La sete di conosc(i)enza di Fabiola Gianotti e Paolo Giordano

Il primo incontro di “Arti liberali” al LAC. Da sin.: Paolo Giordano, Fabiola Gianotti, Sandra Sain.

«Un nuovo format che coniuga la forma teatrale ad un’azione divulgativa», teso ad «avviare una riflessione comune sul grande trauma causato dalla crisi pandemica»: così era stato presentato “Arti liberali”, concepito dal direttore artistico del LAC Carmelo Rifici, e inauguratosi ieri con la scienziata Fabiola Gianotti e lo scrittore Paolo Giordano. Un format teatrale che «si avvale di una scenografia creata ad hoc allestita in Sala Teatro», e al contempo un format televisivo firmato RSI, dalla diretta online alla messa in onda degli incontri nel corso del 2021 e alla conduzione, affidata a Sandra Sain, responsabile produzione di Rete Due. Più che «un nuovo modo di pensare il teatro», “Arti liberali” è effettivamente un prodotto televisivo. La Sala Teatro del LAC, immersa nel buio e illuminata da fasci luminosi, è stata il palcoscenico dei due prestigiosi ospiti: la direttrice generale del CERN Fabiola Gianotti e lo scrittore Paolo Giordano, vincitore del Premio Strega con il suo primo romanzo, La solitudine dei numeri primi. L’attenzione è stata riservata alle biografie dei due relatori, più che sulle urgenze del nostro tempo, tema comunque affrontato e su cui ci soffermeremo.

Fedele alle premesse iniziali è stata la riflessione sul ruolo delle “arti liberali” e delle “arti meccaniche” nel mondo moderno, e in particolare la fruttuosa sinergia che ne scaturisce se esse sono concepite come complementari e non come due saperi inconciliabili. Una conferma in tal senso si trova nei profili dei due ospiti: una scienziata con alle spalle studi classici e un diploma in pianoforte, e uno scrittore con laurea specialistica e il dottorato in fisica teorica. Lungi dal considerarle come incidenti di percorso, sono state esperienze che li hanno arricchiti e che hanno contribuito a creare la loro visione del mondo in egual misura, tanto gli studi scientifici quanto quelli umanistici. Sulla necessità di una formazione completa per le nuove generazioni si è soffermata Gianotti, la quale ha sottolineato che oggi i giovani sono chiamati a specializzarsi in ambiti sempre più definiti, ma un domani potrebbero ritrovarsi senza lavoro: la metà degli impieghi saranno soppiantati da macchine, e il miglior strumento per adattarsi è una cultura completa. Spesso consideriamo la scienza come qualcosa di indecifrabile, ostile e lontano dalla nostra quotidianità eppure, sottolinea Giordano, è il sapere più “anti-elitario” che esista; rappresenta un valore universale, precisa Gianotti, perché la scienza non ha passaporto, partito politico, genere o etnia. La curiosità di conoscere l’origine dei fenomeni accomuna l’umanità, dato che le leggi di natura sono le stesse ad ogni latitudine. In linea ideale, non può essere un sapere divisivo perché ci si basa su dei fatti e non sulle opinioni. Bisogna però considerare, sottolinea lo scrittore, che gli scienziati sono pur sempre “umani”, e per questo può prevalere la vanità. Durante l’emergenza sanitaria c’è stato un atteggiamento di eccessivo scarico delle responsabilità sugli scienziati, e soprattutto nelle fasi iniziali della pandemia, i politici hanno deciso di non prendersi le proprie responsabilità. Dall’altro lato, prosegue l’autore di Nel contagio, la cattiva informazione e alcuni media hanno incentivato lo scontro verbale e la polarizzazione delle opinioni. Sul tema è intervenuta anche Gianotti, sottolineando in questo caso le responsabilità degli scienziati, i quali dovrebbero distinguere chiaramente le evidenze scientifiche e le opinioni personali. Vi sono però anche degli aspetti positivi: con la pandemia si è riconosciuta l’importanza degli scienziati (molti governi si sono avvalsi di comitati che li coinvolgevano) e si è visto l’aumento della multidisciplinarietà (molti scienziati, con formazioni diverse e campi di ricerca differenti, hanno lavorato assieme per un risultato comune). La scienza è conoscenza, e in quanto tale appartiene a tutti, dai più piccoli ai più anziani. Per questo, sottolinea Gianotti, è stato ideato Science Gateway, il nuovo centro espositivo del CERN dedicato alla divulgazione scientifica, progettato da Renzo Piano e che verrà inaugurato nel 2022. La sete di conosc(i)enza delle persone è tale che ci si aspetta un milione di visitatori annui.

I prossimi appuntamenti di “Arti liberali” si svolgeranno il 21 novembre, con David Quammen e Telmo Piovani, e il 6 dicembre, con Romeo Castellucci e Nicholas Ridout. Entrambi gli appuntamenti sono a ingresso libero e si terranno alle ore 18.00, sia in presenza (Sala Teatro, prenotazione obbligatoria) sia in diretta streaming su luganolac.ch.

Lucrezia Greppi

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