conosce una sola scansione: c’è un tempo prima della Dolce Vita e c’è un dopo. Con questa pellicola il grande pubblico scopre il cinema d’autore. Certo, c’erano già Visconti e Antonioni con L’Avventura, ma l’immaginario collettivo viene cambiato dalla Dolce Vita».

Cambiamento o, forse, sconvolgimento. Inutile ricordarne la trama: il regista descrive, con un’abilità di pochi, la Roma dello sfarzo e del lusso. Racconta le notti romane tra i locali della centrale via Veneto e il divismo di quegli anni. Protagonista è Marcello Rubini, giornalista bello e meschino, un Marcello Mastroianni che si lascia trasportare e condizionare dalla mondanità della Capitale. La pellicola vincerà un Oscar per i migliori costumi e la Palma d’oro a Cannes. «Quando accade un fatto culturale così – commenta Porro – tutti vogliono dire qualcosa. Anche nelle frange più cattoliche, nonostante molto dissenso, a un certo punto si era levata, da parte dei gesuiti milanesi, una voce di consenso. Pasolini, del resto, ne avrebbe parlato come di un “grande film cattolico».

Della pellicola, in particolare, Porro ammira «i movimenti della macchina da presa, la grande forza immaginifica del Fellini e gli assembramenti di parole messi sulle labbra dei suoi protagonisti: poetici, ma mai retorici».

Fellini, infine, «non è solo il fanciullino pascoliano, il cantore dell’infanzia che ha raccontato se stesso in Otto e mezzo; ha raccontato l’Italia. La parte autobiografica forma un dittico con questo altro tipo di racconto. È il racconto del mutamento sociale e morale che l’Italia di lì a poco avrebbe vissuto. Anticipa, per esempio, la figura dell’intellettuale cattolico in crisi, tormentato. Il fatto stesso di vivere una crisi tanto profonda da non riuscire più a scrivere diventa il film stesso».

«Siamo confrontati – conclude Porro – con un grandissimo reporter, sofferto, profondo, complice. Fellini non è solo attuale; è eterno. Non invecchia di un secondo, i suoi film sembrano girati…domani».

Tre le prossime date previste per “Sognando Fellini”: venerdì 11 settembre, ore 20.45, la proiezione di Roma; giovedì 17 settembre, Ginger e Fred e venerdì 25 settembre La strada. Le informazioni sulle modalità di occupazione dei posti in sala presso il Cinema Otello, possono essere richieste telefonando allo  091 791 03 23 o  a partire dalle 20.00  o cliccando su www.otelloascona.ch. Alla pasticceria Marnin, in Piazza S. Antonio a Locarno, inoltre, una speciale rassegna di dolci e golosità ispirate ai cibi più amati da Fellini, assieme a una mostra fotografica con alcuni documenti d’archivio provenienti dalla Fondazione Fellini di Sion.

Laura Quadri

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