L’arte del manifesto: Dudovich e la preziosa collezione di Salvatore Galati
Il maestro della grafica pubblicitaria novecentesca, Marcello Dudovich, è il grande protagonista della corposa retrospettiva al m.a.x. museo di Chiasso, ove sono esposte oltre trecento opere dell’artista, tra cui fotografie, schizzi, bozzetti acquarellati e manifesti pubblicitari. Sono esattamente queste le fasi del processo creativo del celebre pittore e cartellonista triestino: imprescindibile punto di partenza è lo scatto fotografico. Marcello Dudovich (1878-1962). Fotografia fra arte e passione riflette sul rapporto – ancora poco indagato – tra fotografia e cartellonistica, passioni che Dudovich coltivò sin da giovane e che perfezionò nel soggiorno milanese, quando lavorò come cromista presso le Officine Grafiche Ricordi (1897-1899) sotto la guida del concittadino Leopoldo Metlicovitz e del tedesco Adolf Hohenstein; due artisti già affermati da cui assimilò lo stile Liberty.
Nella mostra di Chiasso sono esposte duecento fotografie, provenienti da collezioni pubbliche e private, mentre oltre un migliaio sono visibili sui monitor nelle diverse sale. Un imponente parte di queste provengono dalla collezione del Dr. Salvatore Galati, che conserva l’intero archivio fotografico della famiglia, oltre a numerosi disegni, dipinti a olio e tempere dell’illustratore triestino. I due grandi filoni della raccolta si sintetizzano nell’attività pubblicitaria e di illustrazione dei più importanti artisti italiani dei primi cinquant’anni del secolo scorso. Un posto speciale lo occupano i lavori di Dudovich, che negli anni hanno contribuito al successo di numerose mostre, quali Marcello Dudovich. Oltre il Manifesto (Trieste 2002), La tavolozza di Marcello Dudovich. Dipinti e disegni della collezione Galati (Berlino 2006) e Rinascente. Stories of Innovation (Milano 2017), la grande mostra per i cento anni de La Rinascente. Per approfondire alcuni aspetti della mostra del m.a.x museo e l’interesse dell’Archivio Galati abbiamo posto alcune domande al collezionista.
Signor Galati, come è nata la passione per Marcello Dudovich?
La passione per Marcello Dudovich è nata 33 anni fa allorché trovandomi a Milano per completare i miei studi di Medicina, conobbi il sig. Arturo Bagatti che, casualmente, aveva il suo negozio di antiquariato vicino alla casa in cui risiedevo. Cominciò lo stesso sig. Bagatti ad insegnarmi il piacere nella fruizione dell’arte di Marcello Dudovich, e da allora il mio interesse per l’artista non è mai scemato. Come racconto spesso, con il mio primo stipendio da medico mi comperai un’opera di Dudovich dallo stesso Bagatti.
Qual è il criterio guida della sua ricca collezione?
Quando si comincia una collezione non esiste un criterio guida, poiché la spinta emozionale predomina. Naturalmente, con il passare degli anni e con l’acquisizione dei lavori dell’artista si tende a privilegiare il periodo del quale esistono meno opere sul mercato, e nel caso di Dudovich le più difficili da reperire sono quelle che risalgono al primo periodo (1899-1920). Tengo a precisare che non ho mai comperato opere a stampa: ho sempre ricercato disegni, opere a tempera o ad olio. Oggi ricerco anche dettagli biografici, come quaderni, appunti, lettere.
In che misura la sua raccolta ha contribuito alla realizzazione della mostra Marcello Dudovich (1878-1962). Fotografia fra arte e passione?
Direi che la mia collezione fotografica di Dudovich è stato il motore che ha ispirato la mostra al m.a.x. museo di Chiasso. Ricca di oltre 900 foto, ha il grande pregio di proporre immagini preziose ai fini dello studio dell’artista, della sua tecnica cartellonistica, ma anche della sua sensibilità rispetto a ciò che stimola l’immediatezza dello scatto; aspetto, questo, che nell’opera grafica non si può cogliere. Anzi, noi sappiamo che Dudovich spesso partiva da un disegnino per elaborarne poi altri, sempre più convincenti ai suoi occhi, prima di approdare al cartellone finito.
Nella mostra di Chiasso alcuni manifesti di Dudovich sono accostati a disegni preparatori e bozzetti, per sottolineare il processo creativo dell’artista. Questo aspetto già emergeva nella sua collezione? Aveva già provveduto a un riordino dei materiali in tal senso?
A proposito del processo creativo dell’artista mi sono sempre interrogato e appassionato. Purtroppo svolgendo la professione di medico non sono riuscito ad avere il tempo sufficiente per riordinare rigorosamente i materiali, che spesso non mancano di sorprendermi per correlazioni inaspettate…
Vi è un lavoro del cartellonista triestino a cui è particolarmente legato?
Sono molto legato al mio primo acquisto: è un bozzetto esposto alla mostra del Museo Revoltella nel 2002 e pubblicato nel catalogo Oltre il manifesto, ed esposto anche a Berlino nella mostra del 2006 che organizzai personalmente presso l’ambasciata italiana, e pubblicato nel catalogo La tavolozza di Marcello Dudovich. Si intitola Siesta in Suden ed è un bozzetto per la rivista “Simplicissimus” degli anni ‘30.
La mostra del m.a.x museo si concluderà il 16 febbraio 2020. Il suo archivio è già stato prenotato per una futura esposizione?
Dopo la mostra al m.a.x. museo è già prevista una riedizione della stessa, probabilmente arricchita, a Trieste, presso il Museo storico e il Parco del Castello di Miramare, nella primavera del 2020. Anche il Ministero dell’Aeronautica Militare italiana sta organizzando con il sottoscritto una mostra per il 2020 su Marcello Dudovich; si terrà a Roma, presso la sede del Palazzo dell’Aeronautica. Mi piacerebbe tuttavia pensare ad una sede definitiva per la mia collezione. Come tanti collezionisti il timore che le opere raccolte con tanti sacrifici e tanta ricerca possano tornare un giorno a essere “ri-disperse” è motivo di preoccupazione. Mi auguro che qualche istituzione pubblica mi aiuti a fornire una sede che permetta ai giovani e agli studiosi di fruire del corpus completo.
Lucrezia Greppi