La scoperta delle diversità

Gioiva la folla come i contadini scorgendo dalla cima del monte l’arcobaleno che beve l’acqua dall’immensa distesa del mare allorchè la divina pioggia bramano (Quinto da Smirne: seguito dell’Iliade).

Paolo Monari al convegno “Città: ma quale?”

Paolo Monari è stato uno degli ispiratori, con Andrea Villani e Gianni Verga, del Convegno sulle Citta che si è svolto a Milano e ha diretto il gruppo di studio dedicato al modello ideale di città. La città cioè come luogo di dialogo all’interno della quale gli interessi contrapposti si coagulano trovando una mediazione. La città tradizionalmente è stata trattata come un manufatto, il costruito (anche perché essendo la costruzione difficile, l’umanità ne aveva bisogno ed è importante capir bene come edificare). Però questo ha portato a considerla più come ferro e cemento che non comunità dell’uomo. Ma tale aspetto è la sua sostanza ed essenza. È il modo in cui l’uomo vive la sua socialità e anche il suo essere individuale. Perché l’essere individuale è tanto più ricco e pieno quanto più ha relazione con le altre persone. La città è proprio luogo delle relazioni. È il luogo dove l’uomo che non vuole vivere da solo, vive sia la propria individualità che la propria socialità. Da questo punto di vista il concetto urbanistico tradizionale della città si arricchisce perché la città è un sistema vivente. Non è solo un sistema fisico che obbedisce alle leggi della meccanica, dinamica e scienze “esatte”, ma anche un sistema umano che obbedisce a norme diverse. Ancora poco conosciute e soprattutto poco attuate, nel senso che l’uomo può fare molto più e meglio. Siamo già grati di quello che abbiamo ed è difficile capire il molto di più che potremmo avere e dare se riuscissimo a utilizzare la ricchezza del contributo delle persone. D’altra parte, veniamo da secoli di storia in cui il cittadino era un’entità che godeva della città, cui non contribuiva per nulla. Il nuovo modo di pensare e modellare la città è utilizzare le risorse disponibili e tutto il contributo che le persone possono dare quando non solamente sono legate al proprio privato. L’opposizione è stata una grande scoperta che ha avviato alla democrazia: poter dire il contrario di quanto dice l’autorità. Tale il nuovo modello di città dove è vitale tanto l’innovazione quanto la conservazione, col miglior accoglimento “possibile” e col miglior restringimento “possibile. Bisogna sviluppare i valori della consapevolezza di unire le forze. Ci sono tentativi in atto. Ma ci danno da sperare perché abbiamo ancora davanti un grosso potenziale. Non dobbiamo aver paura delle diversità. È un banco di prova della città. Buona è quella collettività che sa valorizzare e utilizzare tutte le sue componenti. Quindi città di persone oltre che di collettività e città che sa arricchire tutte le molte dimensioni delle persone: fisica, sportiva, cognitiva, sentimentale , emotiva, relazionale, estetica, ludica, realizzativa, spirituale. La città è tanto più tale quanto più capace di mettere ogni singola persona nella condizione di vivere la sua vita nella maniera più dignitosa e piena. Quindi è indispensabile che il lavoro diventi l’elemento portante perché senza lavoro non c’è benessere economico né possibilità di svilupparsi come individuo, né di partecipare alla collettività.

Corrado Bianchi Porro

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