La stagione espositiva 2021 del Museo Villa dei Cedri

Il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona (Piazza San Biagio 9) ha annunciato le mostre della stagione espositiva 2021:

  

Irma Blank. BLANK. (19 marzo 2021 – 1 agosto 2021)

Irma Blank, Eigenschriften, 1968. Pastello su carta, 50 x 70 cm. © Carlo Favero. Courtesy the artist and P420, Bologna.

La mostra è un’immersione nell’opera dell’artista tedesca Irma Blank, a cura di Johana Carrier e P.R. Neves in dialogo con Carole Heanslet. Enfatizzando le nozioni di “bianco” e di “vuoto”, il titolo evoca l’ambizione di Irma Blank di purificare la lingua attraverso la linea e di liberarla dal suo significato. Trasformando le lettere dell’alfabeto in segni primordiali, l’artista si pone alla ricerca di una forma di idioma universale, testando i limiti dell’espressione e della comunicazione senza parole; obiettivo perseguito anche con l’ausilio del suo corpo, gesti e respiro, utilizzati come veri e propri strumenti della sua pratica artistica. Declinata principalmente in disegni, acquarelli, inchiostri e dipinti, la sua ricerca si estende anche al mondo del libro, dell’editoria, della performance e dei suoni. In un’opera segnata dal silenzio e dalla disciplina, la scelta cromatica nell’esplorazione dei segni grafici è di singolare importanza. Il percorso espositivo si focalizza dunque sui diversi stati che emanano dai colori, tracciati secondo una riflessione concettuale e idiosincratica, tra l’artificio dell’inchiostro scritto e l’emulazione dipinta della natura. Per contrasto ed espansione, le cromie di Irma Blank vengono enfatizzate dal luogo della mostra riallacciandosi così all’architettura della Villa e al parco che la circonda.

 

Paesaggi a confronto. Arte, natura e società in Svizzera 1850-1920. (18 settembre 2021– 16 gennaio 2022)

Alexandre Calame, Lac des Quattre-Cantons près de Brunnen, 1857. Olio su tela, 90 x 120 cm. © Collection Pictet, Genève. Courtesy Collection Pictet, Genève.

La mostra mette in dialogo le opere realizzate dagli artisti elvetici nel periodo a cavallo tra la metà dell’Ottocento e i primi del Novecento, offrendo la possibilità di comprendere gli scambi culturali tra i pittori e di contemplare i loro paesaggi con rinnovata meraviglia e consapevolezza. Dalla seconda metà dell’800 fino alla Prima Guerra mondiale, la società in Svizzera cambia radicalmente con l’industrializzazione e l’urbanizzazione, lo sviluppo della mobilità e del turismo. Anche il paesaggio si trasforma: l’intensificazione dell’agricoltura, la nazionalizzazione e la protezione dei boschi ne modificano la struttura e l’aspetto. Il “bel paesaggio svizzero” non risponde quindi più all’ideale incontaminato del Settecento, ma la nostalgia di questa visione idilliaca si combina con il desiderio di realismo e di modernità. Di certo, nella produzione artistica, contano sempre i modelli più antichi, come le vedute olandesi del XVII secolo, o le tendenze che emergono dai grandi centri europei quali Parigi e Monaco. Tuttavia, mai come allora sono stati determinanti anche le amicizie e gli scambi culturali tra i pittori elvetici.  Con opere in particolare di Cuno Amiet, Edoardo Berta, Arnold Böcklin, Alexandre Calame, Gustave Castan, François Diday, Hans Emmenegger, Filippo Franzoni, Otto Fröhlicher, Jacques-Elie-Abraham Hermanjat, Ferdinand Hodler, Barthélémy Menn, Alexandre Perrier, Luigi Rossi, Giovanni Segantini, Johann Gottfried Steffan, Félix Vallotton, Robert Zünd e altri.

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