La poliedrica carriera di Gigi Proietti

Per uno strano scherzo del destino l’attore romano Gigi Proietti, che spesso ironizzava sulla sua data di nascita, è scomparso il 2 novembre, nel giorno dei suoi 80 anni. È morto per gravi problemi cardiaci, dopo essere stato ricoverato in terapia intensiva in una clinica romana. Maestro di cinema, teatro e tv, in oltre 50 anni di attività ha collezionato film, spettacoli teatrali e fiction, sia come attore sia come regista. Una carriera poliedrica e universale per l’attore romano, noto per le sue doti di trasformista: fu anche un comico, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, direttore artistico e cantante. Sempre in prima linea nella difesa dell’arte dello spettacolo, nel 2019 l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata gli aveva conferito il titolo di Professore Emerito Honoris Causa, occasione in cui Proietti aveva ricordato che «il teatro andrebbe curato di più dalle istituzioni». Il talentuoso attore è considerato uno dei massimi esponenti della storia del teatro italiano.

Gigi Proietti nelle vesti di Mangiafuoco nel “Pinocchio” di Garrone.

Dopo aver lavorato in spettacoli di cabaret ed essersi occupato di doppiaggio, esordì in teatro partecipando con il Teatro Stabile dell’Aquila al Coriolano di Shakespeare, a Il dio Kurt di Moravia, a La giungla delle città di Brecht. Nel 1967 iniziò la carriera cinematografica con i registi Lumet (The Appointment), Festa Campanile (La matriarca), Brass (L’urlo e Drop-out), e dal 1968 fu chiamato a far parte di vari sceneggiati televisivi, tra cui I grandi camaleonti di Zardi, Il Circolo Pickwick di Dickens diretto da Gregoretti, Piccoli borghesi di Fenoglio. Tornò al teatro nel 1971 accanto a Rascel nella commedia musicale Alleluja, brava gente!, interpretazione che gli valse la Maschera d’argento. Riprese l’attività cinematografica con Monicelli (Brancaleone alle Crociate), Bolognini, Lattuada e Petri (La proprietà non è più un furto). Dopo vari show televisivi e il grande successo del recital A me gli occhi, please (1976-78), inaugurò nel 1978 la gestione diretta del Teatro Brancaccio di Roma col Gaetanaccio di Magni. Fu regista e interprete di Come mi piace (1982-84), portato nei teatri contemporaneamente a Caro Petrolini (1982-83). Il 1984 fu l’anno del Cirano di Rostand, personaggio di cui Proietti ha privilegiato più la travolgente vitalità che la dolorosa interiorità. Con Coltorti e Gregoretti è l’artefice anche di Per amore e per diletto (1986-87). Nell’ottobre 1988 assunse la direzione del Teatro Stabile dell’Aquila, curando la regia di Guardami negli occhi, di Feydeau. Nel 1989 interpretò il musical di Magni I Sette Re di Roma e nell’estate portò alla rassegna Taormina Arte Kean di Simons, come regista e unico interprete. Nel 1991-92 ha scritto con Lerici e interpretato al Sistina di Roma e al Manzoni di Milano Leggero leggero. Altre sue attività sono state un ciclo di letture al Piccolo Eliseo di Roma e tre regie di opere liriche: Tosca di Puccini (Pisa, 1983-84), Falstaff di Verdi (Ginevra, 1985-86) e Le nozze di Figaro di Mozart (Spoleto, 1986-87).

L’ultima apparizione di Gigi Proietti sul grande schermo sarà in Io sono Babbo Natale di Edoardo Falcone, annunciato, sempre che i cinema riescano a riaprire, per il 3 dicembre.

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