La Svizzera delle donne

Per la giornata delle donne, la Camera di commercio svizzera in Italia ha invitato quattro illustri ospiti: Simona Scarpaleggia, CEO di Edge e co fondatrice di Valore D, Monica Duca Widmer, presidente CdA Ruag, Manuela Kron, capo di Nestlé Italia e Amelia Parente, HR director di Roche Italia. Dopo i saluti dell’ambasciatrice di Svizzera in Italia, Rita Adam e della ministra italiana per le pari opportunità Elena Bonetti, sono intervenuti, sotto la regia di Ferruccio de Bortoli, Boas Erez, rettore dell’USI, Mario Pellizzari partner Egon Zehnder International, oltre alla segretaria della Camera, Alessandra Modenese Kauffmann.

Da poco la Svizzera ha festeggiato il 50° del suffragio universale, ha detto Rita Adam, ma ancora c’è molto da fare per la parità di salario nel lavoro (-18%). Pure oggi le donne sono il 42% del Consiglio Nazionale, anche più avanti dell’Italia dove il voto femminile è precedente. In Italia, ha commentato de Bortoli, lo scorso dicembre si sono persi 100 mila posti di lavoro in un mese e di questi 99 mila erano donne. Lo smart working ha allargato le differenze. Simona Scarpaleggia ha lamentato la carenza di manager donne e di CEO. Eppure la presenza femminile porta a comprendere meglio i bisogni dei clienti e soddisfare il mercato arricchendo pure la reputazione all’impresa. Ogni anno il 52% dei laureati sono donne: perché dunque tanto spreco? In Svizzera nei prossimi 10 anni 800.000 persone andranno in pensione, c’è in sintesi l’opportunità per ricambiare al meglio il tessuto sociale, perché le donne sono l’altra metà della Svizzera, ricordando tra l’altro che un quinto di loro lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio.

Monica Duca Widmer ha commentato che è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio. Dal 51% degli studenti e al 54% della laurea, la percentuale femminile scende al 44% nel dottorato e al 20-23% nella carriera accademica (stessa cosa anche all’USI, conferma Boas Erez). C’è un gap che dev’essere recuperato. Rimane il problema della carriera per il carico eccessivo tra lavoro e famiglia e la mancanza di sostegno perché gli asili nido in partenza erano previsti per i casi sociali. Manuela Kron ha detto che alla Nestlé si sono forzati i manager a prendere donne dove non erano presenti e poi si è passati ad almeno il 20% per arrivare al 30%. Solo in questa maniera si possono maturare i talenti nel percorso professionale. È questione di tempistica per maturare le società e d’altra parte il congedo parentale non c’è solo per le donne, ma pure per gli uomini. Amelia Parente ha ricordato come il pregiudizio sia nel tessuto della società; ricordiamo che nel 2007 il rettore di Harward fu sollevato perché sosteneva che il cervello delle donne non fosse portato per le materie scientifiche. Bisogna incoraggiare i manager a riempire le caselle vuote con le donne: non basta essere invitate ad una festa, bisogna invitarle a ballare e sono anche i reclutatori che hanno preclusioni. Si dimentica che nella sanità i due terzi degli addetti sono donne eppure quelle dirigenti sono appena il 16%. Bisogna lavorare con metodo sulle pipeline agendo a supporto della genitorialità, non della femminilità.

Corrado Bianchi Porro

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