La spedizione archeologica di Stefano Campana getta le basi per la rinascita di Hatra

Modello 3D delle strutture dell’area sacra di Hatra, realizzate tramite drone con tecniche fotogrammetriche.

Un gruppo di ricerca internazionale guidato dal Professore ticinese Stefano Campana (Università di Siena) e dal Prof. Massimo Vidale (Università di Padova) e composto da archeologi e architetti che lavorano sotto l’egida dell’Associazione Internazionale per gli Studi del Mediterraneo e dell’Oriente (ISMEO – Roma), in collaborazione con lo State Board of Antiquities and Heritage (SBAH – Iraq) si è recato nel mese di febbraio in Iraq per recuperare un tesoro archeologico: l’arte e le architetture dell’antica città di Hatra (Iraq), vandalizzate dai jihadisti di Daesh. Il patrimonio è stato monitorato e messo in sicurezza. Il progetto è stato finanziato dalla fondazione Alleanza Internazionale per la Protezione del Patrimonio nelle Aree di Conflitti (ALIPH – Ginevra).

Hatra, situata nella provincia di Ninive, tra Baghdad e Mosul, rappresentava l’esempio meglio conservato di una città partica (I-III secolo d.C.) fino a quando non è stata occupata dai jihadisti di Daesh da metà 2014 ad aprile 2017. Durante quel periodo, l’area archeologica fu utilizzata per l’addestramento militare e i suoi manufatti furono presi di mira da militanti jihadisti. L’arte e le architetture monumentali di Hatra furono vandalizzate e gravemente danneggiate, e la sua distruzione trasmessa in tutto il mondo dalla macchina della propaganda dell’ISIS. Atti che sono stati dichiarati dall’UNESCO come crimini di guerra. Il sito è stato inserito nella lista del patrimonio mondiale nel 1985 e aggiunto alla lista del patrimonio mondiale in pericolo il 1° luglio 2015.

Il gruppo di lavoro italo iracheno.

Il team di ricerca, sostenuto da ALIPH, è la prima spedizione archeologica finalizzata a condurre una valutazione dei danni subiti dalla città di Hatra dalla sua liberazione da parte dell’esercito iracheno nell’aprile 2017. L’intero assetto urbano è stato documentato tramite droni rilevando complessivamente un’area di 700 ettari. I danni su tutta l’estensione dell’area urbana sono stati mappati sistematicamente in un sistema informativo territoriale (SIT) e i frammenti di statue e manufatti sono stati censiti e messi in sicurezza per consentirne il restauro.

La scoperta più spettacolare è stata probabilmente l’individuazione di frammenti appartenenti alle due grandi teste scolpite, la cui brutale distruzione è stata ampiamente diffusa sui social media dall’ISIS. I frammenti più grandi si incastrano quasi perfettamente, lasciando auspicare ottime prospettive per i restauri e la possibilità di ricollocare le sculture nelle loro posizioni originali.

Valéry Freland, direttore esecutivo di ALIPH ha espresso la propria emozione e soddisfazione per i risultati conseguiti: «Questo è un momento molto emozionante; rappresenta la prima tappa della rinascita di Hatra, un’antica città che simboleggia la profondità e la diversità della cultura irachena. ALIPH è stata fondata sulla scia di questa forma di devastazione culturale, con la missione di contribuire a ripristinare la speranza in luoghi devastati dal terrorismo».

Clicca qui per leggere la recensione della conferenza dal Prof. Stefano Campana in occasione del Festival Endorfine, sul tema della devastazione del patrimonio archeologico di Mosul (Iraq), perpetrata dall’ISIS.

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