La scultura protagonista al MASI

Dal 2 ottobre al 16 dicembre 2018 il Museo d’arte della Svizzera italiana presenta un nuovo allestimento della propria collezione, che pone a confronto una selezione delle più significative sculture, nate in tempi e contesti diversi. L’ingresso è gratuito e aperto al pubblico.
L’allestimento, curato da Elio Schenini, si compone di una trentina di sculture – realizzate tra il 1500 e il 2018 – e alcuni video appartenenti alla collezione del Museo d’arte della Svizzera italiana. La molteplicità di stili e tecniche che caratterizzano le opere selezionate, offrono al visitatore una panoramica sull’evoluzione del linguaggio plastico, mettendo in risalto il patrimonio artistico del Museo.

Hermann Scherer, Erschrockene Frau, 1926, Legno di pioppo parzialmente dipinto 110 x 26 x 35 cm 28 cm, MASI, Lugano, Deposito dell’Associazione ProMuseo

Il percorso espositivo si sviluppa in quattro distinti “momenti scenografici” e si apre con uno dei capolavori di Vincenzo Vela, La desolazione (1850), commissionato allo scultore ticinese dai Fratelli Ciani in onore della madre defunta, ma subito diventata agli occhi dei contemporanei un lapidario commento alla situazione italiana dopo il fallimento dei Moti del 1848. In dialogo con il video di Andrea Crociani A Corrupt Method (2013), la scultura di Vela proietta su di noi il suo sguardo dolente, ancora attuale.

Seguono una serie di figure – da Carne altrui di Medardo Rosso (1883), al Busto virile paludato di Tommaso Rodari (1490-1500), dalla Erschrockene Frau di Hermann Scherer (1926) all’Expulsion di Kiki Smith (2002), dall’Orfeo di Arturo Martini (1925-1930) all’Emadam Ed Ruodapmop di Christian Gonzenbach (2011) – convocate come altrettante presenze attorno alla figura del fanciullo dormiente di un fortunato soggetto dello scultore Antonio Chiattone, intitolato Il riposo (1881).

Il Miracolo III del 1956 di Marino Marini introduce a una sezione dominata invece dalla tensione verso l’alto, dall’anelito verso la luce, dalla lotta contro la gravità che, fin dalla sua origine, ha posto l’umanità sotto il segno della verticalità. Qui si trovano opere come Germination di Ossip Zadkine (1952), S’élevant di Jean Arp (1962), Castello di Carlo Cotti (1971), Fonte dei passeri di Ettore Spalletti (1989). In questa sezione figura anche una delle ultime opere entrate a far parte della raccolta del MASI, ovvero StillStand (Sterne rauchend) di Alicja Kwade (2018), recentemente acquisita grazie a ProMuseo, l’Associazione Amici Sostenitori del Museo d’arte della Svizzera italiana.

Infine l’ultimo atto della mostra: il monumento al navigatore Alain Colas progettato da Thomas Schütte nel 1989, rievocazione artistica della misteriosa scomparsa nell’Atlantico del marinaio francese avvenuta nel 1978.

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